Coma abbiamo annunciato [QUI], L’incontro di giovedì 11 maggio 2023 della Delegazione della Lombardia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha riunito i Cavalieri e le Dame al consueto appuntamento mensile nella partecipazione alla Santa Messa officiata dal Prof. Don Maurizio Ormas, Cappellano di Merito con Placca ed al successivo incontro culturale organizzato dal Promotore delle Attività Culturali, Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, Cavaliere di Gran Croce di Merito, sul tema Sapienza, mitezza, dedizione, dimissioni. Solo questo? Oltre i giornalisti: qualche “assaggio” per saperne di più del pensiero di Papa Ratzinger, conferenza tenuta dallo stesso Don Ormas.
Nella sua omelia, commentando le Letture (At 17, 1-15) Don Ormas ha sottolineato il metodo pastorale di San Paolo capace di coinvolgere in un legame di amicizia, segno e luogo della presenza di un oltre: costruire relazioni che siano luogo in cui sperimentare un mondo nuovo, un’altra dimensione, un’altra realtà, facendo presagire in quei rapporti, una possibilità di speranza per tutti. Ha chiesto pertanto al Signore la capacità di esprimere uno spazio umano in cui sia possibile trovare una speranza di bene per tutti quelli che ci incontrano.
Il Prof. Brioschi ha introdotto il Relatore nella successiva conferenza e ha invitato alla lettura di alcuni libri di Papa Benedetto XVI, utili a comprendere il Suo pontificato: Con Dio non sei mai solo, Che cos’è il Cristianesimo”, Gesù di Nazareth.
Nel pur limitato tempo a disposizione Don Ormas ha toccato alcuni temi complessi e di straordinario interesse, cari a Papa Benedetto XVI, come il rapporto fede-ragione, il relativismo dei valori, quello della corretta interpretazione del Concilio Vaticano II e quello, sconosciuto ai più, di una interpretazione delle Sacre Scritture, con il desiderio di limitare la grande confusione presente oggi nella Chiesa e tra i fedeli.
Il primo tema, molto complesso, Papa Benedetto XVI lo trattò nel discorso Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni ai rappresentanti della scienza nell’Università di Regensburg il 12 settembre 2006 [QUI]. In questo discorso cita il colloquio che avvenne tra l’Imperatore Manuele II Paleologo (1400 d.C.) con un dotto persiano, inerente al Cristianesimo ed Islam sul tema della violenza nella propagazione della fede. L’Imperatore (pensiero greco), sostiene l’irragionevolezza della diffusione armata della fede operata dall’Islam: “non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”, mentre per l’interlocutore di questo dialogo – il dotto persiano – Dio è invece trascendenza e onnipotenza assoluta. L’Islam non è una religione del logos ma dei decreti divini, che non interpellano la coscienza ma devono semplicemente essere eseguiti (Islam=obbedienza). Papa Benedetto XVI afferma che l’alleanza tra fede e ragione va recuperata perchè interrotta, soprattutto dalla Riforma protestante che, in nome di un ritorno alle origini cristiane, alla sola Scriptura, alla sola Gratia ed alla sola Fides, ha indebolito la sua dimensione razionale. Alleanza spezzata ulteriormente, poi, dall’Illuminismo, che finì col limitare il campo di osservazione della ragione ai soli fenomeni. Alla scienza non compete porre la questione del perchè la mente umana sia in grado di cogliere le leggi che regolano l’universo, perchè non è nel suo metodo, ma compete invece alla filosofia e alla teologia e insieme anche con la scienza. In questa alleanza – spiega Papa Benedetto XVI – si possono affrontare le problematice dell’uomo nella loro complessità. Ragione e fede hanno quindi bisogno l’una dell’altra. Quando la religione si stacca dalla ragione diventa mito, credenza autoconsolatoria, predica volontaristica, esortativa, superstizione. Ma la ragione che si stacca dalla religione mitizza sè stessa, perde il senso del suo limite mitizza la sua potenza e cade nel delirio di onnipotenza.
Per Papa Benedetto XVI questa è la sfida di oggi e a questo grande logos, a questa vastità della ragione invita nel dialogo delle culture. Esatto contrario della vulgata moderna, dall’illuminismo in poi, per cui la fede e la ragione sarebbero in contrasto insanabile fra loro. Il pensiero moderno equivarrebbe al trionfo della ragione sulla religione, sulla superstizione, sulla paura e sul male, e il mondo moderno non sarebbe altro che l’accadere dell’atteso paradiso in terra
Riguardo al tema del relativismo dei valori, Don Ormas ha sottolineato alcune parole di Papa Benedetto XVI secondo il quale il relativismo diffuso sfocia addirittura nel nichilismo dei valori per cui tutto si equivale, non esiste alcuna verità né alcun punto di riferimento assoluto, ed aggiunge – portando all’attenzione di tutti – l’impossibilità al giorno d’oggi persino di giudicare o dissentire da una opinione comune dominante. Questa dittatura del relativismo non genera la vera libertà ma genera instabilità, smarrimento, conformismo alle mode del momento lasciando come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie (Missa Pro eligendo pontifice,18 aprile 2005 [QUI]). Conseguenza di ciò è una democrazia senza valori che si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia.
In merito al Concilio Vaticano II, Papa Benedetto XVI afferma che ci sono stati due Concili, quello raccontato dai testi conciliari ufficiali e quello raccontato dai giornalisti (lo spirito conciliare). Parla quindi di una ermeneutica della riforma, ovvero del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, e di una ermeneutica della discontinuità tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare, che ha goduto, quest’ultima, della simpatia dei mass-media rischiando una rottura fra le “due Chiese”. La seconda interpretazione asserisce che i testi del Concilio come tali non sarebbero ancora la vera espressione dello spirito del Concilio, risultato di compromessi, che però Benedetto non riconosce come vero spirito del Concilio. Il vero spirito del Concilio è negli slanci verso il nuovo che sono sottesi ai testi.
Infine Don Ormas espone l’ultimo argomento, riguardante l’interpretazione delle Sacre Scritture tratto da “Il mio testamento spirituale” di Papa Benedetto XVI del 29 agosto 2006 [QUI]: “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Spesso sembra che la scienza sia in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica”. Papa Benedetto XVI spiega che questa non è scienza, ma sono interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti ad essa. Citando le varie scuole che hanno interpretato il Nuovo Testamento, afferma che dal groviglio delle tesi che sembravano incrollabili emerge nuovamente la ragionevolezza della fede, dimostrando tali tesi essere semplici ipotesi. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo. Nei Vangeli, pur applicando il metodo storico-critico (metodo che conduce all’incredulità ed alla negazione del contenuto della fede) si può trovare il luogo e la conferma della nostra fede in Gesù. La priorità – spiega Papa Benedetto XVI – è rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (cfr. Gv 13, 1) – in Gesù Cristo crocifisso e risorto.Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della Sua luce l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più.
Al termine dell’esposizione di Don Ormas, ha avuto luogo un interessante dibattito con l’intervento di alcuni illustri Confratelli.