In occasione del consueto appuntamento mensile della Delegazione della Lombardia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, i Cavalieri, le Dame e i Postulanti hanno partecipato giovedì 9 febbraio 2023 nella chiesa di San Sepolcro in Milano alla Santa Messa officiata dal Cappellano di Delegazione Mons. Federico Gallo, Cappellano Jure Sanguinis, concelebrante Don Mauro Viganò, Postulante, alla presenza del Primo Cappellano Capo della Real Commissione per l’Italia Don Fabio Fantoni, Cappellano di Gran Croce di Merito; di Don Maurizio Ormas, Cappellano di Merito con Placca; del Presidente della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Duca Don Diego de Vargas Machuca, Balì Gran Croce di Giustizia decorato del Collare; e del Delegato Vicario, Ing. Dott. Gilberto Spinardi, Cavaliere di Gran Croce di Merito. Successivamente, nella Sala dei Cavalieri il Prof. Manlio d’Agostino Panebianco ha svolto una relazione sul tema L’«Identitas» al tempo della globalizzazione: dalle tradizioni al «digitale».
Nell’omelia Mons. Federico Gallo ha esortato ad apprezzare anche la bellezza del tempo ordinario. Il Vangelo del giorno (Mc 8, 10-21) insegna come il tempo ordinario possa essere un tempo di benedizione anche se non è marcato da una festa o da un periodo particolare. Le preoccupazioni dei discepoli nell’aver dimenticato i pani vengono ammonite da Gesù che li fa riflettere sulla Sua presenza in grado di gestire nel modo giusto ogni momento. Allo stesso modo nella nostra quotidianità – ha spiegato Mons. Gallo – non bisogna distrarsi dal Signore preoccupandosi delle nostre tribulazioni concrete ma ricordarsi della presenza e del costante sostegno di Gesù capace di rendere diverso il cammino di tutti i giorni.
Nella Sala dei Cavalieri, introducendo la conferenza sul tema L’«Identitas» al tempo della globalizzazione: dalle tradizioni al «digitale», molto attuale e dibattuto, dell’identità personale/sociale e della sua evoluzione il responsabile delle attività culturali, Prof. Edoardo Teodoro Brioschi,Cavaliere di Merito con Placca, ha presentato il Relatore Prof. Manlio d’Agostino Panebianco, Cavaliere Jure Sanguinis, Presidente dell’Institute for Research of Law, Economical and Social Studies.
Pertanto è stata evidenziata l’esigenza dell’Ordine Costantiniano di comprendere bene il nuovo contesto sociale per declinare ad esso i propri valori, adeguandoli, senza ridurli, come iniziò a fare il Gran Maestro Alfonso di Borbone con la stesura degli Statuti del 1920, intuendo i profondi cambiamenti dovuti al periodo storico.
Partendo da un’analisi del molteplice significato dell’identità si è giunti a comprendere come essa si sia evoluta nella storia fino ai giorni nostri. L’identità è un patrimonio che esprimiamo quotidianamente e che deriva dalla cultura, dai valori e dall’appartenenza diventando un modo per farsi riconoscere ed essere riconosciuti.
«L’identità non è una dote naturale, noi non nasciamo con una identità. L’identità è un dono sociale, l’identità ce la danno gli altri, l’identità è il frutto del riconoscimento. Quando gli antichi greci definivano l’uomo un animale sociale sapevano benissimo che l’identità singolare di ciascuno di noi è il prodotto del riconoscimento degli altri. Gli altri ci danno un’identità».
Quindi l’identità, fondamentalmente è una percezione che noi comunichiamo e che gli altri hanno di noi. Non una semplice sensazione ma qualcosa di più elaborato. Per cui presuppone responsabilità, cura della reputazione, in ogni piccolo dettaglio.
Sono state affrontate le problematiche del nuovo programma delle Nazioni Unite indirizzato ad uniformare una logica comune a tutti, noto come globalizzazione.
Il Relatore ha accennato anche alla proposta italiana di assegnare il doppio cognome per una questione di pari dignità dei genitori, facendo notare come tale legge rischia di far subentrare una logica di discrezionalità capace di generare anche 16 cognomi alla quarta generazione. In questo programma si propone anche l’identità digitale. Un’identità basata sull’utilizzo compulsivo dei dispositivi mobili, attraverso i quali viviamo e ci esprimiamo.
È stato evidenziato però un primo pericolo dei tempi moderni, ben sintetizzato dalla frase di Umberto Eco: «Attenzione perchè con la tecnologia rischiamo di vivere solamente nel presente». L’avvertimento in questo caso è quello di perdere la memoria vivendo troppo nel presente, troppo velocemente senza avere il tempo di sintetizzare, di riflettere di ragionare su quello che è il nostro passato, le nostre tradizioni, i nostri valori, portandoci all’offuscamento anche della coscienza.
Uno scenario tecnologico nel quale compare un’altra identità che non conosciamo ma conoscono bene gli altri, derivante dalla profilazione attraverso internet e i social media usati di continuo. Una infinità di dati personali raccolti e venduti, per cui messi a conoscenza di tutti, non solo dei proprietari delle piattaforme utilizzate.
Inevitabile la comparsa di ulteriori problemi come i falsi profili o il furto di identità.
È stata accennata infine l’identità desiderata, l’identità di genere, dove tutto si basa sulla temporaneità dello stato, con le enormi problematiche che ne derivano.
Perdendo l’identità si perdono i valori, ha sottolineato il Relatore, e di conseguenza la sicurezza, generando aggressività, riscontrabile ad esempio nelle varie forme di cyberbullismo e nello stalking.
Il Relatore ha riservato in conclusione alcune considerazioni riguardanti l’appartenenza all’Ordine Costantiniano.
Occorre avere un grande senso di responsabilità, perchè attraverso la nostra identità sia nella dimensione tradizionale, ma a maggior ragione con una cura particolare in quella digitale, gli appartenenti si assumano anche una responsabilità di rappresentare l’Ordine che ha una storia nelle tradizioni ed ha un suo valore.
La nobiltà non nasce per caso ma dal riconoscimento di questo comportamento di correttezza che si consolida negli anni. Nasce ma si deve tramandare per cui deve essere continuo e costante. Non è il Cavaliere in quanto titolo ma in quanto identità.
Gli appartenenti all’Ordine Costantiniano hanno un patrimonio, ha spiegato ancora il Relatore, che si chiama memoria, notizie, consuetudine, modi di fare, testimonianze, che deve essere fondamentalmente tramandato sapendo declinare i valori nel nuovo contesto sociale.