È stato approvato il Piano di interventi per la chiesa di San Giorgio dei Genovesi a Palermo, che prevede la manutenzione straordinaria, restauro e abbattimento delle barriere architettoniche. La chiesa in stile rinascimentale risalente alla fine del XV secolo, che è in uso dalla Delegazione della Sicilia Occidentale del Sacro Militare Ordine di San Giorgio per le sue funzioni religiose, si trova nel quartiere La Loggia presso La Cala, nel centro storico di Palermo. È di particolare valenza storico-architettonico, tutelata ai sensi del D. Lgs 22 gennaio 2004 (Codice dei Beni culturali e del paesaggio).
Il monumento religioso che fa parte dei cinque monumenti architettonici del circuito Tesori della Loggia, assieme agli oratori di San Domenico e Santa Cita, la chiesa di Santa Cita e la chiesa di Santa Maria in Valverde. È diretto da Mons Giuseppe Bucaro, Cappellano di Merito, Direttore dell’Ufficio dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Palermo, Parroco della Parrocchia di San Mamiliano e Rettore del Monastero di Santa Caterina d’Alessandria.
Il Delegato della Sicilia Occidentale, Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere di Gran Croce di Giustizia, si è complimentato con Mons. Bucaro, che si è impegnato molto per l’approvazione del Piano di interventi, con la collaborazione dell’esperto del settore, Dott. Giulio Verro, Postulante: «Voglio Ringraziare Mons. Giuseppe Bucaro ed il Dott. Giulio Verro per l’importante risultato raggiunto che consentirà al monumento di essere restaurato in alcune parti con il consolidamento delle strutture murarie lesionate e delle coperture, ed in particolare per l’adeguamento volto a garantire l’accessibilità e la fruibilità del bene da parte delle persone con disabilità mediante abbattimento delle barriere architettoniche, il restauro degli infissi esistenti, la pulizia e rimozione dei degradi attinenti i prospetti; oltre alle opere di impermeabilizzazione. Un risultato straordinario per il quale il Ministero delle infrastrutture ha già stanziato 1 milione di euro con il DM n. 142 del 06.06.2023».
Nel 1424 avvenne la fondazione della Confraternita di San Luca presso l’omonima chiesa, primitivo luogo di culto presso La Cala. Prima di questa sede, la comunità di Genovesi di stanza a Palermo teneva le funzioni, patrocinava e seppelliva i morti nella cappella di loro proprietà ubicata nell’aggregato monumentale della chiesa di San Francesco d’Assisi.
Una volta demolita la chiesa di San Luca, l’architetto piemontese Giorgio Di Faccio costruì tra il 1576 e il 1596 l’attuale luogo di culto, con la collaborazione del mastro marmoraro, Battista Carabbio, a poca distanza dalle mura civiche e da Porta San Giorgio, poli monumentali oggi scomparsi. La costruzione della chiesa fu diretta conseguenza dell’importanza economica raggiunta alla fine del XVI secolo dai Genovesi nella città, i quali avevano superato i Pisani nel settore bancario del Regno di Sicilia.
Innalzare un nuovo edificio religioso tra la porta di uscita della città e il nuovo molo del porto, voluto dal Senato cittadino, significava evidenziare la supremazia bancaria e mercantile. Molti furono i Genovesi facoltosi che supplirono con prestiti di enorme entità alle crisi politiche ed economiche spagnole durante i Regni di Carlo V e Filippo II. In qualità di banchieri e mercanti contribuirono le famiglie Bozolo, Castello, Costa, Doria, Ferrero, Lomellino, Marassi, Pallavicino, Pernice, Segno e Spinola. Con l’ultimo recente restauro sono stati ricollocati i dipinti che decoravano le edicole e che confermano ulteriormente come Palermo di fine rinascimento fosse una città cosmopolita a livello europeo. L’attuale ricollocazione delle opere non risponde all’esposizione di Gaspare Palermo del 1816, tanto meno i patrocini delle famiglie committenti.
L’edificio è a pianta basilicale a croce latina ripartita in tre navate, prospetto rivolto a occidente, transetto sormontato e completato da cupola ottagonale. Negli esterni prevalgono le forme e stili di derivazione toscana, mentre all’interno si denota il connubio tra arte di origine bizantina e normanna. Le navate poggiano su archi a tutto sesto sorrette da colonne binate o colonne gemini in marmo bianco di Carrara. I pilastri della cupola presentano colonne binate e sovrapposte sul fronte del presbiterio. Le colonne sono poggiate su alti basamenti che sostengono degli archi caratterizzati dall’alto soprassesto che si posano su raffinati capitelli corinzi.
L’insieme pone in risalto l’ambizione del progetto, poiché il costo dell’opera fu molto rilevante. All’interno dell’edificio molte sono le lapidi sepolcrali e le edicole marmoree che testimoniano la concorrenza esistente tra le più ricche famiglie genovesi allo scopo di garantirsi un prestigioso riconoscimento nella Chiesa della Nazione.
La slanciata facciata è in stile rinascimentale suddivisa in due ordini da elaborato cornicione raccordati da eleganti volute con riccioli terminali. I tre ingressi del prospetto sono inquadrati da quattro altissime lesene con alti basamenti. I portali laterali sono sormontati da finestre con grate. Un oculo ovoidale dalla ricca decorazione si apre al centro del secondo ordine delimitato da ridotte lesene, sotto il frontone piatto di chiusura caratterizzato dalla ricca trabeazione con caratteri fitoformi. La chiesa non dispone di un portico a sottolineare l’utilizzo esclusivamente religioso della struttura che viene considerata uno degli esempi più importanti dell’architettura rinascimentale palermitana.
Nel cappellone sull’altare maggiore è collocato il quadro raffigurante San Giorgio e il drago d’autore ignoto del XVII secolo. Sotto la mensa è collocata la statua in marmo di Santa Rosalia di Giovanni Battista Ragusa.