A 5 anni dalla scomparsa di S.A.R. il Principe Don Carlos di Borbone delle Due Sicilie

Intervista esclusiva a S.E. il Duca Don Diego de Vargas Machuca, Presidente della Real Commissione per l’Italia e per San Marino del...

Intervista esclusiva a S.E. il Duca Don Diego de Vargas Machuca, Presidente della Real Commissione per l’Italia e per San Marino del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio a cura di Lorenza Iuliano [*] è pubblicata su ExPartibus.it il 5 ottobre 2020.

Il 5 ottobre 2015 moriva S.A.R. il Principe Don Carlos di Borbone delle Due Sicilie, Infante di Spagna, Duca di Calabria e Conte di Caserta, Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Insigne e Reale Ordine di San Gennaro, padre dell’attuale Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie S.A.R. il Principe Don Pedro, che gli è succeduto in tutti i titoli e negli obblighi dinastici.

A 5 anni esatti dalla sua morte, Expartibus.it ne ha tracciato un ritratto attraverso un’intervista esclusiva con S.E. il Duca Don Diego de Vargas Machuca, Marchese di Vatolla, già Guardia Nobile Pontificia con Papa Paolo VI e poi Gentiluomo di Sua Santità, Presidente della Real Commissione per l’Italia e per San Marino e componente della Real Deputazione dell’Ordine Costantiniano, nonché Balì Gran Croce di Giustizia con Collare, a cui nel 2005 l’Infante Don Carlos ha affidato il vertice dell’Ordine Costantiniano in Italia, incarico poi riconfermato nel 2015 dal suo stesso erede.

Un quadro emotivo, empatico ed intenso di Don Carlos e di Don Pedro in particolare, ma dei consanguinei in generale, quello che traspare dal racconto di Sua Eccellenza, aristocratico di famiglia ispano-napoletana, con alle spalle una carriera imprenditoriale di successo, comunicatore carismatico, colto e divertente, che ascolteresti per ore, senza mai annoiarti, che, anzi, stuzzica nuove curiosità. E difatti, traghettandoci tra Storia, Arte e Cultura in Palazzi Reali, Ambasciate e Consolati, in una lunghissima telefonata, ci racconta del più antico ordine cavalleresco esistente, istituito, come tradizione vuole, dallo stesso Costantino, a cui il 28 ottobre del 312, durante la vittoriosa battaglia contro Massenzio a Ponte Milvio, alle porte di Roma, apparve la Croce luminosa con la leggenda “In Hoc Signo Vinces”.

Eccellenza, come ha conosciuto Don Carlos e quale ricordo ne ha, data la relazione privilegiata che la legava a lui e che ora si è rinsaldata con Don Pedro e con il resto della famiglia?

