La Delegazione Tuscia e Sabina alle celebrazioni in onore di Santa Rosa a Viterbo

Tanta emozione per il ritorno dell’evento più importante dell’anno a Viterbo: le tre giorni di celebrazioni in onore di Santa Rosa, con...

Tanta emozione per il ritorno dell’evento più importante dell’anno a Viterbo: le tre giorni di celebrazioni in onore di Santa Rosa, con il Trasporto della Macchina, che i Viterbesi aspettavano da tre anni, dopo lo stop delle ultime due edizioni a causa della pandemia.

Le celebrazioni sono iniziati nel pomeriggio di venerdì 2 settembre 2022 con la solenne Processione con il cuore di Santa Rosa trasportato dai facchini, accompagnati dal Corteo Storico dei figuranti, che dopo tre anni di stop per la pandemia, sono tornati a sfilare per le vie della Città di Viterbo alla vigilia del trasporto della Macchina di Santa Rosa, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità.

Su invito ufficiale della Diocesi di Viterbo, i Cavalieri Costantiniani della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio hanno partecipato alle tradizionali celebrazioni a Viterbo in onore di Santa Rosa, Patrona della Città dei Papi, piccola, grande Santa francescana.

Venerdì 2 settembre alle ore 18.00, oltre trenta Cavalieri hanno partecipato alla Liturgia della Parola nella Cattedrale di San Lorenzo e alla solenne Processione con il Cuore di Santa Rosa. Dal Sagrato della Cattedrale (piazza San Lorenzo), fino al Santuario di Santa Rosa hanno sfilato rivestiti del mantello con la Croce di Costantino. Al termine del corteo religioso, il Vescovo di Viterbo, Mons. Lino Fumagalli ha espresso tutto il suo compiacimento per la nutrita presenza dei Cavalieri Costantiniani.

Domenica 4 settembre 2022, festa liturgica di Santa Rosa, alle ore 18.30 una Rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina ha partecipato ai Secondi Vespri e alla Santa Messa presso il Santuario di Santa Rosa, presentando anche un’offerta al Monastero per il culto in onore della Santa.

Venerdì 2 settembre 2022, alla vigilia del Trasporto della Macchina di Santa Rosa, oltre 300 figuranti in costumi d’epoca tipici delle cariche civili ed ecclesiastiche più importanti della vita del Comune hanno sfilato per le vie del centro storico, rievocando secoli di storia dal 1251, anno della morte di Santa Rosa, al 1800. Tutti in abiti d’epoca: rosine, boccioli di Santa Rosa, valletti, podestà, milizie, terziari francescani, nobili, assessori, parlamentari e carabinieri reali, sindaci, sottoprefetti e, ancora, notai, dignitari e corazzieri, cavalieri di Malta, delegati pontifici e maestri d’armi. Dopo due anni di stop a causa dalla pandemia è tornata anche la processione con il cuore di Santa Rosa portato a spalla dai facchini.

Una volta arrivato il Corteo Storico alla cattedrale, prima di far partire la solenne Processione, il Vescovo di Viterbo, Mons. Lino Fumagalli si è rivolto ai presenti: «Riprendiamo con gioia la nostra Processione con il Cuore di Santa Rosa, dopo due anni di fermo per la pandemia. Il cuore ci ricorda l’amore di Santa Rosa per la nostra Città e i suoi abitanti. Questa sera, Santa Rosa ci affida il testimone e dice a tutti noi: Amate Viterbo, prendetevi cura della Città con i suoi monumenti, segno della fede e insieme del forte senso di appartenenza di coloro che ci hanno preceduti. Curiamo la nostra Città, rendiamola sempre più bella, pulita, accogliente. È un impegno di tutti, non solo dell’Amministrazione. Prendiamoci cura soprattutto delle persone che compongono la nostra Comunità: anziani, disoccupati, poveri, i senza fissa dimora, giovani in attesa di lavoro, spesso scoraggiati e senza sogni per il futuro. Anche queste realtà devono coinvolgere tutti, non possiamo aspettarci solo la risposta dell’Amministrazione comunale. Occorre, quindi, un Patto di Amore per Viterbo che coinvolga tutti, che stimoli la collaborazione di tutti superando le divisioni e le rigide appartenenze e logiche di gruppi e di partiti. Insieme, uniti e concordi, possiamo iniziare un processo, lento ma sicuro, di rinnovamento e di responsabilizzazione e collaborazione che sia inclusiva di tutte le realtà presenti e che porti ad un nuovo cammino per il bene della nostra Città. Come disse Giovanni Paolo II ai Romani, così ripeto a voi: “Viterbesi, volemose bene e damose da fa”».

Sabato 3 settembre 2022 è stato il giorno della ripartenza del Trasporto della Macchina di Santa Rosa, una torre illuminata da fiaccole e luci elettriche di quasi 30 metri, realizzata in metalli leggeri e vetroresina e pesante 5 tonnellate. Le origini risalgono agli anni successivi al 1258. Per ricordare la traslazione del corpo di Santa Rosa -il 4 settembre 1258 per volere di Papa Alessandro IV, dalla chiesa di Santa Maria in Poggio alla chiesa esistente sul luogo dell’attuale Santuario di Santa Rosa – si volle ripetere la processione trasportando un’immagine o una statua della Santa illuminata su un baldacchino, che assunse nei secoli dimensioni sempre più colossali. L’ultimo modello, in auge dal 2015, si chiama Gloria ed è stato ideato da Raffaele Ascenzi.

