Come abbiamo anticpato [QUI], mercoledì 14 dicembre 2022, nella splendida cornice del Santuario di Sant’Agnello Abate a Gargani di Roccarainola in provincia di Napoli, il Vescovo di Nola, Monsignor Francesco Marino ha presieduta la solenne Concelebrazione Eucaristica nella ricorrenza della solennità del Santo Patrono, concelebranti il Parroco-Rettore Don Carlo Giuliano, Cappellano di Merito dell’Ordine Costantiniano e Don Stefano Mautone, Parroco di Lucinasco, assistiti dal Cerimoniere Don Arcangelo Iovino, Segretario del Vescovo e dal Diacono permanente della Diocesi di Nola, Dott. Giovanni Prevete, Cavaliere d’Ufficio.
Al Sacro Rito ha partecipato una Rappresentanza di Cavalieri della Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, con Antonio De Stefano e Aldo Marotta, Cavalieri di Merito con Placca d’Argento e Valerio Stefano Sacco e Andrea Albertini, Cavalieri di Ufficio, che hanno assistito Don Carlo Giuliano nell’organizzazione.
All’inizio della sua omelia, il Vescovo di Nola ha salutato i partecipanti al Sacro Rito, il particolare le autorità civili e miliari, il Sindaco di Roccarainola con la Giunta e i Consiglieri comunali, la rappresentanza dell’Ordine Costantiniano, i Concelebranti, il Cerimoniere e il Diacono. Poi, commentando le letture del giorno e facendo il panegirico del Santo napoletano, Mons, Marino ha ricordato che Sant’Agnello Abate ha impiegato i suoi averi nella costruzione di un ospedale a Napoli, che da lui prese il nome. Per intercessione del Signore, ha operato numerosissimi miracoli, tra cui la sua apparizione a difesa di Napoli nel 581, durante l’assedio dei Longobardi. Infine, Mons. Marino ha sottolineato i valori dell’amore e della solidarietà difesi dal Santo Patrono: «L’amore e la solidarietà, ma non in maniera astratta, in maniera concreta, vissuta, la carità. Questo è veramente il cuore del cristianesimo, la bellezza del cristianesimo. Sant’ Agnello Abate, uomo di preghiera, uomo che fin dalla giovinezza aveva cercato Dio nella Fede, uomo che si era ritirato in solitudine, anche volendo vivere la regola che seppero dargli i Santi del passato, San Basilio e poi Sant’Agostino, uomo di Dio, vive i rapporti del suo tempo, con il popolo del suo tempo, nel vissuto concreto della Carità. L’uomo si muova nella direzione della solidarietà, ancor più come uomo di fede, persona di fede, come ci insegna in particolare il nostro Santo. Nel suo tempo, tempo difficile come il nostro, ha vissuto fino alla fine riorganizzando la sua vita, e la vita della popolazione, intorno a questi pilastri della fede cristiana. Venerato come taumaturgo, per la cui intercessione verso Dio si sono avuti molti miracoli, Il Signore interviene nella nostra storia. Raccogliamo la Sua testimonianza – ha concluso Mons, Marino -, perché è quella all’origine del miracolo, all’origine della guarigione, della salvezza, testimonianza di fede in Dio e di amore nel Signore, che si fa concreta, testimonianza di una fede che ci unisce, ci riconcilia, e di una carità che diventa vissuto».
Al termine della Celebrazioni, Don Carlo Giuliano ha ringraziato in particolare il Vescovo di Nola per la sua presenza e per la celebrazione, il Sindaco con la Giunta e i Consiglieri comunali, e i Cavalieri Costantiniani, verso i quali ha espresso il suo apprezzamento per il loro impegno in opere di beneficenza.
Successivamente, i Cavalieri Costantiniano hanno rivolto un saluto al Vescovo di Nola, anche per conto del Delegato di Napoli e Campania, il Nob. Manuel de Goyzueta, dei Marchesi di Toverena e di Trentenara, Cavaliere di Giustizia, assente perché impegnato nella preparazione della missione del giorno seguente per la consegna al parroco di Santa Maria Maddalena e coordinatore dei soccorsi di prima necessità a Casamicciola Terme, Don Gino Ballirano, Cappellano di Merito, degli aiuti in generi alimentari a favore delle famiglie bisognosi, colpite dal terribile disastro idro-geologico che il 28 novembre scorso ha colpito il comune di Casamicciola Terme [QUI].
Appreso della missione, Mons. Marino ha espresso il suo apprezzamento ed encomio per questo lodevole progetto intrapreso dalla Delegazione di Napoli e Campania, invitando i Cavalieri Costantiniani a proseguire nelle opere religiose e caritative secondo il loro carisma.