Sono entrato nell’Ordine intorno al 1963, all’epoca vivevo e lavoravo a Londra e andavo in Vaticano a fare servizio come Guardia Nobile e un caro amico, trovandomi adatto al percorso, mi invitò a farne parte; non si chiede infatti di essere ammessi, ma si viene scelti dopo attenta osservazione. Nel frattempo, passati degli anni, mi trasferii a Milano e quando Don Carlos giunse a Roma per un pontificale, in quanto Cavaliere, presenziai alla cerimonia. Lo conobbi in quell’occasione, una persona gentilissima, fantastica, accattivante, un Signore nell’animo e nei modi, prima ancora che nei titoli nobiliari. Mi rivolsi a lui chiamandolo Señor, che in Spagna equivale a Sire, e, dato che voleva coinvolgermi attivamente nell’Ordine, mi misi a sua completa disposizione e fui nominato Responsabile del Nord Italia. Quando lo rincontrai qualche tempo dopo a Madrid, l’Infante, che nel frattempo aveva seguito a distanza il mio impegno, mi propose la Presidenza, in quanto il mio predecessore, per anzianità, stava lasciando l’incarico. Onoratissimo, non mi sentivo adeguato, considerato che avevo sempre fatto il manager, ma come avrei mai potuto rifiutare? Venendo da un mondo industriale pensai di applicare la mia logica di business all’Ordine, iniziando proprio da Milano: comandare indicativamente e non imperativamente, in un clima piacevole e rilassato. Dal mio punto di vista, per attirare la gente bisogna offrire qualcosa di unico; oltre ad organizzare eventi culturali, creare un senso di appartenenza ad una comunità po’ speciale e lui, concordando, sottolineò che puntava alla qualità e non alla quantità dei Cavalieri. Ora abbiamo tredici delegazioni in Italia, compresa quella di Roma e Città del Vaticano, più quella di San Marino, tutte strutturate, composte da Delegato, Segretario generale, Tesoriere, Responsabile della Comunicazione e Consigliere, Addetto al Cerimoniale, Consiglieri di Delegazione, Cappellani, collaboratori capaci, quindi una struttura organica. Quando andavo a Madrid per incontrare l’Infante, lui, sorridendomi affabilmente, mi chiedeva come potesse darmi una mano, mentre mi affidava incarichi sempre nuovi e stimolanti. Durante gli eventi ufficiali, poi, molto carinamente, mi collocava in posti strategici, al tavolo di Ministri, persone influenti, alti diplomatici. Alle sue esequie, una cerimonia molto sentita gestita dalla Casa Reale, funerali di Stato sia per rango che per desiderio esplicito del Re Filippo VI, su invito con tanto di posto assegnato, c’erano, ovviamente, i due Re e le due Regine, esponenti della maggior parte delle case reali cristiane, in carica e non, essendo l’Infante cugino di primo grado dell’ex Re Juan Carlos I. Le sue spoglie, considerato il suo rango, avrebbero riposato al Monastero dell’Escorial nel Pantheon degli Infanti di Spagna. Era prevista una fila per salutare l’Augusta vedova, la Principessa Anna di Francia, Don Pedro e il resto della famiglia; da protocollo, il primo a fare le condoglianze era il monarca in carica con la consorte; quando toccò a me, il nuovo Señor mi avvisò che aveva necessità di parlarmi durante il rinfresco che avrebbe avuto luogo dopo. E, difatti, al momento opportuno, mi riferì che per espressa volontà del padre io dovessi avere il Collare Costantiniano e che il suo personale dovesse essere donato a me. Un onore grandissimo, rimasi senza parole. Don Pedro, quasi scusandosene, aggiunse, che la consegna era rimandata di una quindicina di giorni, il tempo necessario al restauro della scatola di velluto che lo conteneva. In quel momento realizzai quanto l’Infante tenesse a me e mi stimasse e che i suoi apprezzamenti erano sinceri e non dettati da squisita cortesia. È una famiglia a cui fa piacere accostarsi, persone energiche e risolute, ma di cuore, dolci e premurose, capaci di instaurare rapporti sinceri e profondi, credo sia nel loro DNA. Hanno il dono di trasmettere serenità, lasciando un imprinting di positività. La stessa Principessa Donna Anna d’Orléans è sempre stata affettuosissima e ogni volta che siamo insieme mi chiede notizie di una delle mie figlie, apprezzando il fatto che sia lei che le mie nipoti abbiano assorbito la cultura francese anche frequentando scuole d’Oltralpe. Il medesimo effetto lo suscita Don Pedro. Ad esempio, nel 2019, quando assistemmo al miracolo del Santo Patrono nel Duomo di Napoli, fece un’impressione così buona che alcuni componenti della Deputazione di San Gennaro commentarono: “Un Signore così non lo vedevamo da tanti anni!” Anche lui, se incontra qualcuno, trova sempre il modo per fare un commento piacevole.

L’impegno come Gran Maestro, oltre ad implicare un forte senso del dovere e una profonda consapevolezza delle proprie responsabilità, qualità ascrivibili a Don Carlos e Don Pedro, comporta una serie di obblighi morali, a sfondo cattolico cristiano, di natura assistenziale e sociale, ed è volto alla promozione e valorizzazione storico – culturale di musei e archivi documentali. Quali grandi obiettivi in questo senso è riuscito a portare a termine il compianto Infante e quale eredità morale ci lascia?