Dopo pranzo, i Facchini – dal 1978 riuniti nel Sodalizio Facchini di Santa Rosa, vestiti nella tradizionale divisa bianca con fascia rossa alla vita (il bianco simboleggia la purezza di spirito della patrona, il rosso i cardinali che nel 1258 traslarono il suo corpo) – si sono recati in Comune dove hanno ricevuto i saluti delle autorità. Quindi hanno fatto la visita delle sette chiese del Centro Storico, infine si sono ritirato al convento dei Cappuccini dove il Capofacchino Sandro Rossi ha impartito le ultime indicazioni sul Trasporto.

Verso le ore 20, i Facchini, preceduti dalla banda musicale di Vejano che intona il loro inno, sono partiti dal santuario di Santa Rosa percorrono a ritroso il tragitto della Macchina. Acclamati dalla folla, ha raggiunto la chiesa di San Sisto, presso Porta Romana, accanto alla “mossa”, il punto dove si assembla la Macchina di Santa Rosa nei giorni precedenti). Qui il Vescovo ha impartito loro la benedizione in articulo mortis, che prepara i circa 100 Facchini ai sacrifici che dovranno affrontare per traslare a spalla, con la sola forza fisica e la fede l’immane peso della Macchina, in un percorso di un chilometro e duecento metri, lungo alcune vie del centro storico. I Facchini hanno preso posto sotto le travi alla base della Macchina, divisi in varie categorie, in funzione della posizione e dei compiti: ci sono i ciuffi, dal caratteristico nome del copricapo in cuoio che protegge la nuca agli uomini nelle nove file interne; poi le spallette e le stanghette, cioè i Facchini occupanti le file esterne. Una volta posizionati, agli ordini del Capofacchino – “Sotto col ciuffo e fermi!“, “Sollevate e fermi!” e “Santa Rosa, avanti!” – alle ore 21.00 è iniziato il difficile percorso. Dopo alcune soste e circa due ore, i Facchini sono stati chiamati al grande sforzo finale: una ripida via in salita che conduce al santuario di Santa Rosa. L’hanno effettuato quasi a passo di corsa, con l’aiuto di corde anteriori in aggiunta e di travi dette leve per spingere posteriormente.

A poche ore dal Trasporto, anche il Presidente del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa www.facchinidisantarosa.it, Massimo Mecarini ha espresso tutta l’emozione per il ritorno della festa: «Dove eravamo rimasti (cit. Enzo Tortora). Oggi è il giorno della riscossa per voi Leoni viterbesi, figli prediletti di Rosa e di Viterbo. Dopo due anni di dolorosa assenza, causati da questo Covid che ancora sferza i suoi colpi di coda, tornate a sfilare per le vie della Vetus Urbs, portando nel cuore e sulle spalle la nostra amata Patrona, tra ali di folla commossa e plaudente. Lo fate per Lei, per la nostra bella città, per tutti coloro che credono, sottoponendo le vostre forti membra ad uno sforzo considerevole in più. Fate tutto ciò anche per coloro che sono stati falcidiati e strappati via dalle loro famiglie da questo virus implacabile, per i popoli oppressi da ingiuste guerre, per tanti amici e fratelli che non sono più tra noi, Massimo Taratufolo, Roberto Baffino, Biscotto, Renzo Lucarini, Contaldo e, malauguratamente, tanti altri. Questa pandemia ci ha messo a terra, ma abbiamo avuto la forza di rialzarci e riprendere il cammino e oggi voi Facchini sarete il fulgido esempio di questa rinascita. Fate dunque volare Gloria con Rosina benedicente in testa, riportandola a casa dopo tre anni, con fede forza e volontà, tutti de ‘n sentimento, un solo passo un solo cuore, un solo battito, un solo uomo, agli ordini del nostro Capofacchino, che guiderà magistralmente il trasporto. Viterbo e una folla entusiasta vi attende e vi acclamerà lungo le strade del centro; voi restituirete tutto con il vostro cuore e il vostro sforzo. Siete l’orgoglio di una città Facchini di Santa Rosa, il mondo vi guarda, mostrate di cosa siete capaci. Evviva i Facchini, evviva Viterbo, evviva Santa Rosa».

Santa Rosa vigila da sempre dall’alto, questa è la convinzione dei Viterbesi, come peraltro ha fatto la mattina di venerdì 2 settembre 2022. Prima di sfilare insieme al Corteo Storico, il cuore di Santa Rosa ha fatto il suo primo viaggio sorvolando i cieli della Città di Viterbo a bordo di un elicottero NH-90 dell’Aviazione militare, per benedire dall’alto i Viterbesi.

