Conferenza su “La nobiltà italiana novecentesca: decadenza o resilienza?” a Milano

Si è svolto giovedì 9 novembre 2023 presso la Chiesa di San Sepolcro a Milano l’incontro mensile della Delegazione Lombardia del Sacro...

Si è svolto giovedì 9 novembre 2023 presso la Chiesa di San Sepolcro a Milano l’incontro mensile della Delegazione Lombardia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, iniziato con la Santa Messa officiata dal Cappellano di Delegazione Mons. Federico Gallo, Cappellano Jure Sanguinis, alla presenza del Prof. Don Maurizio Ormnas, Cappellano di Merito con Placca.

È seguita la Conferenza – come abbiamo annunciato [QUI], con cui la Delegazione Lombardia ha iniziato un Ciclo di Incontri sulla Nobiltà in memoria del compianto Presidente delle Real Commissioni per l’Italia e la Serenissima Repubblica di San Marino, il Duca Don Diego de Vargas Machucatenuta dalla Prof.ssa Maria Malatesta sul tema La nobiltà italiana novecentesca: decadenza o resilienza?, alla presenza del Delegato, il Dott. Ing. Gilberto Spinardi, Cavaliere di Gran Croce di Merito.

Nella festa della dedicazione, Mons. Gallo ricorda brevemente la storia della Basilica Lateranense, la prima e la madre di tutte le Chiese cattoliche, per comprendere la solennità di questa importante ricorrenza. È la prima chiesa riconosciuta come basilica e tuttora la cattedrale del Vescovo di Roma. L’Arcibasilica del Santissimo Salvatore detta di San Giovanni in Laterano è la prima riconosciuta come il centro del culto cristiano, costruita in onore di Cristo Salvatore come sede del Vescovo di Roma dall’Imperatore Costantino, il fondatore dell’Ordine Costantiniano, ha spiegato Mons. Gallo, introducendo questa festività con le parole di Salomone, che nel Tempio da lui costruito chiedeva al Signore di ascoltare il popolo che prega nel luogo consacrato.

Mons. Gallo ha evidenziato l’importanza del luogo di culto traendo spunto dalla Prima lettura (Cor 3, 9-17). Nei luoghi sacri possiamo riempirci della grazia di Dio così da diventare noi stessi un tempio dello Spirito di Dio e poter portare questa luce nel mondo. Tuttavia, ha spiegato Mons. Gallo, il luogo sacro non è sufficiente, se non si entra con la giusta disposizione d’animo: la Grazia va chiesta con le dovute condizioni. Inoltre, in forza di questa consapevolezza, Mons. Gallo ha elencato alcune semplici norme basilari di comportamento da tenere all’ingresso nel luogo di culto e al cospetto di Nostro Signore presente nel Tabernacolo durante le funzioni religiose. Infine, Mons. Gallo ha chiesto di pregare per il Ministero Petrino affinché possa essere sempre dispensatore della Verità che gli è stata consegnata come successore di Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Cfr. Mt 16,18).

Dopo la Celebrazione Eucaristica, il Promotore delle Attività Culturali Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, Cavaliere di Gran Croce di Merito, ha introdotto il ciclo di Incontri sulla Nobiltà, presentando la Prof.ssa Maria Malatesta del Dipartimento di storia, culture e civiltà dell’Università di Bologna, che ha svolto una relazione su La nobiltà italiana novecentesca: decadenza o resilienza?

Il Prof. Brioschi ha evidenziato in particolare il grande merito della Relatrice di aver portato alla luce la posizione eccezionale e non riconosciuta nel contesto europeo della nobiltà italiana all’interno della società, che si pensavano cambiate rispetto ai periodi precedenti la Seconda Guerra Mondiale.

La Prof.ssa Malatesta ha ringraziato per l’invito, riferendo di essere stata particolarmente felice e onorata di vivere questa nuova esperienza che l’ha arricchita nella conoscenza viva dell’Ordine Costantiniano.

Affrontando il tema proposto, la Relatrice è partita dall’indagine sulla nobiltà eseguita nel 1935 dal Prof. Marcello Boldrini, docente di Statistica e di Demografia all’Università Cattolica di Milano, Vice Presidente dell’ENI al fianco dell’amico Enrico Mattei e socio fondatore della Democrazia Cristiana, il quale si chiedeva se il patriziato potesse ancora concorrere alla classe dirigente.

La Prof.ssa Malatesta ha sintetizzato questa importante indagine condotta sul periodo 1850-1935, riportando i motivi della conferma evidente del declino della nobiltà, che allo statista appariva irreversibile. Ha spiegato che tuttavia una svolta a questo paradigma della decadenza, colta anche dalla storiografia internazionale, lo diede un famoso storico americano Arno J. Mayer che, guardando l’Europa con occhio statunitense, rilevò la permanenza dei troni e dei nobili in Europa fino al 1914. Da quel momento la nobiltà viene vista in modo diverso, non più come un ceto morente ma un ceto distintosi sugli altri per capacità di resistenza alle fasi della storia.

Rovesciando il metodo di ricerca che finora era stato seguito – avendo compreso in particolare che l’estensione dell’elite ha valore quando concentra il potere – la Prof.ssa Malatesta ha iniziato la propria indagine sulla nobiltà italiana partendo invece dai ruoli istituzionali più importanti, risalendo successivamente alle famiglie.

Dopo aver riportato ai presenti il proprio lavoro certosino di ricerca, raccolto anche nel suo libro Storia di un’élite. La nobiltà italiana dal Risorgimento agli anni Sessanta (Einaudi 2022, pp. XXII-338), la Relatrice ha proposto la sua deduzione, che vede una straordinaria resistenza della nobiltà fino almeno al 1943, fornendo alcune motivazioni. I fattori che hanno consentito questa tenuta all’interno delle istituzioni, sono stati l’altissimo tasso di endogamia e l’abilità nell’adattarsi di regime in regime, favorendo la concentrazione del potere.

La Relatrice ha esposto la propria tesi finale, sostenendo che la famiglia resta il nucleo portante della nobiltà fino alla metà del ‘900, resta il suo primo fattore di resistenza, di mantenimento del potere, così com’era nell’età moderna durante l’antico regime. Non è vero che finito il concetto di ceto bisogna ragionare solo in termini di individui. Almeno per la nobiltà italiana, vengono conservati tratti antichi che diventano il proprio strumento di forza nella modernità.

Infine, la Prof.ssa Malatesta ha riportato alcuni casi significativi in cui i nobili venivano seriamente considerati da altissime autorità anche nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, rafforzando ulteriormente la tesi della riconversione, invece della decadenza, che non intaccò l’identità nobiliare all’interno della società, almeno fino al conflitto bellico. Per quanto riguarda la nobiltà contemporanea, ha spiegato che occorre uno studio straordinario ancor più complicato, al quale nessuno ancora si è dedicato con la dovuta attenzione.

In conclusione si è sviluppato un interessante dibattito, a seguito dell’intervento del Dott. Pierangelo Berlinguer, Cavaliere Jure Sanguinis, proposto come discussant.

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