Presentazione di “Un giudice come Dio comanda. Rosario Livatino, la toga e il martirio”

Lunedì 9 maggio 2022, in occasione del primo anno dalla beatificazione del giudice Rosario Livatino, si è svolta - a cura della...

Lunedì 9 maggio 2022, in occasione del primo anno dalla beatificazione del giudice Rosario Livatino, si è svolta – a cura della Fondazione San Giuseppe dei Nudi e della Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio – presso la Chiesa del Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’opera di Vestire i Nudi, Cappella Magistrale in Napoli – la presentazione del libro Un giudice come Dio comanda. Rosario Livatino, la toga e il martirio (Il Timone 2021, 128 pagine [QUI]) di Alberto Mantovano, Domenico Airoma e Mauro Ronco.

Rosario Livatino è una figura esemplare nella magistratura italiana. In tutta la sua vita e nell’ambito del suo impegno professionale ha coniugato il suo ruolo di magistrato di prima linea, in aperta lotta contro la mafia, con i suoi solidi principi cristiani, che applicava irrinunciabilmente anche nei rapporti con coloro che egli inquisiva. Livatino considerava il suo lavoro come una vera missione, connaturata alla sua Fede. Questo modo singolare di porsi nel suo ambiente lavorativo, lo portò ad essere beatificato il 9 maggio 2021, nel giorno dell’anniversario della Visita Pastorale del 1993 nella Valle dei Templi di San Giovanni Paolo II, che al termine dell’Omelia della Messa lanciò a braccio un duro anatema contro i mafiosi, espressione della “cultura della morte”: «Questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!».

Il libro, che illustra l’impegno professionale e la vita cristiano del giudice Levatino, è stato scritto da un professore emerito di diritto penale e da due magistrati: Alfredo Mantovano, Consigliere della Suprema Corte di Cassazione, Vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino; Domenico Airoma, Procuratore Capo della Repubblica di Avellino, Vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino; e Mauro Ronco, Professore emerito di diritto penale, Presidente del Centro Studi Rosario Livatino.

La presentazione è stata aperta dagli indirizzi di saluto dell’Avv. Ugo de Flaviis, Cavaliere di Merito, Presidente della Fondazione San Giuseppe dei Nudi, e del Nob. Ing. Patrizio Giangreco, Cavaliere Jure Sanguinis M.P., Segretario Generale della Delegazione di Napoli e Campania, che ha portato all’Assemblea i saluti del Delegato, il Nob. Manuel de Goyzueta dei Marchesi di Toverena e Trentinara, Cavaliere di Giustizia.

Nella presentazione si sono avvicendati il Dott. Massimo Milone, Direttore RAI Vaticano, il Dott. Antonio Lepre, Sostituto Procuratore della Repubblica di Paola, e il Dott. Domenico Airoma, Procuratore Capo della Repubblica di Avellino, anche in qualità di coautore del libro.


Sub Tutela Dei

Riportiamo il testo della controcopertina del libro, per meglio comprendere il valore e i principi dell’opera professionale e cristiano del Beato Rosario Livatino: «Che profilo deve avere un giudice come Dio comanda? Come lo immaginano coloro che hanno “fame e sete di giustizia? Un tecnico raffinato? Un creatore della forma? La risposta si chiama Rosario Levatino. Il 21 settembre 1990, quando è stato assassinato, aveva 38 anni, lavorava come magistrato ad Agrigento. Viveva a Canicattì, dove operavano numerose cosche di mafia. Disponeva di mezzi limitati, non aveva tutela personale, applicava le poche e scarne norme dell’epoca in tema di repressione della criminalità mafiosa. Eppure ha onorato la toga in modo così esemplare da sacrificare la vita. Il suo profilo è antitetico a quello di un magistrato di “sistema”: ha parlato solo attraverso provvedimenti, non ha mai rilasciato un’intervista, non si è fatto sfuggire indiscrezioni, non ha aderito a “correnti”, ha rispettato le garanzie difensive, si è sempre mostrato convinto che compito del giudice non sia inventare la norma, bensì applicarla, secondo competenza e coscienza. Coscienza che ha posto S.T.D., Sub Tutela Dei; è il primo magistrato in epoca moderna a essere beatificato».

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