Nel tempo di Avvento si sono intensificate le attività caritatevoli della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio verso le persone più bisognose, rispondendo anche agli appelli lanciati dai vescovi del territorio in preparazione al Santo Natale. Inoltre, ha provveduto anche alla distribuzione di aiuti ai monasteri di clausura che versano in difficoltà economica, in particolare a quelli di San Bernardino e della Visitazione in Viterbo, e a quello di San Pietro in Montefiascone.

In ossequio alla tradizione, in occasione della solennità dell’Epifania del Signore, al termine della solenne Santa Messa celebrata sabato 6 gennaio 2024 nella chiesa della Santissima Trinità in Viterbo, una rappresentanza di Cavalieri Costantiniani guidati dal Delegato Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere di Gran Croce Jure Sanguinis con Placca d’Oro, ha provveduto presso il chiostro dei Padri Agostiniani alla distribuzione di giocattoli e di calze della Befana ai bambini provenienti dalle zone meno fortunati della città.


La solennità dell’Epifania del Signore
La parola epifania, dal latino tardo epiphanīa, dal greco ἐπιϕάνεια, in origine «[festa dell’] apparizione» e quindi «manifestazione [della divinità]», da ἐπιϕανής (visibile), da ἐπιϕαίνομαι (apparire), nel linguaggio letterario è talora usata con il significato originario di manifestazione: l’epifania dello spirito (D’Annunzio). Il termine, che nel mondo religioso greco indicava le azioni con cui la divinità si manifestava, passò nel mondo cristiano a designare la celebrazione delle principali manifestazioni della divinità di Gesù Cristo.
La Santa Chiesa istituì la solennità dell’Epifania del Signore per commemorare la triplice manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo: come Dio, a Betlemme, Gesù bambino fu adorato dai tre Re Magi; come uomo, nel Giordano, battezzato da Giovanni Battista, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; come operatore di miracoli, a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino nuovo, manifestò la sua gloria.

La liturgia della solennità dell’Epifania ricorda in modo tutto particolare la prima manifestazione di Gesù come Dio, con l’adorazione dei Tre Re Magi. Già il profeta Isaia aveva detto: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,1-6).
Difatti, nato Gesù, ecco spuntare una stella: la stella di Giacobbe. I Magi, che erano principi gentili (cioè non Ebrei) studiosi di astrologia, appena la videro, si ricordarono delle profezie e dissero: questo è il segno del Re dei Giudei, del Messia, del Salvatore del mondo. Andiamo ad adorarlo. E partirono dalle loro contrade senza spaventarsi né della lunghezza del cammino né delle difficoltà del viaggio, né del pericolo dei ladroni. Dio premiò tanto il loro coraggio e la generosità, facendo si che la stella che essi avevano visto in Oriente, li precedesse nel cammino.
«Giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» (Mt 2,1b-12).

La grazia e la benedizione del Pargoletto divino li seguì: si diedero ad una vita perfetta, e la Chiesa oggi onora i tre Magi come santi. Essi sono in modo specialissimo i nostri protettori, essendo le primizie dei gentili nel regno glorioso di Cristo.