Lunedì 3 aprile 2023 alle ore 19.30, presso il complesso Monumentale di San Giuseppe dei Nudi in Napoli, si è svolto un evento concertistico in occasione della Settimana Santa: Stabat Mater di G.B. Pergolese a San Giuseppe dei Nudi, concerto per soli, coro misto, archi e basso continuo.
Il concerto è stato eseguito dall’Orchestra d’archi F. Veniero e dal Coro Polifonico Flegreo, diretti dal Maestro Nicola Capano. Soprano Valeria Attianese e Contralto Annamaria Napolitano. Introduzione di Francesca Morgante.
Presenti all’evento una rappresentanza di Cavalieri e Dame della Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Delegato Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e dei Marchesi di Trentenare, Cavaliere di Giustizia; dal Tesoriere Dott. Giancarlo de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena, Cavaliere di Giustizia; dai Consiglieri Avv. Ugo de Flaviis, Cavaliere di Merito, Presidente della Fondazione di San Giuseppe dei Nudi, organizzatore dell’evento e Avv. Alessandro Franchi, Cavaliere di Merito; e dall’Avv. Mino Capasso, Cavaliere di Merito, accompagnato dalla consorte Avv. Valeria Pessetti.
Tra le personalità presenti all’evento, il Delegato della Campania del Real Circolo Francesco II, il Nob. Cav. Alfredo Buoninconti, Barone di Santa Maria Jacobi, accompagnato dalla consorte Avv. Donatella Pessetti.
La composizione dello Stabat Mater
La composizione sacra dello Stabat Mater fu commissionata a Giovanni Battista Pergolesi probabilmente nel 1734, dalla Confraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, per officiare alla liturgia della Settimana Santa. Essa avrebbe dovuto sostituire la precedente versione di Alessandro Scarlatti (considerato antiquato), commissionata dalla medesima confraternita vent’anni prima.
La tradizione vuole che l’opera sia stata completata il giorno stesso della morte di Pergolesi (16 marzo 1736). Non si sa se questo aneddoto sia verosimile ma, da come si rileva nello studio dell’autografo, l’autore ebbe una grande fretta di scrivere, confermata da numerosi errori tipici di chi ha poco tempo davanti a sé e dalla scritta in calce “Finis Laus Deo”, quasi a mostrare il sollievo per aver avuto il tempo necessario per concludere l’opera.
Certo è, che il giovane musicista, che sarebbe morto di lì a breve per tisi, terminò la composizione del brano mentre si trovava a vivere i suoi ultimi giorni nel convento dei cappuccini di Pozzuoli, dove si era ritirato per lenire il dolore del male incurabile che lo affliggeva. Appare possibile che la stesura dello Stabat Mater fosse iniziata tempo addietro, non soltanto a Napoli, dove il musicista abitava ormai da tempo, ma anche in concomitanza di altri lavori importanti che segnano non solo la sua vita ma anche la storia della musica. Ad esempio, è ipotizzato che lo Stabat Mater venne iniziato nel 1734 al tempo della composizione dell’Adriano in Siria (e soprattutto degli intermezzi Livietta e Tracollo) e soltanto terminato a Pozzuoli nel 1736 durante gli ultimi mesi della sua vita, ed insieme all’altro capolavoro sacro del compositore, ovvero il Salve Regina.
Nella stesura Pergolesi si mantenne fedele in linea di principio con l’esperienza di Scarlatti: simile è la strumentazione per archi e basso continuo, inalterata la presenza nelle parti solistiche delle due sole voci di soprano e contralto. Entrambi i compositori suddividono la sequenza in una serie di duetti ed arie solistiche, così come era di prassi nel XVIII secolo: i numeri musicali infatti sono 12 per Pergolesi e ben 18 per Scarlatti. Ciò indica quanto la versione pergolesiana sia più breve e più concisa rispetto alla precedente: infatti, considerando l’intera sequenza composta da 20 stanze, il rapporto fra i diciotto numeri musicali di Scarlatti è quasi di un numero per stanza. Il lavoro di Pergolesi quindi è più compatto, ma al contempo non rinuncia alla struttura tradizionale così accentuata in quello precedente, nonostante le concezioni armoniche e melodiche risultino innovative ed al passo con le tendenze della musica di scuola napoletana ed europea. In effetti, può essere stata questa la ragione che spinse la confraternita a sostituire il lavoro di Scarlatti con una composizione “alla moda”.
Le innovazioni nel campo della musica sacra, sebbene incontrino maggior difficoltà ad attecchire rispetto a quelle di altri generi, trovano invece un’unitaria compostezza nello Stabat Mater di Pergolesi: ciò avviene da un punto di vista stilistico grazie all’approdo ad una prospettiva più squisitamente sentimentale (teoria degli affetti), incentrata sul pathos del testo sacro e, da un punto di vista tecnico-compositivo, grazie all’alleggerimento degli austeri toni presenti nella versione scarlattiana. Ciò non implica un completo abbandono delle forme tipiche della tradizione sacra – presente per esempio nei richiami arcaizzanti di alcuni passaggi del Fac, ut ardeat cor meum – ma esse si compendiano in un perfetto bilanciamento con i drammatici trilli del Cujus animam gementem o nell’interpretazione dei toni dell’anima con il Fac me vere tecum flere. Tali caratteristiche, fanno di questo lavoro uno dei più importanti esempi della musica italiana del ‘700.
