Nella splendida Chiesa di San Sepolcro a Milano, punto di riferimento dei Cavalieri della Delegazione Lombardia del Sacro Militare Ordine Costantiniano, una cospicua rappresentanza si è ritrovata, nonostante le difficoltà del momento, a partecipare alla Celebrazione Eucaristica per la festività di San Giorgio Megalomartire, Patrono della Sacra Milizia, officiata dal Cappellano Capo Don Fabio Fantoni, Gran Croce di Merito, consolidando altresì attaccamento e fedeltà all’Ordine Costantiniano.
Partendo dalla figura di San Giorgio, il Cappellano Capo ha esaminato il martirio dei Santi, legato ai giorni nostri come il mistero della Parola di Dio, motivo della loro passione. Quindi, ha evidenziato due aspetti fondamentali.
Nel primo, ha definito il Martire colui che viene liberato dopo il regno di Dio, come recita la benedizione sapienziale, mentre agli occhi del mondo è colui che viene soppresso, tolto di mezzo. La Sapienza quindi considera questa grande realtà: liberazione dalla situazione di oppressione, liberazione dai suoi carnefici, ma anche liberazione dall’oppressione di tutte quelle cose del mondo che impediscono la sua ascesa al cielo.
Nel secondo, ha fatto notare la paura, che in tutti suscita il vero Martire, in quanto dove si è riversato il suo sangue è sempre avvenuto il cambiamento della storia. Lo ammisero i grandi regimi del passato, i quali evitavano con accortezza lo scorrere del sangue alla vista della gente, occultando tutto in segreto, affinchè non generasse imitazione e cambiamento. I regimi di oggi – porta a riflettere Don Fabio – ignorano questo aspetto rivelando tutto il loro poco valore nonostante facciano credere di poter governare il mondo.
Il martirio cristiano non diventa per nulla rivoluzionario ma diventa semplicemente assai fedele al comando dal cielo. Non abbandona la verità ricevuta, non retrocede rispetto alla scelta fatta. È questa la grandezza del Martire cristiano: non cambia secondo la convenienza, non modifica la verità che ci è stata consegnata, non si abbassa al livello del persecutore cercando un compromesso. Oggi – ha continuato il Cappellano Capo – confondiamo il dialogo con il compromesso, per cui abbassiamo le verità e le scelte per dialogare. Il dialogo invece si fa non scegliendo l’adattamento bensì cercando di elevare l’altro alla verità e alla giustizia che si porta. Il dialogo del Martire non cede, non arretra di fronte a chi lo tenta, chiedendogli di cambiare versione, o di prostrarsi ad un idolo, ma rimane fedele a quello che è ed a quello che ha ricevuto, parlandoti sempre fino all’ultimo.
In conclusione, Don Fabio ha chiesto a tutti di riflettere e meditare proprio su questa possibilità del Martire di infondere verità. Ha pregato il Signore affinché il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio possa suscitare la capacità di dialogo come questione di scambio nella giustizia e nel vero, non nel compromesso.