Da Palazzo dei Priori hanno fatto sapere: «È stato un momento unico, un’innovazione che si aggiunge alla tradizione, un modo per raggiungere i fedeli, in particolare quelli che, per problemi di salute, si trovano in ospedale o nelle case di cura e non hanno la possibilità di assistere alla tradizionale sfilata di Santa Rosa».

La storia di Santa Rosa

Rosa nasce a Viterbo nell’anno 1233. Il contesto storico entro cui la giovane Santa opera vede l’Imperatore Federico II impegnato ad ottenere il controllo di Viterbo a discapito dello Stato della Chiesa. I suoi genitori, Caterina e Giovanni, hanno modeste origini ed educano la bambina nell’amore e nel rispetto di Dio, seguendo gli insegnamenti di San Francesco d’Assisi. La casa dove vive la giovane con i propri genitori è situata vicino al Monastero delle Clarisse dove Rosa cerca di entrare, ma provenendo da una famiglia povera, questo le viene negato. Decide allora di operare tra le vie di Viterbo come terziaria, conducendo una vita di penitenza e di carità verso i poveri ed i malati.

Rosa professa apertamente la pace girando per le vie della città di Viterbo, con il Crocifisso e con altri segni di pietà. Questo suo modo di predicare, in un tempo in cui imperversano aspre lotte fra opposte fazioni politiche, divide gli animi dei cittadini. Così l’Imperatore decide di bandirla con tutta la sua famiglia. Durante l’esilio, la fanciulla vive prima a Soriano nel Cimino e poi a Vitorchiano e rientra a Viterbo solo dopo la morte di Federico II nel 1250.

Rosa nasce con una rarissima e grave malformazione fisica, caratterizzata dalla assoluta mancanza dello sterno, sostituito dalla natura da un piastrone fibroso, malattia oggi denominata “agenesia totale dello sterno” che di solito porta il soggetto ad una morte precoce entro i primi tre anni di vita, in quanto lo scheletro non riesce a sostenere il corpo. La giovane Rosa, invece, muore nel 1251 all’età di 18 anni.

Rosa viene sepolta nella nuda terra del cimitero della sua parrocchia di Santa Maria in Poggio, detta oggi Crocetta. Da quel giorno sono stati molti e continui i miracoli ottenuti dai fedeli che si sono recati sulla sua tomba per pregare. Guarigioni da cecità, da cadute, da malattie gravi. Nel 1252, dopo circa 18 mesi dalla Sua morte, visto il notevole afflusso di gente sulla sua povera tomba ed il clamore sempre più crescente per i prodigi ed i miracoli ottenuti dai fedeli, le Autorità Cittadine ed il Clero chiedono al Papa Innocenzo IV di promuovere il processo di canonizzazione di Rosa. Il Pontefice acconsente ed ordina la riesumazione del corpo disponendone la preventiva e canonica ispezione, secondo gli usi del tempo. Il corpo della Santa appare miracolosamente incorrotto e perfino le rose con le quali era stata inghirlandata alla sua morte, apparvero ancora fresche e profumate. Viene allora deciso di darle più onorata sepoltura all’interno della chiesa di Santa Maria in Poggio, dove vi rimane per sei anni.

Nel 1254 il Papa Alessandro IV, non sentendosi più sicuro a Roma, teatro di tumulti tra le varie famiglie in lotta per il predominio sul territorio, nel 1257 decide di trasferire la Sede Papale a Viterbo. Dopo qualche tempo dalla sua venuta, sogna Rosa per ben tre volte. In queste apparizioni la giovane dice al Papa di far trasferire il proprio corpo nel vicino Monastero delle Clarisse, dove in vita aveva inutilmente chiesto di potere entrare. Il 4 settembre del 1258, dopo la terza apparizione, il Papa, resosi conto che la figura che sognava e che gli parlava era veramente Rosa e considerando l’evento straordinario, accompagnato dai cardinali in una solenne processione, trasferisce il corpo incorrotto di Rosa nella vicina Chiesa delle Clarisse, affidandone a loro la custodia ed il culto.

Il corpo della giovane viene chiuso in una preziosa urna con un’anta apribile in modo tale che i fedeli possano baciare la sua mano. Nel 1357 a causa di una candela caduta, scoppia un incendio all’interno della cappella dove è custodita la giovane. L’urna viene completamente consumata dalle fiamme, come pure le vesti di Rosa e tutti i documenti e gli ornamenti che sono lì conservati, ma il suo corpo rimane assolutamente indenne, solo annerito.

Dopo più di 750 anni dalla sua morte, recandosi nel Santuario dedicato alla santa, è possibile vederla, perché il suo corpo custodito dalle suore, è tutt’ora incorrotto. Sono ben conservati il cuore e lo scheletro con ossa tutte in connessione anatomica. I Viterbesi, fin dal lontano 1258, ogni anno onorano la loro Patrona con dei festeggiamenti che uniscono popolo e autorità in una unica voce e in un unico sentimento di fede.


Foto del Cav. Gennaro Vernillo (per le immagini dei Cavalieri Costantiniani) e del Corriere di Viterbo (per le immagini del Corteo Storico).

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