Il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha presieduto oggi, sabato 17 aprile 2021 alle ore 10.30 nella Abazia di Casamari la Celebrazione Eucaristica con il rito di beatificazione di Simone Cardon e 5 compagni martiri, religiosi della Congregazione Cistercense di Casamari. Furono uccisi in odio alla fede nel 1799 da un gruppo di soldati francesi, in rotta dopo la fine della Repubblica Partenopea, proprio nella storica abbazia cistercense. Non erano dei “guerrieri”, ha detto Il Cardinal Semeraro nell’omelia, ma “uomini paurosi, come tutti noi lo siamo”. Tra i concelebranti, il Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, Mons. Ambrogio Spreafico e l’Abate di Casamari, Dom. Loreto Camilli.
Su invito del Postulatore Generale dell’Ordine Cistercense, Padre Pierdomenico Volpi, Cappellano di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, una Rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina, guidata dal Delegato Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce Jure Sanguinis, ha preso parte in forma ufficiale alla beatificazione, prendendo posto nei posti riservati agli Ordini Cavallereschi nella navata centrale della splendida basilica di stile gotico-circercense.
Al termine del rito, il Delegato è stato presentato da Padre Pierdomenico Volpi a Cardinal Semeraro e al Padre Abate, che hanno espresso il loro compiacimento per l’attività svolta nel territorio dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Quello dei nuovi beati è un martirio “lontano nel tempo”. Ma questo “non lo rende meno attuale”. “Erano uomini fragili e timorosi: vulnerabili, come lo siamo un po’ tutti noi e come si mostra soprattutto questa fase di pandemia”, ha sottolineato il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi durante la Messa che ha presieduto nell’Abbazia Cistercense di Casamari.
La testimonianza dei nuovi beati si lega ad una data e ad un periodo storico travagliato. È il 1799. A gennaio, Napoli viene occupata dalle truppe francesi e viene proclamata la Repubblica Partenopea. Il 13 maggio di quell’anno, venti soldati francesi entrano nell’Abbazia di Casamari alla ricerca di oggetti preziosi da depredare. Quando irrompono nel monastero, la maggior parte dei monaci cerca di mettersi in salvo. In quei drammatici momenti, Padre Simone Cardon e altri 5 religiosi cercano di difendere l’Eucaristia dalla profanazione. “Questi martiri – ha spiegato il Cardinal Semeraro – non erano degli eroi ‘da fumetto’, ma delle persone normali. Erano uomini paurosi, come tutti noi lo siamo”. Non erano dei “guerrieri”, ma testimoni dell’amore di Gesù che ha detto ai suoi discepoli: “Non abbiate paura!”. La testimonianza dei martiri di Casamari è dunque una pagina non relegata nella storia. Ma una testimonianza che parla anche agli uomini di oggi. “Nessuno di noi – ha detto il Cardinal Semeraro – potrà perseverare nella sequela di Cristo senza tribolazione, senza conflittualità, senza “combattimento spirituale”. La perfetta vita spirituale consiste nel conoscere l’amore infinito di Dio e conoscere al tempo stesso la nostra debolezza e convinti di questo, nell’ingaggiare la lotta spirituale per dare morte ai desideri disordinati e avere sempre fiducia nell’amore di Dio. È, dunque, da questa prospettiva che oggi la Parola del Signore ci chiede di guardare alla testimonianza dei nuovi Beati: la fiducia nella sua premurosa paternità. “Egli – ha concluso il Cardinal Semeraro – si prende cura di noi”. Questa è la “confortante certezza che deve invadere il nostro cuore”. “Abbiamo la gioia dell’interiore certezza che il Padre ci ama”.
Che i sei monaci beatificati oggi – Padre Simeone Cardon, Padre Domenico Zavrel, Fra’ Albertino Maisonade, Fra’ Zosimo Brambat, Fra’ Modesto Burgen e Fra’ Maturino Pitri – fossero morti per la testimonianza a Cristo, i monaci di Casamari lo hanno sempre percepito. Ora finalmente questo desiderio antico è stato esaudito. Per questo motivo la comunità con spirito filiale ringrazia Papa Francesco. Con tali sentimenti ha vissuto l’intero iter della causa di beatificazione. Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno impedito di realizzare le iniziative in progetto per dare all’evento la risonanza che meritava. Nelle parrocchie della vicaria si è riuscito comunque a promuovere la conoscenza della vita e della santità dei nuovi beati.
Nella bimillenaria storia della Chiesa questo particolare dono di grazia del martirio non è certo venuto meno. Anzi, potremmo dire che, proprio a partire dai tempi della Rivoluzione francese fino ai nostri giorni, si è accresciuto enormemente il numero dei cristiani perseguitati e uccisi in odio alla fede. Lo ricorda Papa Francesco: «I martiri oggi sono ancora tanti, più che nei primi secoli del cristianesimo». Agli uomini di oggi i martiri ricordano il valore della fedeltà concreta a Cristo, il dono della vita offerto a Lui.
I monaci che hanno affrontato il martirio erano persone che respiravano la pace del monastero, accoglienti anche verso il nemico. Ogni credente, sull’esempio dei martiri, è portatore di valori, quali la rettitudine, la fedeltà, l’amore per il bene comune, l’attenzione per gli altri, la benevolenza, la misericordia, la speranza, che possono contribuire alla edificazione di società più giuste e più sane.
La beatificazione dei sei monaci sul luogo dove loro hanno vissuto e donato nel sangue la loro vita, ci testimonia l’attualità del carisma cistercense come via d’amore alla santità, oltre a ricordarci come la testimonianza nel sangue è in questo caso il coronamento di una vita vissuta nell’oblazione incondizionata e nell’obbedienza alla regola monastica.