Sabato 11 febbraio 2023, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, accogliendo l’invito del Cancelliere della Curia vescovile di Viterbo, Mons. Ivo Bruni, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano ha partecipato alla solenne Santa Messa celebrata nella chiesa di Sant’Angelo in Spatha a Viterbo. I Cavalieri Costantiniani hanno assicurato il servizio liturgico, offrendo altresì al Parroco un contributo per il culto in onore della Madre di Dio
Era una fredda giornata d’inverno, quando l’11 febbraio 1858 presso la Grotta di Massabielle la Beata Vergine Maria si manifestò a Bernadette Soubirous, una ragazzina povera e analfabeta del vicino villaggio di Lourdes, che si era recata lungo il fiume Gave per raccogliere un po’ di legna. Volendo raggiungere la riva opposta, mentre era intenta a togliersi le calze per attraversare il fiume, ad un tratto percepì un rumore lieve come quello del vento. Alzando gli occhi verso la grotta vide sopra uno sperone di roccia a forma di nicchia una “Bella Signora” in piedi vestita di bianco con una cintura blu, un velo bianco ed una rosa sopra ciascuno dei due piedi. Rapita in estasi recitò il Rosario insieme alla Signora, che finita la preghiera sparì.

Iniziava così il percorso mistico-spirituale di Bernadette, nel corso del quale la Beata Vergine Maria le apparve ancora 17 volte, proferendo dolci parole, insegnandole a pregare, rivelandole segreti, compiendo miracoli attraverso l’acqua di una sorgente prodigiosamente lì scaturita, insistendo sulla necessità della conversione dell’umanità e della penitenza per la remissione dei peccati.
Di grande importanza fu soprattutto la sedicesima apparizione del 25 marzo, nel corso della quale la Beata Vergine Maria disse in dialetto guascone, quello del territorio, l’unica lingua che la contadina riesce a comprendere: “Qué soy era Immaculada Councepciou” (Io sono l’Immacolata Concezione). Bisogna premettere che la piccola Bernadette non sapeva neanche cosa volessero dire quelle parole, che potevano – certo – rimanere incomprensibili a una bambina che non aveva neanche frequentato il catechismo e che, anche se così fosse stato, era nell’impossibilità di entrare – certo – in un mistero così profondo, di “alta teologia”, come quello della concezione immacolata della Vergine Maria. Eppure, furono proprio quelle parole a colpirla così tanto che – come la leggenda dice – rimasero impresse nella su memoria durante tutto il tragitto verso il suo parroco. Doveva riferirle assolutamente a lui. Doveva riferire quello che aveva visto e sentito, lì, in quella grotta che sarebbe poi divenuta la grotta “per eccellenza”. Il parroco Peyramale fu subito sorpreso da tale espressione, tanto che fu proprio questa a dissipare ogni dubbio sulla veridicità della testimonianza di Bernadette. L’8 dicembre 1854 Papa Pio IX con la bolla Ineffabilis Deus aveva proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria: «La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale». Era quindi la Vergine stessa a confermare il dogma promulgato poco prima.

A Viterbo, la venerazione per la Beata Vergine Maria di Lourdes conobbe un grande impulso già negli ultimi decenni del XIX secolo. In particolare, nella chiesa di Sant’Angelo in Spatha Mons. Simone Medichini si fece promotore della costruzione di una cappella a Lei dedicata e della costituzione di una omonima Confraternita.