Gli obiettivi sono diversi ed ascrivibili ai principi stessi dell’Ordine. Partiamo da un concetto di Cultura, che dovrebbe essere aspetto focale della quotidianità dell’individuo, ma che oggi è sempre più una chimera. Erroneamente si crede che l’Ordine sia napoletano, in realtà nasce nel Medioevo, anche se la leggenda narra sotto Costantino, per poi diffondersi ovunque nel mondo con Brevi e Bolle Papali, dato che è sì familiare, ma con un’indispensabile connotazione religiosa. Il Magistero Costantiniano passa ai Farnese e, morto l’ultimo Duca di Parma, la sua suprema dignità viene trasmessa, per eredità, a Carlo di Borbone, figlio della nipote Elisabetta Farnese, seconda moglie di Filippo V, Re di Spagna, nominato dal Santo Padre Primogenito Farnesiano. Quando Carlo sale al trono di Spagna, mantiene l’Ordine oltre due anni; difatti, all’epoca, vengono creati più Cavalieri spagnoli che napoletani, dopodiché lo concede al figlio Ferdinando, Re di Napoli e di Sicilia. La Sacra Milizia, per Primogenitura Farnesiana, arriva oggi a S.A.R. Don Pedro. Ora l’Ordine è internazionale, ci sono Real Commissioni in Francia, in America del Nord, in Sud America, in Lussemburgo, Austria, Germania, ecc., che ne seguono in modo intelligente la missione. Proprio perché studiare è basilare, finanziamo borse di studio per seminaristi; i futuri sacerdoti, infatti, devono essere preparati per poter guidare i fedeli. Purtroppo, l’ignoranza dilaga ovunque, per questo cerchiamo di aiutare e fare cultura di un certo tipo, con convegni, conferenze, presentazioni di libri in cui la multiculturalità e il confronto multilivello possano aprire nuovi spunti verso il dialogo e la crescita reciproci. Ci occupiamo, poi, di beneficenza pensata, impegnandoci seriamente per trasformare situazioni negative in opportunità. Siamo riusciti a recuperare dodicimila pezzi di vestiario contraffatti che erano stati sequestrati e sarebbero stati destinati al macero. Con l’aiuto di chi possiede dei tir, li abbiamo spostati in tre capannoni tra nord, centro e sud Italia, prendendoci responsabilità in prima persona, tracciando tutta la merce in maniera trasparente. I nostri Cavalieri hanno fatto la loro parte per rimetterli in sesto, per poi poterli donare ai veri bisognosi, quelli che ci segnalavano i prelati di nostra fiducia. Persone in difficoltà come disagiati, a maggior ragione a causa della crisi economica che si è creata per il Covid-19, carcerati senza soldi, suore anziane che, data l’età non erano più in grado di svolgere attività di rammendo e cucito, grazie a cui si sostenevano. La distribuzione degli indumenti a Napoli è avvenuta in collaborazione con la Fondazione di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi, con cui abbiamo consegnato anche dei buoni da spendere al supermercato a chi, lavorando a giornata, a causa del confinamento, non potendo uscire di casa non aveva nemmeno i soldi per comprare del pane. Come Ordine non dobbiamo essere i primi, ma fare le cose insieme ad altri Enti che abbiano il nostro stesso approccio, per aiutare davvero la comunità. In Veneto abbiamo recuperato un enorme numero di occhiali da vista dismessi e, grazie ad oculisti, oftalmologi ed ottici nostri Cavalieri, li abbiamo aggiustati, catalogati e donati, dopo apposita visita, a chi aveva problemi di vista e non poteva acquistare un paio di lenti. Io mi limito a fare solo da direttore d’orchestra e da controllore, il mio compito è capire dove siano i talenti e valorizzarli, ma il merito della realizzazione delle iniziative è tutto dei confratelli Cavalieri e delle Dame. Operazioni che costano tempo, ingegno e volontà, dimostrazione concreta che se si vuole fare qualcosa di utile per la società ci si inventa di tutto. La cura, l’amore e il rispetto per l’ambiente e per gli animali erano altre tematiche che stavano molto a cuore a Don Carlos. Laureatosi in giurisprudenza ed inseritosi con operosità nel mondo della finanza, ha saputo trasmettere a Don Pedro, ingegnere agronomo e sviluppatore di mangimi specifici per specie di selvaggina, quella stessa attenzione e premura verso tali questioni ed indirizzarlo verso una serie concreta di iniziative. Riappropriarsi del giusto modo di comunicare, socializzare, ritrovare il gusto di stare insieme, visto che le tecnologie, per quanto indispensabili, ci stanno snaturando; anche questo fa parte dell’eredità che ci ha lasciato Don Carlos. E grazie a lui sono state riaffermate, con chiarezza, la natura equestre-religiosa dell’Ordine e le sue finalità: la Glorificazione della Croce, la Propaganda della Fede e la difesa della Santa Romana Chiesa, a cui esso è fortemente legato.

