Le attività per l’Epifania della Delegazione della Tuscia e Sabina

In occasione della solennità dell'Epifania del Signore, giovedì 6 gennaio 2023, i Cavalieri della Delegazioni della Tuscia e Sabina del...

In occasione della solennità dell’Epifania del Signore, giovedì 6 gennaio 2023, i Cavalieri della Delegazioni della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano hanno rinnovato il loro impegno verso i fratelli indigenti.

Dopo aver partecipato alla Santa Messa presso la Chiesa della Santissima Trinità in Viterbo, nel Chiostro degli Agostiniani il Delegato Nob. Avv. Prof. Roberto Saccarello, Cavaliere di Gran Croce Jure Sanguinis con Placca d’Oro, coadiuvato dai Confratelli e dai Volontari, ha provveduto alla distribuzione delle “calze della Befana” e di dolciumi ai bambini, tra cui alcuni profughi dell’Ucraina a motivo della guerra.

Inoltre, sabato 7 gennaio 2023, il Delegato con alcuni componenti il Consiglio delegatizio ha preso parte al “Pranzo dei Poveri” nella chiesa dei Santi Valentino e Ilario in Villanova, organizzato dal Parroco Don Emanuele Germani, Cappellano di Merito.

Il Delegato, nel corso dell’agape ha avuto modo di intrattenersi con il nuovo Vescovo di Viterbo, Mons. Orazio Francesco Piazza, illustrandogli le attività caritatevoli e assistenziali intraprese dall’Ordine Costantiniano nell’ambito della Diocesi di Viterbo.

Nel giorno della solennità dell’Epifania del Signore celebriamo la manifestazione di Cristo ai popoli di tutto il mondo, simboleggiati dai Magi che gli fanno visita e gli rendono omaggio portandogli in dono dell’oro, dell’incenso e della mirra.

Il termine Epifania deriva dal greco ἐπιφάνεια, epipháneia, che può significare “manifestazione”, “apparizione”, “venuta”, “presenza divina”.

Secondo i Vangelo, i Re Magi, seguendo la stella cometa non giunsero a mani vuote a Betlemme per il Re dell’Universo che si manifestava al mondo. Avevano preparato dei doni, che presentarono con immenso onore: l’oro, che indica la regalità di Gesù; l’incenso, il suo sacerdozio; la mirra, usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, l’espiazione dei peccati attraverso la morte. «Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt. 2, 9-11).

Come i pastori erano stati chiamati dall’angelo a partecipare della Gloria di Dio e della pace degli uomini, così ora i Magi, esperti astronomi, venivano guidati dalla stella per partecipare anch’essi all’evento che ha mutato storia e destini. Leggiamo da Sant’Agostino: «Da pochissimi giorni abbiamo celebrato il Natale del Signore, in questi giorni celebriamo con non minore solennità la sua manifestazione, con la quale cominciò a farsi conoscere dai pagani… Era nato colui che è la pietra angolare, la pace fra provenienti dalla circoncisione e dalla incirconcisione, perché si unissero in lui che è la nostra pace e che ha fatto dei due un popolo solo. Tutto questo è stato prefigurato per i Giudei nei pastori, per i pagani nei Magi… I pastori giudei sono stati condotti a lui dall’annuncio di un angelo, i Magi pagani dall’apparizione di una stella» (Sermone 201,1; PL 38 1031). L’Epifania, dunque, celebra l’universalità della Chiesa: Emmanuele, «Dio con noi», è giunto in terra per chiamare ognuno alla Verità e per indicare la strada per raggiungerla e salvarsi.

I Re Magi, che appartenevano alla casta sacerdotale ereditaria della religione zoroastriana, hanno creduto nei segni celesti, «i cieli narrano la gloria di Dio» (Sal. 19, 2), li hanno saputi decifrare e con immensa gioia si sono genuflessi a Cristo Re. Non hanno proposto alla Madonna e a San Giuseppe di educare il Bambino Divino nella loro religione, ma si sono sottomessi al Pargolo celeste; non hanno cercato un dialogo, un confronto, uno scambio di opinioni. Loro non hanno neppure portato la loro esperienza o le loro interpretazioni, questi sapienti si sono umilmente prostrati alla Verità, all’Amore, alla Bellezza che avevano dinnanzi.

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