Come abbiamo annunciato [QUI], domenica 12 marzo 2023, la Delegazione Piemonte e Valle d’Aosta del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio si è ritrovata nell’antica Abbazia di San Michele alla Chiusa, per vivere una giornata di ritiro spirituale in preparazione alla Santa Pasqua.
Un cielo terso, di un blu intenso come il mantello della Sacra Milizia, ha accolto i Cavalieri e le Dame che, unitamente ai Postulanti ed amici, sono saliti sulla sommità del Monte Pirchiriano. Qui, a 962 metri di altitudine, la fede e l’ingegno di un gruppo di monaci benedettini trasformarono roccia e mattoni in quello che è oggi considerato il monumento simbolo del Piemonte: l’Abbazia di San Michele, chiamata la Sacra di San Michele.
Si tratta di un imponente complesso monastico realizzato sul finire del X secolo, per iniziativa del Conte Ugo di Montboissier, in questo luogo naturalmente vocato alla sacralità. Secondo la tradizione fu già indicato dall’Arcangelo Michele a San Giovanni Vincenzo come sito da Egli prescelto per la costruzione di una chiesa a Lui intitolata.
Da oltre dieci secoli, ciò che qui si presenta agli occhi di pellegrini e visitatori ha dell’incredibile. La stessa chiesa abbaziale poggia solo in minima parte sullo sperone roccioso, essendo sorretta “nel vuoto” da un gioco prodigioso di pilastri e volte in pietra. Nonostante la solidità ed austerità proprie delle forme romaniche, l’intera struttura assume una verticalità assoluta, divenendo “culmine vertiginosamente santo”, che seguita ad indicare il Paradiso, meta celeste dell’umano pellegrinaggio terreno.
Principio e culmine della giornata di ritiro è stata la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rettore dell’Abbazia, Don Claudio Massimiliano Papa, il quale nel commentare il brano del Vangelo di Giovanni proclamata in questa Terza domenica di Quaresima (Gv. 4, 5- 42), ha offerto un aiuto per comprendere dove risieda la fonte della conversione.
Figura centrale è la donna di Samarìa (la “Samaritana”), che incontra Cristo al pozzo detto “di Giacobbe”, nella città di Sicar, ed alla quale il Maestro chiede dell’acqua da bere per ristorarsi. La sua conversione non risiede in un evento eccezionale, in segni prodigiosi, ma nello stesso incontro con Gesù. Nella conversazione intrattenuta presso il pozzo e raccontata dall’Evangelista, Cristo vuole far capire ad ogni uomo come la dignità dei figli di Dio non possa essere condizionata da pregiudizi (“In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che parlasse con una donna”, Gv 4, 27), né da distinzioni di sorta. Alla domanda della Samaritana su quale fosse il luogo in cui rendere culto a Dio, se lì, come insegnato dai loro padri, o a Gerusalemme, come affermano i Giudei, Egli spiega: “Viene l’ora in cui né su questo monte, né a Gerusalemme adorerete il Padre (…) i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” Cfr. Gv 4, 21-23).
L’essere figli di Dio è, invece, determinato dall’incontro con Lui. È ciò che Don Papa ha indicato nella sua omelia come il “trionfo dell’umano”, in quanto il Signore ha donato all’uomo, creatura finita, la capacità di conoscerlo e partecipare di Lui. Si tratta di un dono immenso, ma occorre fare attenzione ad una tentazione dalle conseguenze devastanti: quella di confondersi con Dio, ossia presumere di poter fare a meno di Lui.
Questo si sta nuovamente verificando nella società contemporanea, nella quale un sempre più crescente numero di persone dichiarano di non credere in Dio, di bastare a se stessi, sostituendo se stessi al Creatore. Ma pensare di essere Dio, porta con sé l’inevitabile corollario del pretendere di sapere, di avere ragione e di essere obbediti…la Storia insegna cosa questo abbia significato e a cosa abbia tristemente portato.
Al contrario, la prospettiva cristiana è diametralmente opposta. Credere in Dio, seguire Cristo, comporta un atteggiamento di servizio, non di dominio. L’amare passa attraverso il sacrificio, attraverso la Croce, ma nella Risurrezione abbiamo la visione autentica, completa, di ogni cosa. Ed alla Risurrezione l’uomo è chiamato incontrando Dio, conoscendo Dio, partecipando di Dio. L’acqua viva che Cristo offre e che la donna di Samaria chiede al Maestro è la vita eterna: “L’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 14).
La testimonianza dell’incontro con il Messia, portata dalla donna agli altri abitanti della città, ha condotto questi ultimi a cercare Cristo, ad incontrarlo e da questo incontro è scaturita la loro conversione. “Noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo” (Gv 4, 42).
La Fede di ogni cristiano dovrebbe, quindi, nascere dall’incontro con il Signore, evento ricercato non nell’eccezionalità, ma nella semplicità del quotidiano. Ecco perché, ha concluso Don Claudio, l’impegno di vita assunto dai Cavalieri Costantiniani può essere via sicura di salvezza, se vissuta alla luce di un’autentica conversione, frutto dell’incontro con Cristo.
La promessa di tale impegno è continuamente rinnovata nella preghiera del Cavaliere Costantiniano che al termine della Celebrazione Eucaristica è stata recitata dal Dott. Massimo Trasforini, Cavaliere di Merito con Placca, Referente per la Città di Torino.
Dopo i riti di congedo e come segno di accoglienza nei confronti della Delegazione, il coro della Sacra di San Michele, diretto dal Maestro Enrico Euron, ha eseguito due splendidi brani in polifonia, rendendo l’esperienza in questo luogo unico ancora più intensa.
La giornata di ritiro spirituale ha visto, inoltre, un momento di formazione, che Don Claudio Massimiliano Papa ha offerto ai Cavalieri, alle Dame, ai Postulanti e agli ospiti, in un salone del complesso abbaziale. Tema centrale è stato il ruolo dell’Ordine Costantiniano all’interno della sinodalità della Chiesa. Il Sinodo attualmente in corso per l’Italia, ha spiegato, sarà inevitabilmente foriero della Chiesa del futuro. Motivo per cui, cuore di questa riflessione è stato l’accorato invito rivolto dal Rettore della Sacra ad ogni membro della Sacra Milizia ad assumersi la responsabilità di dare testimonianza di ciò che è, essendo preparato, consapevole, ciascuno con la propria sensibilità, con il proprio vissuto, la propria quotidianità, ma tutti ugualmente in rapporto allo stesso Signore, Gesù Cristo.
La Delegazione Piemonte e Valle d’Aosta ha rivolto un sentito ringraziamento a tutti coloro che, a vario titolo, hanno reso possibile vivere pienamente questa importante giornata di ritiro spirituale.