In una società in crisi e senza punti di riferimento, come quella odierna, dove e come si trovano la forza e la speranza per restare testimoni credibili di valori di continuità storica?

Sfruttare i talenti e le competenze è sempre stato l’obiettivo della nostra Organizzazione, ognuno deve farlo secondo le sue possibilità. Il nostro scopo, come Ordine, è accogliere persone degne, che siano in grado di recepire e potenziare i nostri valori e creare amicizia sincera. Ci riuniamo una volta al mese, ascoltiamo la Messa e scegliamo una tematica che possa essere interessante per tutti, magari facendo intervenire un relatore d’eccezione, che si tratti di scienza, storia, letteratura, economia, commentare le Encicliche Papali, Cultura in senso lato, stimolare la discussione per migliorarci in nome di Dio. L’anzianità di appartenenza all’Ordine, ci tengo a sottolinearlo, non implica automaticamente l’acquisizione di incarichi o riconoscimenti, bisogna meritarsi ogni passaggio. Il nostro mondo cristiano sta sparendo, in tanti seguono la Messa in televisione anche se sono sanissimi senza invece recarsi in chiesa, che è il solo luogo deputato all’unione dei fedeli. Nell’ascoltare la parola del Signore, molti non sanno più quale sia il senso della specifica disposizione delle letture, ignorando il rituale, il perché in alcuni momenti occorra alzarsi, sedersi o inginocchiarsi, facendo ormai tutto meccanicamente, senza avere consapevolezza di gesti, parole, intenzioni. Se non ne prendiamo coscienza, allora finiamo con il recitare un copione, senza crescere. Facciamo anche dei pellegrinaggi, in Italia e all’estero, uno dei più belli è stato a Santiago de Compostela. Lontano dai telefonini, dalla televisione e dalle distrazioni quotidiane, ci si riappropria di se stessi, ci si lava di tutti i problemi e ci si sgombra la mente; camminare sempre allo stesso passo libera degli orpelli di cui la società ci ha subissato e ci purifica. Alla fine i valori vincono, perché sono insiti, anche se a volte rimangono assopiti dal turbinio e dal correre frenetico di tutti i giorni, ma sono dentro di noi, occorre solo trovare la forza e la determinazione per portarli alla luce e farli brillare.

Qual era il rapporto di S.A.R. con i territori dell’ex il Regno delle Due Sicilie in generale e con la città partenopea in particolare, considerando che, come da più parti sottolineato, senza il Risorgimento e quindi l’Unità d’Italia, sarebbe stato, dal 1994 al giorno della sua morte, monarca regnante a Napoli?

