1 febbraio 2018
S. Messa e conferenza del Cappellano Capo per l’Alta Italia Rev. Don Fabio Fantoni
“Il Cavaliere Costantiniano, valori e profilo”
Proseguono le iniziative della Delegazione Lombardia nell’ambito del Programma Culturale curato dal Responsabile Cav. Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, docente all’Università Cattolica di Milano. Un Programma Culturale che rientra a pieno titolo tra le finalità dell’Ordine Costantiniano, come più volte evidenziato proprio dal nostro Cappellano Capo per l’Alta Italia Don Fabio Fantoni.
In questa occasione si analizza un tema fondamentale, specifica il Prof. Brioschi. Gli Ordini sono basati su valori e questi valori sono dei punti di riferimento dai quali non si può prescindere e ai quali ci si deve continuamente orientare.
Il Rev. Don Fabio Fantoni inizia il suo intervento precisando che l’analisi di questa approfondita ricerca, da lui condotta da molto tempo, in particolar modo sulla Bolla papale “Militantis ecclesiae”, per la sua rilevanza necessiterà ulteriori sviluppi in ambito storico, teologico e canonista.
L’esame di questa Bolla papale – della quale quest’anno ricorre il Tricentenario – ci deve aiutare a definire il Cavaliere Costantiniano, oltre a stabilire degli statuti di governo comprensivi di contenuti e forme. Regole scritte nel Settecento ma che potrebbero tornare in vigore oggi. Verranno quindi esposte delle premesse importanti per contestualizzare l’argomento.
Prima di tutto occorre ricordare che la pubblicazione della “Militantis ecclesiae” da parte di Papa Clemente XI stabilisce definitivamente la questione sul Magistero Costantiniano ed è un riferimento dal quale non si può prescindere. Clemente XI prima dell’elezione a Papa era il Cardinale protettore dell’Ordine Costantiniano e, forte del suo vissuto in quest’ambito, riversa nel Gran Magistero nel corso del suo pontificato numerosissimi benefici. Basti pensare che il primo di questi stabiliva che tutti i privilegi che appartengono a qualsiasi Ordine, dipendenti in qualche modo dalla Sede Apostolica, sono per ipso facto passanti al Gran Magistero Costantiniano: per cui infiniti privilegi.
La questione dei privilegi – specifica il Reverendo – è essenziale più che altro per questioni di successione e consacrazione di Ministri Ordinati. Clemente XI infatti sottoscrive in questa Bolla quanto già era stato stabilito in precedenza, ovvero che la successione del Gran Magistero non avviene per discendenza ma per privilegio (dalla Famiglia Comneno, alla Farnese alla Borbone). Si stabilisce inoltre che il Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano è Ordinario a pieno titolo a differenza del Gran Priore. Questo significa che il Gran Priore (pensato come non Vescovo), solo su delega può dare lettere dimissorie per l’ordinazione di Cavalieri Cappellani.
Papa Clemente si preoccupa inoltre di assicurare ai Cavalieri una Chiesa, non tanto un luogo comune dove vivere come un monastero o una fortezza, ma lasciandoli vivere nella loro condizione. Individua così come Sede la Chiesa della Steccata. Questa è la prima caratteristica dell’Ordine Costantiniano che pur riferendosi in qualche modo ad una regola Monastica, quella Basiliana, è un Ordine Cenobitico, non Monastico: di conseguenza i Cavalieri professi non vivono in comune ma nella loro condizione con una Chiesa di riferimento. Questo è un aspetto molto moderno – specifica Don Fabio – pensato nel 1700 ma corrispondente alla vita attuale.
Nell’epoca più viva dell’Ordine Costantiniano, intorno al 1850, dove si sono svolte anche alcune battaglie contro i turchi (si legge addirittura che nell’epoca di Ferdinando II, Giovanni d’Austria portava lo stendardo e le bandiere dell’Ordine Costantiniano nella battaglia di Lepanto) il sacerdote Don Antonio Radente compose una traduzione della Bolla papale nella lingua ottocentesca dove indica i voti dei Cavalieri professi, inserendo alcuni commenti e considerazioni interessanti: “tre cose sono obbligati i Cavalieri del nostro Ordine, OBBEDIENZA, CARITA’ e CASTITA’ CONIUGALE affinchè ciascuno sappia quale peso debba sopportare e che sia tenuto a fare.”