Sant’ Agnello di Napoli Abate
All’inizio del decimo secolo Pietro, suddiacono della Chiesa napoletana che era stato liberato da una grave infermità per intercessione di Agnello, compose un libellus miraculorum, in cui, oltre alla sua, racconta altre ventidue guarigioni miracolose operate dal santo. Da questo testo, che è la più antica fonte che ci parli di Agnello, apprendiamo che Gaudioso Settiminio Celio, Vescovo di Abitina in Africa, avendo dovuto insieme con altri presuli abbandonare la sua sede invasa dai Vandali, riparò a Napoli e vi fondò un monastero, probabilmente basiliano, che poi prese il suo nome. Di questo monastero, nel VI secolo, divenne Abate Agnello, che morì a sessantun’anni tra il 590 e il 604, forse nel 596, come molti affermano. Scrittori recenti parlano dei suoi interventi miracolosi per liberare Napoli e Sorrento, strette d’assedio dai Saraceni, ma l’agiografo citato non ne fa cenno. Il suo epitaffio, rinvenuto nella chiesa parrocchiale a lui dedicata, dal punto di vista paleografico, secondo gli esperti, si accorda con l’età della sua morte. Fin dal XV secolo Agnello fu annoverato fra i patroni di Napoli. L’uso più comune che fissa la sua festa al 14 dicembre.
Le prime notizie relative ad una chiesa intitolata a Sant’Agnello Abate risalgono al 1308, nella località “Caselle di Sant’Agnello” corrispondente all’attuale località Piazza. Nel 1561 si trova un accenno al totale stato di abbandono ed incuria. Nel 1750 dopo il crollo del soffitto la chiesa fu spostata a Gargani presso la parrocchia esistente di Santa Maria delle Grazie. Nel 1805 fu portata in processione da Napoli la statua del santo, donata da Maria Montana in Lanza. Nel 1904 Sant’Agnello fu proclamato patrono della comunità. L’attuale chiesa fu voluta dal Parroco Don Andrea Manzo (1904 al 1915) in grado di offrire una maggiore ospitalità ai numerosi fedeli che di anno in anno partecipavano alla festa patronale. La decisione fu presa nel 1905 insieme al Circolo Sant’Agnello”. La prima pietra fu posata nel novembre 1907 e i lavori terminarono nel 1914. Nel 1919 il Parroco Don Domenico Taliento (1919 al 1936) cominciò l’edificazione di una torre campanaria usando come fondi per la costruzione i proventi derivati dalle entrate ordinarie e dalle offerte degli immigrati negli USA. Nel 1921 il Circolo Sant’Agnello si costituisce in associazione col nome di Associazione Sant’Agnello Abate. Il campanile fu portato a termine presumibilmente nel 1936. Nel 1985 venne ricostituita l’Associazione Sant’Agnello Abate per volere del Parroco Don Luigi De Riggi (1984 al 1995). L’Associazione e il Parroco decisero di ristrutturare la chiesa in quanto questa era danneggiata in diversi punti da infiltrazioni di acqua. I lavori iniziarono nel febbraio del 1986 e si conclusero nel maggio dello stesso anno con la consacrazione dell’altare maggiore. Nello stesso periodo, con decreto vescovile, la Parrocchia diventa Santuario diocesano.
Nel 1997 il dipinto sul soffitto fatto da Tommaso de Ponte nel 1913 a causa di continue infiltrazioni d’acqua si rovinò in modo irrimediabile a causa del distacco di buona parte dell’intonaco. Il Parroco Don Pasquale Ferrara (1995 al 2010) e l’Associazione Sant’Agnello per far rivivere l’immagine del santo patrono e protettore, hanno affidato l’incarico di riportare su tela la vita del santo ad Antonella Cappuccio artista di fama internazionale, così da permettere ai fedeli dei secoli futuri di coltivare la devozione verso Sant’Agnello Abate. Il quadro rappresenta “La Gloria di Sant’Agnello”. Iniziando dall’alto incontriamo la figura di Dio Padre in atteggiamento vigile e protettivo verso l’umanità intera, contornato da nuvole e angeli. Subito sotto troviamo la Colomba dello Spirito Santo che con la sua luce investe e guida Sant’Agnello, infondendo in lui forza e sapienza. A completamento della rappresentazione della Santissima Trinità troviamo l’immagine di Cristo nelle mani di Sant’Agnello. Al centro del quadro incontriamo l’immagine maestosa del Santo Patrono, che nel corso dei secoli è intervenuto tantissime volte presso Dio a favore dei poveri e degli ammalati, ottenendo innumerevoli miracoli. Ancora oggi egli è rappresentato lì fermo a difesa dei suoi fedeli e minaccioso contro il male. In basso, a sinistra, è raffigurata la madre del Santo mentre prega la Vergine dell’Annunciazione per ottenere la grazia di un figlio. Al centro l’immagine del golfo di Napoli ricorda l’episodio in cui Sant’Agnello mette in fuga i Saraceni. Sulla destra, infine, è rappresentato il Santuario di Gargani, ove Sant’Agnello è venerato.