Come sappiamo, l’Italia è stata unificata, il sistema è stato cambiato, l’economia del sud si è sgretolata, tanto che si è creata la “questione meridionale”, sono state chiuse le scuole per crescere generazioni di ignoranti, e, inevitabilmente, si sono avuti ampi fenomeni di emigrazione. Come sempre, la storia è scritta dai vincitori, ma è inutile continuare a recriminare e lamentarsi, bisogna rimboccarsi le maniche. Don Carlos non ha mai rivendicato un trono e un regno inesistenti; ciò che ha sempre asserito, così come Don Pedro oggi, cosa che anche io condivido, è di essere il Capo della Famiglia Borbone, dato incontestabile per fatto di sangue. Anche il Re di Spagna, la nobiltà tutta, il Ministero di Grazia e Giustizia lo hanno riconosciuto ufficialmente come tale. In quanto Primogenito Farnesiano, dunque esponente in linea diretta di discendenza dei Borbone – Due Sicilie ereditaria dei titoli nobiliari e degli ordini cavallereschi appartenuti alla dinastia Farnese, dopo suo nonno Don Alfonso e suo padre Don Carlos, Don Pedro è il Gran Maestro del nostro Ordine e Gran Maestro dell’Insigne Real Ordine di San Gennaro. A lui succederà, si spera il più tardi possibile, il figlio Don Jaime. Don Carlos, tra l’altro, non è venuto a Napoli per molto tempo in forma ufficiale proprio perché non ha mai sentito la necessità di dover ribadire quello che, per Grazia di Dio e Diritto Ereditario, è sempre stato suo, per evitare situazioni spiacevoli o inutili polemiche che si protraevano in seguito alla contesa generatasi con l’Atto di Cannes. Al contrario, in forma privata, ha visitato Napoli, Palermo, Noto e molte città del sud. Quando poi si è avvertita la necessità di prendere posizione sulla controversia, ha sempre agito in modo che ogni prerogativa dinastica venisse riconosciuta solo al ramo alfonsino o ispano-napoletano e non a quello ranierista o franco-napoletano. In questo è stato supportato dai più grandi giuristi e dai numerosi tribunali d’Europa e, soprattutto, dalla maggioranza delle Real Case, regnanti e non. Si è arrivati ad una temporanea riconciliazione con la firma, nel 2014, tra Don Pedro e Charles di Borbone, che ha portato ad una nuova rottura nel 2016, quando il discendente del ramo francese, avendo due figlie femmine, ha modificato le regole di successione che privilegiano la linea maschile, abolendo il criterio legato alla Legge Salica, richiamandosi al Trattato di Lisbona che proibisce discriminazione tra uomini e donne, decisione, ovviamente contestata dall’Infante, perché illegittima rispetto al codice legislativo dell’ex Regno delle Due Sicilie e alle leggi e tradizioni di famiglia. Soprattutto, non ha valore legale, considerato che non è ratificabile da un Parlamento di un regno che non esiste più.

Da aristocratico ispanico-napoletano, lei è di certo la persona più indicata per comprendere ed uniformare idealmente realtà tanto diverse eppure così affini, che si concentrano nell’affascinante triade Regno delle Due Sicilie – Napoli – Spagna. Quale fil rouge li unisce ancora?