I 12 movimenti dello Stabat Mater di Pergolesi
- Duetto Stabat Mater dolorosa
- Aria per soprano Cuius animam gementem
- Duetto O quam tristis et afflicta
- Aria per contralto Quae moerebat et dolebat
- Duetto Quis est homo, qui non fleret
- Aria per soprano Vidit suum dulcem natum
- Aria per contralto Eja, Mater, fons amoris
- Duetto Fac, ut ardeat cor meum
- Duetto Sancta Mater, istud agas
- Aria per contralto Fac, ut portem Christi mortem
- Duetto Inflammatus et accensus
- Duetto Quando corpus morietur
Lo Stabat Mater
Lo Stabat Mater è una melodia gregoriana strutturata in sequenza del XIII secolo tradizionalmente attribuita al beato Jacopone da Todi. Presente nel Missale Romanum del 1474, ne fu espunta nell’edizione del 1570 e poi reintrodotta solo nel 1727 da Papa Benedetto XIII. Tuttavia, anche durante il periodo in cui fu escluso dai libri liturgici, questo testo ebbe notevole circolazione. Alla recita dello Stabat mater è attribuita l’indulgenza di 100 giorni ogni volta.
Il testo latino
Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.
Cuius ánimam geméntem,
contristátam et doléntem
pertransívit gládius.
O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!
Quae moerébat et dolébat,
Pia Mater dum videbat
nati poenas íncliti.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
in tanto supplício?
Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
doléntem cum Filio?
Pro peccátis suae gentis
vidit Jesum in torméntis
et flagéllis sùbditum.
Vidit suum dulcem natum
moriéndo desolátum,
dum emísit spíritum.
Eia, mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.
Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.
Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.
Tui Nati vulneráti,
tam dignáti pro me pati,
poenas mecum dívide.
Fac me vere tecum flere,
Crucifíxo condolére
donec ego víxero.
Iuxta crucem tecum stare,
te libenter sociare]
in planctu desídero.
Virgo vírginum praeclára,
mihi iam non sis amára,
fac me tecum plángere.
Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac consòrtem
et plagas recólere.
Fac me plagis vulnerári,
cruce hac inebriári
et cruòre Fílii.
Inflammatus et accensus,
per te, Virgo, sim defénsus
in die iudícii.
Fac me cruce custodíri
morte Christi praemuníri,
confovéri grátia.
Quando corpus moriétur,
fac, ut ánimae donétur
paradísi glória.
Amen.
La traduzione liturgica italiana
Addolorata, in pianto
la Madre sta presso la Croce
da cui pende il Figlio.
Immersa in angoscia mortale
geme nell’intimo dei cuore
trafitto da spada.
Quanto grande è il dolore
della benedetta fra le donne,
Madre dell’Unigenito!
Piange la Madre pietosa
contemplando le piaghe
del divino suo Figlio.
Chi può trattenersi dal pianto
davanti alla Madre di Cristo
in tanto tormento?
Chi può non provare dolore
davanti alla Madre
che porta la morte del Figlio?
Per i peccati del popolo suo
ella vede Gesù nei tormenti
del duro supplizio.
Per noi ella vede morire
il dolce suo Figlio,
solo, nell’ultima ora.
O Madre, sorgente di amore,
fa’ ch’io viva il tuo martirio,
fa’ ch’io pianga le tue lacrime.
Fa’ che arda il mio cuore
nell’amare il Cristo-Dio,
per essergli gradito.
Ti prego, Madre santa:
siano impresse nel mio cuore
le piaghe del tuo Figlio.
Uniscimi al tuo dolore
per il Figlio tuo divino
che per me ha voluto patire.
Con te lascia ch’io pianga
il Cristo crocifisso
finché avrò vita.
Restarti sempre vicino
piangendo sotto la croce:
questo desidero.
O Vergine santa tra le vergini,
non respingere la mia preghiera,
e accogli il mio pianto di figlio.
Fammi portare la morte di Cristo,
partecipare ai suoi patimenti,
adorare le sue piaghe sante.
Ferisci il mio cuore con le sue ferite,
stringimi alla sua croce,
inèbriami del suo sangue.
Nel suo ritorno glorioso
rimani, o Madre, al mio fianco,
salvami dall’eterno abbandono.
O Cristo, nell’ora del mio passaggio
fa’ che, per mano a tua Madre,
io giunga alla mèta gloriosa.
Quando la morte dissolve il mio corpo
aprimi, Signore, le porte del cielo,
accoglimi nel tuo regno di gloria.
Amen.