Santa Messa presieduta dal Gran Priore nella chiesa di Sant’Agnese in Agone a Roma

Venerdì 21 gennaio 2022, una folta rappresentanza del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha partecipato presso la chiesa...

Venerdì 21 gennaio 2022, una folta rappresentanza del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha partecipato presso la chiesa di Sant’Agnese in Agone a Roma alla solenne Liturgia Eucaristica nell’annuale ricorrenza della memoria liturgica di Sant’Agnese, una delle prime martiri cristiane.

Foto del Cav. Rino Vernillo.

La Concelebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Diacono del titolo di Sant’Agnese in Agone, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, Balì Gran Croce di Giustizia, Gran Priore dell’Ordine Costantiniano, concelebranti: il Rettore, Mons. Paolo Schiavon, Vescovo titolare di Trevi, Vescovo ausiliare emerito di Roma; Mons. Marcello Bartolucci, Arcivescovo titolare di Bevagna, Segretario emerito della Congregazione delle Cause dei Santi; e un numeroso gruppo di sacerdoti.

Foto del Cav. Rino Vernillo.

Tra i numerosi cavalieri intervenuti per l’occasione, provenienti sia dalla Delegazione di Roma e Città del Vaticano che da quella della Tuscia e Sabina, significativa la presenza dei Cavalieri di Giustizia Principe Don Maurizio Ferrante Gonzaga di Vescovato, Marchese Narciso Salvo di Pietraganzili, Marchese Andrea la Spina della Cimarra Sacconi di Montalto; del Cappellano di Giustizia Don Carlo dell’Osso; del Cavaliere Jure Sanguinis Avv. Alfonso Marini Dettina; del Cavaliere di Merito con Placca Prof. Giuseppe Schlitzer, Coordinatore Generale della Delegazione di Roma e Città del Vaticano.

Foto del Cav. Rino Vernillo.

«21 gennaio, Sant’Agnese martire. Anche oggi, in alcune parti del mondo, la fede dei nostri fratelli cristiani arriva fino al martirio del sangue» (Card. Angelo Scola).

Sant’ Agnese Vergine e martire a Roma, fine sec. III o inizio IV. Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti furono i fedeli che s’abbandonavano alla defezione. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Fu esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell’attuale piazza Navona. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell’iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall’imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano.

Di lei nell’inno Agnes Beatae Virginis scrive sant’Ambrogio:

«In morte vivebat pudor

vultumque texerat manu

terram genu flexo petit

lapsu verecundo cadens»

(La pudicizia viveva anche nella morte

si coprì il volto con la mano

cadde a terra in ginocchio

e fu vereconda anche nel cadere).

Il suo nome è inserito nel Canone romano. Nel Martirologio romano è riportato su di lei lo scritto di San Girolamo: «Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo».

Nel giorno della sua memoria, il 21 gennaio, la liturgia riporta questa antifona al Magnificat: «Stans beata Agnes in medio flammae, expansis manibus, orabat ad Dominum: Omnipotens, adorande, colende, tremende, benedico te et glorifico nomen tuum in aeternum» (Sant’Agnese, in piedi in mezzo al fuoco, aprendo le mani, pregava il Signore: Onnipotente, degno di adorazione, di lode e di timore, benedico te e glorifico il tuo nome in eterno).

Chiesa di Sant’Agnese in Agone

La chiesa di Sant’Agnese in Agone [QUI] si trova in Piazza Navona a Roma ed è intitolata a sant’Agnese nel luogo dove, secondo la leggenda, costei avrebbe subito il martirio.

La chiesa ebbe un primo progetto disegnato nel 1652 da Girolamo Rainaldi (1570-1655) in stile barocco. Il committente fu Papa Innocenzo X Pamphili, il cui monumento funebre si trova all’interno della chiesa. La famiglia aveva ampi possedimenti nella piazza e la chiesa doveva essere una specie di cappella privata annessa al palazzo di famiglia che si trova accanto.

Negli anni 1653-1657 i lavori proseguirono sotto la direzione di Francesco Borromini. Borromini cambiò in parte il progetto originario; tra le altre cose aumentò la distanza tra le due torri integrate nel prospetto ed ideò l’impostazione della facciata concava per dare più risalto alla cupola.

Nel 1672 la costruzione fu completata da Carlo Rainaldi (1611-1691), il figlio dell’architetto che aveva cominciato i lavori.

La facciata della chiesa, caratterizzata dal suo arretramento nella parte centrale e dalle parti laterali curve, è in mezzo ai due campanili, entrambi culminanti con una copertura conica recante delle croci. Nella facciata, priva di decorazioni all’infuori delle ghirlande fra le lesene, si aprono tre portali, con il centrale più grande rispetto agli altri.

La cupola, opera di Giovanni Maria Baratta (tamburo) e di Carlo Rainaldi (lanterna), è decorata alla base da coppie di pilastri corinzi alternate ai finestroni rettangolari. I pennacchi della cupola, dipinti fra il 1667 e il 1671 da Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, sono dedicati alle quattro virtù cardinali; l’affresco della cupola, invece, opera di Ciro Ferri e di Sebastiano Corbellini che lo portò a termine, raffigura Sant’Agnese introdotta alla Gloria del Paradiso.

All’interno la chiesa presenta una pianta a croce greca; i quattro corti bracci della navata, dell’abside e dei transetti, riccamente decorati con stucchi dorati nelle volte si incontrano nell’ottagono centrale, in cui si trovano quattro altari dedicati a Sant’Alessio, Santa Ermenziana, Sant’Eustachio e Santa Cecilia, con pale marmoree e statue rispettivamente di Giovanni Francesco Rossi, Leonardo Reti, Melchiorre Cafà e Antonio Raggi. Le colonne che li riquadrano sono in marmo rosso di Cottanello. I transetti sono dedicati a Sant’Agnese e a San Sebastiano. Le prospettive accelerate marmoree sono di Costanzo de Peris.

Avanzamento lettura