Il rapporto tra i Cavalieri, la Spagna, la Sicilia e Napoli è fortissimo. Prima dell’epidemia, quando possibile, organizzavamo cene e serate all’Ambasciata d’Italia a Madrid con esponenti importanti del mondo diplomatico, nobile e culturale spagnolo. L’Ambasciatore in carica, alcuni anni fa, si mise a disposizione per farci da tramite con il Ministro degli Esteri, in quanto non vi era l’autorizzazione all’uso della decorazione Costantiniana conferita dall’Infante Don Carlos. C’è molto amore per l’Italia, Don Pedro viene spesso qui. Quando era Duca di Noto, siamo stati lì in visita ufficiale e, dopo un pontificale, abbiamo visto il famoso Arco ferdinandeo. È stata poi scoperta una lapide a ricordo dell’evento. Nei suoi viaggi lo accompagna spesso Don Jaime, che ha lo stesso attaccamento del padre e del nonno all’Italia e che, tra l’altro, si sposerà nel settembre 2021 proprio a Palermo. Ha escluso Roma, nonostante ci sia Palazzo Farnese, perché non avrebbe avuto lo stesso impatto emotivo, ha pensato a Caprarola, nel viterbese, dove c’è Villa Farnese, ma sarebbe stato un po’ difficile da gestire anche da un punto di vista logistico, dato che gran parte degli invitati, come minimo 400 di cui molti nobili, verrà dall’estero e c’è necessità di un aeroporto nelle immediate vicinanze e di vari autobus su cui trasportare gli ospiti. Quindi, ha scelto la splendida Palermo, una delle due capitali del Regno delle Due Sicilie. Sono stati concessi la Cattedrale, per la cerimonia liturgica, e Palazzo Reale, per i festeggiamenti. Con la fidanzata, la nobile scozzese Lady Charlotte Diana Lindesay-Bethune, è stato ricevuto a luglio dall’On. Gianfranco Miccichè, Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana. Sto dando loro una serie di suggerimenti pratici, come affidarsi ad un buon wedding planner per iniziare i preparativi, compreso catering e prenotazione alberghi, dato che, presumibilmente, i matrimoni rinviati a causa del Coronavirus slitteranno al prossimo anno. Tra l’altro, l’isola tutta, cosa che accade del resto anche a Napoli, ha un grande senso di ospitalità ed è difficile contraccambiare allo stesso livello. La mia famiglia è di origine spagnola e, durante il vicereame, un mio antenato fu inviato a Napoli, dove restò innamoratosi del sole e del cuore delle persone. Una delle più rilevanti architetture del periodo è la pontificia reale basilica minore di San Giacomo degli Spagnoli in cui c’è una cappella della mia famiglia che ho restaurato a mie spese, dove sono sepolti una parte dei miei antenati, tra cui mio nonno. Dato che vi è all’interno una cappella a nome di Carlo di Borbone, ho suggerito a Don Pedro di finanziare una parte dei lavori e, successivamente, è stato siglato un accordo secondo cui la Cappella della Mater Dolorosa sia destinata all’uso del nostro Ordine e del Real Cuerpo de la Nobleza di Madrid, di cui, peraltro, Don Pedro è il protettore, e il Re Filippo VI il Gran Maestro. Don Pedro ha anche sovvenzionato il restauro storico – artistico e di conservazione architettonico della Real Cappella dei Borbone a Santa Chiara, dove sono sepolti i reali di Napoli e la Beata Maria Cristina, Regina delle Due Sicilie, che abbiamo inaugurato il 9 marzo 2020, proprio prima che entrasse in vigore il DPCM del Presidente del Consiglio sul Coronavirus. Don Carlos, Don Pedro e ora anche Don Jaime si sono dati da fare molto sul loro antico regno, senza tanti proclami. Il 26 aprile 2019 una “missione speciale”, in occasione della “Giornata del Sorriso” in ambito di clownterapia, ha portato Don Pedro e Don Jaime all’Ospedale Santobono di Napoli, al cui Dipartimento di Oncoematologia Pediatrica hanno donato un’apparecchiatura all’avanguardia, un caschetto con visore ottico che emette una luce assorbita dall’emoglobina venosa, convertendola in un’immagine dei vasi sanguigni, che permette di individuare più facilmente l’apparato venoso dei bimbi per iniziare le cure. Questo significa dare un aiuto concreto e pensato agli altri, diverso sarebbe stato donare del denaro e basta. Noi vogliamo essere così: cultura, religione in sobrietà, che siano cerimonie liturgiche o ritiri spirituali, conferenze storico – artistico – culturali su reperti religiosi, ma ogni tanto bisogna che si parli delle nostre attività, perché la gente se ne accorga.

