Con l’Esaltazione della Santa Croce la Delegazione Roma e SCV riprende le attività

Nella ricorrenza della festa dell’Esaltazione della Santa Croce - che costituisce, insieme alla festa di San Giorgio, l’evento religioso...

Nella ricorrenza della festa dell’Esaltazione della Santa Croce – che costituisce, insieme alla festa di San Giorgio, l’evento religioso più importante e sentito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio – la Delegazione di Roma e Città del Vaticano riprende e attività per il 2023-2024.

Giovedì 14 settembre 2023, la festa dell’Esaltazione della Santa Croce verrà celebrata alle ore 18.30 presso la Parrocchia di San Valentino, in via Germania 13 a Roma. Ad officiare il Sacro Rito sarà Don Maurizio Modugno, Cappellano di Merito.

Il 13 settembre 335 venne dedicata a Gerusalemme la chiesa della Risurrezione e del Martyrium. Il giorno seguente con solenne cerimonia si fece l’ostensione della Santa Croce, che l’Imperatrice Elena aveva ritrovato il 14 settembre 320. Nel 614, il Re dei Persiani, Cosroe II, mosse guerra ai Romani e dopo aver sconfitto Gerusalemme, portò via con sé, tra i tesori, anche la Croce di Gesù. Eraclio, Imperatore bizantino, propose a Cosroe la pace, che venne però respinta: di fronte al diniego, mosse guerra e vinse presso Ninive, chiedendo la restituzione della Croce, che tornò a Gerusalemme.

In questo giorno non si esalta la crudeltà della Croce, ma dell’Amore che Dio ha manifestato agli uomini accettando di morire in Croce. Pur essendo Dio, Cristo umiliò se stesso facendosi servo. Questa è la gloria della Croce di Gesù.

Il 17 settembre 2023, XXIV Domenica del Tempo Ordinario, la solenne Santa Messa verrà celebrata alle ore 11.00 presso la Basilica Magistrale di Santa Croce a Via Flaminia in Roma.

«Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati»

Quante volte devo perdonare? Buon senso, opportunità, giustizia umana sono termini insufficienti per comprendere adeguatamente la morale cristiana; e non solo perché Cristo è venuto a perfezionare la legge. “Occhio per occhio e dente per dente”, come fu detto agli antichi è una norma che Cristo, nella sua autorità di legislatore supremo, dichiara superata. Ma c’è qualche cosa di più. Dopo la morte redentiva di Cristo l’uomo si trova in una situazione nuova: l’uomo è un perdonato. Il debito gli è stato rimesso, la sua condanna cancellata. “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21). Il Padre ormai ci vede in Cristo: figli giustificati. Il mio peccato può ancora indebolire il mio rapporto filiale con il Padre, ma non può eliminarlo. Più che dal suo peccato l’uomo è determinato dal perdono infinitamente misericordioso di Dio: “Il peccato dell’uomo è un pugno di sabbia – così san Serafino di Sarov – la misericordia divina un mare sconfinato”. La miseria umana s’immerge nell’accoglienza purificatrice di Dio. Se questa è la novità portata da Cristo, anche il perdono umano deve adeguarsi ai parametri divini: “Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro” (Lc 6,36). Se il Padre guarda l’uomo come perdonato in Cristo, io non lo posso guardare come un condannato. Se il Padre ci accoglie in Cristo così come siamo per trasfigurarci in lui, l’accoglienza benevola diventa un bisogno della vita, una beatitudine. La comunità cristiana non pretende di essere una società di perfetti, ma vuole essere un luogo di perdono, una società di perdonati che ogni giorno gusta la gioia della benevolenza paterna e desidera renderla manifesta nel perdono reciproco.

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