I Cavalieri della Tuscia e Sabina al Perdono di Assisi in Viterbo

In ossequio alla tradizione, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San...

In ossequio alla tradizione, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Delegato Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere di Gran Croce Jure Sanguinis con Placca d’Oro, il 2 agosto 2023 ha presenziato alla solenne Santa Messa che è stata celebrata per la solennità del Perdono di Assisi, alle ore 18.00 nella Basilica di San Francesco alla Rocca in Viterbo.

I Cavalieri Costantiniani hanno avuto il previlegio di prestare la scorta d’onore all’artistica statua di San Francesco, esposta nel presbiterio alla venerazione di fedeli.

La storia del Perdono d’Assisi

La piccola chiesa della Porziuncola è stata il punto di riferimento di tutta la vita di Francesco. Quando il Santo giunse qui agli inizi del 1200, la chiesetta dedicata alla Vergine Assunta era circondata da una selva di querce e giaceva in uno stato di quasi totale abbandono. Francesco la riparò con le sue mani.

Qui il 24 febbraio 1208 scese nel suo cuore la parola di Gesù: “Andate… annunciate che il Regno dei cieli è vicino; non procuratevi né oro né argento né bisaccia; gratuitamente avete ricevuto gratuitamente date”. Francesco ne fu folgorato e pieno di gioia disse il suo sì più grande a Dio: “Questo è ciò che voglio, questo è ciò che desidero fare con tutto il cuore!”. Subito abbandonò le ricche vesti, indossò una tonaca a forma di croce e iniziò ad annunciare ovunque il Vangelo.

Alla Porziuncola (ottenuta in dono dai monaci Benedettini del monte Subasio) stabilì la sua dimora. Qui accolse i primi compagni. Qui fondò l’Ordine dei Frati Minori. Da qui partirono i primi frati, inviati da Francesco, ad annunziare la pace. Qui, la notte della Domenica delle Palme del 1211, il Santo accolse Chiara di Assisi e la consacrò al Signore. Fu qui che il Santo tenne i primi Capitoli dei suoi Frati, riunioni generali cui partecipavano inizialmente tutti i suoi figli. Qui, in una notte del luglio 1216 riuscì ad ottenere da Cristo e dalla Vergine, che gli erano apparsi, la promessa straordinaria che quanti, lungo i secoli, si fossero recati a pregare nella Porziuncola, avrebbero ottenuto la completa remissione delle loro colpe: il Perdono di Assisi. Qui, infine, concluse la sua vita accogliendo la morte cantando. Era il 3 ottobre del 1226.

San Pio V vi fece innalzare la Basilica (1566-1672), su disegno di Galeazzo Alessi. La nuova facciata monumentale, su disegno di Cesare Bazzani, fu inaugurata nel 1930. L’interno è costituito da un’unica aula con piccola abside, con una pala d’altare (1393) opera del pittore Ilario da Viterbo. Il piccolo edificio misura solo 4 metri per 7 e conserva le strutture trecentesche.

L’affresco sulla facciata è del pittore nazareno Friedrich Overbeck (1830) e rappresenta Francesco che chiede a Gesù e a Maria la concessione dell’indulgenza plenaria. Sulla parete esterna dell’abside un affresco raffigurante la Crocifissione in cui sembra possa riconoscersi la mano del pittore Pietro Vannucci, detto il Perugino.

Come ogni anno, ad Assisi è celebrata la Solennità del Perdono di Assisi, in ricordo di quando San Francesco, ritiratosi nella Porziuncola, chiese al Signore di concedere il perdono a tutte le persone pentite e confessate che giungevano in quel luogo. La tradizione fa risalire il tutto alla notte del 1216. Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una fortissima luce e Francesco vide l’altare rivestito di luce e alla sua destra la Sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore.

Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: “Santissimo Padre, benché io sia misero peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati verranno a visitare questa chiesa, gli conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore – ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia questa indulgenza”.

Francesco si presentò subito dal Papa Onorio III, che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà – i cardinali ritenevano che questa concessione avrebbe arrecato danno a quella di Terra Santa e a quella degli apostoli Pietro e Paolo – dette la sua approvazione.

Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?” Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”, e felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo richiamò: “Come non vuoi nessun documento?” e Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli angeli i testimoni”.

Qualche giorno più tardi, insieme ai vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso”.


Come l’indulgenza è cambiata nel tempo

Nel tempo l’indulgenza ha mantenuto la sua identità, anche se è cambiato qualcosa nella sua durata. Ora è riservata a tutte le chiese francescane e parrocchiali, dal mezzogiorno del 1° agosto fino al giorno successivo, proprio in onore della chiesa della Porziuncola. A Santa Maria degli Angeli l’indulgenza plenaria può essere invece acquisita quotidianamente e Francesco la volle così, quindi nella forma più estesa, perché rimette ogni pena temporale se chi la chiede è realmente pentito e lontano dal male. I pellegrini, che un tempo provenivano per lo più dall’Abruzzo, “passano” sotto la porta della piccola chiesa, custodita nella Basilica, per ottenere la grazia, frutto di pace interiore con Dio e con se stessi.


Come si ottiene

Dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del 2 agosto, oppure, col permesso dell’Ordinario, nella domenica precedente o seguente (a decorrere dal mezzogiorno del sabato fino alla mezzanotte della domenica) si può lucrare una volta sola l’indulgenza plenaria.


Condizioni richieste

1. Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa cattedrale o parrocchiale o ad altra che ne abbia l’indulto e recita del Padre Nostro (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del Credo (con cui si rinnova la propria professione di fede).

2. Confessione Sacramentale per essere in Grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti).

3. Partecipazione alla Santa Messa e Comunione Eucaristica.

4. Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un Padre Nostro e un’Ave Maria o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.

5. Disposizione d’animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale.

Le condizioni di cui ai numeri 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.


Cosa è l’indulgenza

I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l’equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l’immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione. La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti.

Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell’indulgenza.

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