Sabato 1̊ febbraio 2020, nella memoria liturgica di San Raimondo da Fitero è stata celebrata alle ore 18.00 presso l’Abazia Cistercense di Casamari dal Cappellano Padre Pierdomenico Volpe, O.Cist., la Santa Messa mensile del Gruppo di Casamari della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
San Raimondo da Fitero era abate cistercense e fondattore dell’Ordine Militare di Calatrava, uno dei quattro Ordini Militari del Regno di Spagna. Il Capo della Casa Reale di Borbone delle Due Sicilie, S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans è il Presidente del Consiglio degli Ordini Militari del Regno di Spagna, la seconda carica del Consiglio che vede come Gran Maestro il Re Filippo VI di Spagna.
Nella sua omelia Padre Pierdomenico ha illustrato la biografia di San Raimondo, di cui i biografi più antichi affermano che “era amato e caro a tutti, perché soccorreva i poveri con le elemosine e ai ricchi dava consigli; agli afflitti dava consolazione e a tutti dava esempio”, concludendo:“In poche righe è riassunto il programma di vita di un Cavaliere cattolico”.
Omelia di Padre Pierdomenico Volpe, O.Cist.
Ricordiamo in questa Celebrazione san Raimondo da Fitero un abate cistercense che fondo l’Ordine Militare di Calatrava che come Ordine religioso continua a vivere in due monasteri di monache mentre come Ordine militare fa parte dei quattro Ordini del Consiglio di tali Ordini di cui il nostro Gran Maestro, don Pedro ne è il Presidente e come il padre, don Carlos, appartiene all’Ordine di Alcantara anch’esso di regola cistercense. La prima lettura ci ripete: «Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso». Sono parole che stimolano ad essere tenaci nella speranza; spesso, però, diamo per scontato la fortezza nello sperare ma all’occasione si è mancanti in coraggio e fiducia elementi necessari per alimentare la speranza. Il Santo Abate che ricordiamo quest’oggi non mancò certo di coraggio sperando totalmente in Dio. Ispirato da Dio, come un nuovo Abramo, Raimondo lasciò la sua terra, la Spagna, per entrare nel monastero francese di Schala Dei appartenente all’Ordine Cistercense. Qui egli, alla Scuola del Servizio di Dio, con determinazione e coraggio visse quotidianamente la Ricerca di Dio e quando fu decisa la fondazione di un monastero nel regno di Navarra, sarà proprio Raimondo ad accompagnare l’abate designato per la nuova fondazione. Grazie all’intervento della Vergine i fondatori si stabilirono in un luogo donato dal re Alfonso. Le vocazioni affluirono ma, dopo pochi anni, morì anche l’abate. I monaci elessero come nuovo abate Raimondo il quale pensò bene di costruire un nuovo monastero a Fitero grazie all’aiuto del re Sancio e di suo figlio Alfonso. In questi avvenimenti Raimondo, proprio per la sua profonda umiltà accolse tutto come volontà di Dio anche la chiamata ad essere difensore della fede. Quei tempi erano infelici per la Spagna che vedeva la sua popolazione sottomessa al giogo dei Mori in quali, con una guerriglia continua cercavano di arginare la riconquista cristiana.
Fino a quel momento i Cavalieri Templari cercavano di aiutare l’esercito regio ad arginare le scorrerie musulmane ma quando si trattò di difendere la fortezza di Calatrava si tirarono indietro nonostante il re Sancio avesse promesso loro la fortezza e i possedimenti che da essa dipendevano. Ma la Provvidenza divina aveva riservato questo compito ad altri; il Signore, Dio degli eserciti, spesso usava e usa confondere i grandi per mezzo di deboli cose, di umili persone e la gloria di questa ardua impresa toccò all’umilissimo abate Raimondo che in quel tempo si trovava a Toledo con un suo monaco, fra Diego Velasquez che, prima di entrare in monastero, era stato un valente cavaliere. Fra Diego non si dava pace nel vedere la fede cattolica così tanto vilipesa e oltraggiata tanto che cercò di convincere il suo abate ad intraprendere la difesa di Calatrava. Raimondo, da principio, rifiutò la proposta affermando che era un monaco e non un soldato e come tale il suo compito era di pregare e non fare la guerra e chiese lumi al Signore sul da farsi. Appena si mise in preghiera comprese che il progetto di fra Diego era volontà di Dio quindi si recarono dal re Sancio dicendosi pronti a difendere Calatrava. Fra i cortigiani del re non mancò chi accusò i due monaci di mancare di prudenza, di essere temerari ma anche di essere sempliciotti che non si rendevano conto dell’impresa che volevano intraprendere. Al contrario, il re, conoscendo la vita santa di Raimondo, comprese che Dio stava dalla parte dell’abate cistercense e, nel 1158, donò ai difensori della fortezza, la cittadina di Calatrava, il suo territorio e le sue dipendenze. Un folta ritornati a Fitero, l’abate Raimondo e fra Diego senza perdere tempo riuscirono a coinvolgere nell’impresa tutti i monaci e partirono alla volta di Calatrava lasciando a Fitero i soli monaci che dovevano accudire agli infermi.
Si diede subito inizio alle costruzioni difensive tanto che in breve tempo la fortezza divenne una delle roccaforti più importanti della Spagna. Fu cosa sorprendente vedere un vecchio, abituato alla vita monastica e totalmente incapace nell’arte della guerra, trasformarsi in un valoroso capitano che riuscì a sconfiggere, più volte, i nemici della fede. Oramai le imprese di Raimondo e dei suoi confratelli erano sulla bocca di tutti, tanto che molti, desiderosi di impiegare le proprie forze e di versare il proprio sangue per la fede chiesero di unirsi al drappello dei difensori di Calatrava e di ricevere l‘abito religioso. Raimondo pregò e comprese che era volontà del Signore dare avvio ad una nuova milizia di monaci-soldati; stilò, quindi, delle norme che si adattassero alla vita monastica e alla vita religiosa cistercense. Fu un’ispirazione geniale che, in breve tempo dilatò la Vigna del Signore in tutta la Spagna con la fondazione di nuovi monasteri di Cavalieri di Calatrava.
Raimondo non solo respinse i mori, ma nei territori liberati cercò di ripopolarli fondando nuove cittadine e paesi in cui i cristiani poterono vivere in tranquillità.
Ormai per l’anziano abate Raimondo, spossato dalle grandi fatiche, si avvicinava il tempo di lasciare questo mondo. Quindi si ritirò a Ciruelos una cittadina non molto distante dalla città di Toledo dove morì nel 1163. Ogni santo è un esempio di vita cristiana per noi questo santo deve spronarci a vivere da autentici cavalieri e non come “panòplie ambulanti di trofei e decorazioni”. I biografi più antichi affermano che san Raimondo “era amato e caro a tutti, perché soccorreva i poveri con le elemosine e ai ricchi dava consigli; agli afflitti dava consolazione e a tutti dava esempio”. In poche righe è riassunto il programma di vita di un Cavaliere cattolico.