OBBEDIENZA: “certamente è obbligato il Cavaliere, tanto rispetto al Gran Maestro, quanto anche rispetto agli altri superiori dell’Ordine…” Il nostro Cappellano Capo evidenzia quanto sia importante questo punto che alcuni Cavalieri oggi trascurano, difettano e male osservano. L’Obbedienza è fondamentale nella misura in cui non esiste un capo che ti comanda. Questione basilare per il raggiungimento unitario dello scopo e caratteristica del Cavaliere oggi come allora, in quanto è il mezzo col quale è possibile raggiungere lo scopo.
CARITA’: “due cose ingiunge al Cavaliere, la prima che sopra tutte le cose ami Dio, lo tema o lo veneri e sia apparecchiata spargere il sangue e la vita sua per Suo onore e per difesa della cristiana religione. La seconda che ami il prossimo e lo giovi dimostrandogli affetti di sincera benevolenza…”
Altra caratteristica del Cavaliere Costantiniano è quella di esercitare la carità nella forma del soccorso alle persone che gli stanno vicino. Questa è la regola cenobitica: esercitare la carità nel luogo in cui ci si trova: “dove state, li ne avete già motivo”. Don Fabio specifica inoltre che la diffusione dell’Ordine si rifà proprio a questa regola e che non è l’essere in tanti che conta ma ciascuno in un posto, per cui qualsiasi persona in qualsiasi situazione e luogo dovrà considerare la presenza del Cavaliere Costantiniano: “Non dovranno però proteggere i falsari, i traditori, i ribelli… Procurino inoltre di comporre le discordie principalmente insorte tra i loro congiunti e famigliari”.
Il primo aspetto della carità è molto importante per la spiritualità personale, evidenzia Don Fabio Fantoni: “Veneri il Sacro Santo segno della Croce del nostro Signore Gesù Cristo, siccome appunto quella sempre venerò il pio imperatore Costantino. Ogni giorno dovranno recitare la salutazione angelica meditando le cinque santissime piaghe di Gesù Cristo ed anche le stimmate di San Francesco”.
Sarebbe interessante riprendere la questione Francescana completamente dimenticata dal nostro Ordine – precisa il Reverendo Don Fabio – in quanto San Francesco diventa un punto di riferimento per il tema della Croce: Costantino è segnato nella sua esistenza dallo stesso segno della Croce che segnò la vita di San Francesco.
Ecco un’altra caratteristica del Cavaliere Costantiniano che può diventare una regola di vita: Don Antonio Radente conclude “ogni giorno, la mattina alzandosi dal letto, prendino la croce e la invochino come unica salvezza”.
CASTITA’ CONIUGALE. E’ il punto più rilevante – puntualizza il Rev. Don Fabio – in quanto si individua ciò che la Chiesa esplicherà soltanto con il Concilio Vaticano II. Una modernità sorprendente. Basti pensare all’esortazione apostolica di papa Francesco sull’Amore coniugale Amoris laetitia che ha come base proprio questo principio. La vocazione matrimo
niale è una vera vocazione e gli sposati, in quanto professi, al pari dei religiosi possono accedere ai gradi più alti della Santità. I Cavalieri Costantiniani sposati e che mantengono lo stato di coniuge potrebbero essere tutti professi.
Questa Bolla papale fa dell’Ordine Costantiniano una vera religione.
Queste sono premesse fondate – conclude il Reverendo – che possono essere portate avanti con studi specifici da parte di canonisti, storici e teologi. Noi abbiamo messo il primo mattone.
Interviene in conclusione il Presidente della Real Commissione per l’Italia S.E. Duca Don Diego de Vargas Machuca sottolineando la straordinaria determinazione del Cappellano Capo Don Fabio Fantoni che ha portato l’Ordine Costantiniano alla vitalità di oggi. Già 20 anni fa trasmise la sua convinzione anche a Roma sostenendo che l’Ordine avesse un contenuto per il quale fosse doveroso farlo vivere.
A cura del Cav. Luca Di Francesco