Dal 18 novembre 2019, con Decreto di S.A.R. Don Pedro, la Chiesa di San Giuseppe dei Nudi di Napoli, pertinente alla Fondazione Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi, è stata eretta Cappella Magistrale del vostro Ordine, con il privilegio di considerare l’Arciconfraternita sede partenopea dello stesso; in pratica, si è sancito il naturale continuum del sodalizio in essere dal 30 giugno 1740 tra la Casa Borbonica e l’Ente, con l’avallo regio a firma di Carlo di Borbone, ennesima riconferma di condivisione d’intenti in nome di quella cooperazione ascritta in entrambi gli Statuti, volta al miglioramento dell’umanità. Quali i progetti futuri?

A Napoli occorreva trovare una sede prestigiosa che ci ospitasse, che fosse all’altezza di quelle delle altre città, con una chiesa per le funzioni religiose e una sala per le riunioni. Di certo incontrarsi in un posto bello e sacro predispone l’animo alla riflessione e alla condivisione. Mi fu presentato l’Avv. Ugo de Flaviis, un uomo di una simpatia rara, senz’alcuna prosopopea. Ci siamo intesi subito. Visto che è il Presidente della Fondazione Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi, dopo averne parlato con Don Pedro, gli ho proposto di collaborare con noi e far diventare la chiesa Cappella Magistrale e la Fondazione la nostra sede partenopea. Ha accettato ben felice. Il Gran Maestro è giunto a Napoli il 28 aprile 2019 e, dopo una Santa Messa nella chiesa, alla presenza dei dignitari dell’Arciconfraternita, siamo diventati entrambi confratelli, mentre l’Avv. de Flaviis nostro Cavaliere. San Giuseppe dei Nudi a Don Pedro è piaciuta moltissimo, si regge su principi simili ai nostri ed ha un complesso monumentale di grande pregio, con opere preziose. Abbiamo così siglato l’accordo, Don Pedro come Gran Maestro, io come Presidente della Real Commissione per l’Italia, de Flaviis come Presidente della Fondazione. Tra l’altro, è stato lo stesso de Flaviis a rivelarmi che due dei miei antenati sono stati Sopraintendenti dell’ente che dirige, io non lo sapevo, è stata una piacevole scoperta, il passato che ritorna, insomma. In città ho molti amici e dei lontani parenti, dato che mio nonno, mio padre e io stesso siamo figli unici. Nonno Agostino, morti giovanissimi i genitori, fu allevato dal prozio, Principe di Ischitella, poi, per lavoro, si è trasferito a Roma, sposando una nobile spagnola residente in Argentina. Io ho vissuto nella città capitolina fino al militare, ho frequentato in Inghilterra la London School of Economics, quindi mi sono spostato per lavoro in America, per stabilirmi, infine, a Milano. Indubbiamente l’epidemia da Covid-19 ha bloccato una serie di progetti che avevamo in essere, anche con la Fondazione di de Flaviis, tra cui convegni, incontri ed eventi solidali, alcuni dei quali ancora non sappiamo se e quando potranno essere realizzati. Don Pedro, da programma, dovrebbe venire ad aprile per il pontificale, ma è tutto sub iudice dall’andamento e dalle restrizioni del Coronavirus. Probabilmente dovremo modificare le date ad un periodo più sereno e sicuro. Dobbiamo continuare con le nostre piccole, ma interessanti iniziative. Abbiamo tante altre idee, una a cui tengo moltissimo è di difficile attuazione, preferisco parlarne quando sarà concretizzata. Oggi che ricorre il quinto anniversario dalla morte di Don Carlos, il nostro amato Gran Maestro, ho invitato tutti i Cappellani della Sacra Milizia, secondo le proprie possibilità, nella propria parrocchia o nel proprio ambiente adibito a liturgia, a celebrare una messa in suffragio della sua anima, chiedendogli di intercedere per il bene dell’Ordine Costantiniano, dei propri Cavalieri e Dame e delle rispettive famiglie. Mi piace pensare che, da lassù, l’Infante, con il suo indimenticabile sorriso, ne sarà felice.

[*] Lorenza Iuliana è vicedirettore di ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.

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