La Delegazione della Tuscia e Sabina partecipa a Viterbo al Dies Natalis di Santa Rosa

Domenica 5 marzo 2023, su invito della Diocesi di Viterbo, una Rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare...

Domenica 5 marzo 2023, su invito della Diocesi di Viterbo, una Rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha partecipato nella chiesa della Trinità in Viterbo al Dies natalis di Santa Rosa.

Questa festa ricorda per la Chiesa il passaggio dalla terra al cielo della Patrona di Viterbo, avvenuto il 6 marzo del 1251, giorno della morte. Quest’anno, dopo lo stop imposto dalla pandemia, è tornata anche la tradizionale processione dalla Crocetta al santuario di Santa Rosa, ossia dalla chiesa in cui il corpo è stato inizialmente sepolto per poi essere spostato nell’urna che attualmente lo custodisce.

Al termine della solenne Celebrazione Eucaristica, i Cavalieri Costantiniani hanno presentato al Vescovo di Viterbo, Mons. Orazio Francesco Piazza, un donativo per le sue opere caritatevoli.

Le biografie di Santa Rosa da Viterbo fissano la data di nascita tra il 1233 ed il 1235, a Viterbo, città di cui è protettrice, dove morì nel 1252. “Il Butler – scrive Agostino Ceccaroni da Cesena nel suo Dizionario Ecclesiastico – pone la data della sua morte nel 1261 e segna la sua festa il 6 marzo; i Bollandisti riportano i suoi atti al 4 di settembre”. I Bollandisti, gli agiografi gesuiti estensori delle vite dei santi in tutte le loro sfaccettature, scrivono che Rosa, non avendo potuto far parte delle Clarisse, si fece Terziaria francescana e condusse una vita di mortificazioni e di stenti. Proveniva da una famiglia poverissima e si votò alla massima carità verso i meno abbienti e i malati. Come è attribuito a molti altri santi e sante – San Nicolò da Tolentino, Santa Elisabetta del Portogallo, Santa Elisabetta di Turingia e così via – anche per lei si parla del miracolo delle rose.

Era anche una donna battagliera e combatté contro la setta dei Catari per cui fu bandita, insieme ai suoi familiari, da Viterbo. Tornò alla sua città alla morte di Federico II nel 1250 che l’aveva esiliare con la fama, ancora in vita, della sua santità. La leggenda narra che a Vitorchiano rimanesse incolume tra le fiamme. A Soriano nel Cimino mentre si recava a portare cibo ai poveri fu fermata dai gendarmi che le chiesero cosa portasse in grembo. La santa aprì la veste e mostrò delle bellissime rose bianche dall’intenso profumo. Si era in pieno inverno; nel piccolo paesino a circa 500 mt di altitudine alle falde dei monti Cimini, era già caduta la neve: sembra che sul luogo del miracolo ogni anno, in pieno inverno, fiorisca un cespuglio di rose bianche, simbolo della sua castità, come bianchi sono tutti i fiori della Madre di Gesù.

Il corpo di Santa Rosa fu deposto in Santa Maria del Poggio, trasportato poi nel Santuario a lei dedicato dove è tuttora. Nel 1467 fu canonizzata da Papa Paolo II, il veneziano Barbo, e la sua festa fissata al 4 settembre.

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