“Uffizi diffusi a Pescia”. Apertura straordinaria riservata agli ordini cavallereschi

Il progetto “Uffizi diffusi a Pescia” ha riportato la grande pala d’altare “Madonna del Baldacchino” realizzata da Raffaello alla fine...

Il progetto “Uffizi diffusi a Pescia” ha riportato la grande pala d’altare “Madonna del Baldacchino” realizzata da Raffaello alla fine del suo periodo fiorentino, magnifica ed incompiuta, dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, dove è abitualmente esposta, a Pescia nella chiesa in cui è stata oggetto di devozione per oltre 150 anni, tra il Cinquecento e il Seicento. L’opera rimane in mostra fino al 30 luglio 2023 nella cattedrale della città toscana, posta a confronto con la copia commissionata al pittore fiorentino Pier Dandini alla fine del XVII secolo, che sostituì l’originale che, nel 1697, venne portata a Firenze. L’evento, di portata storica, è il risultato di un progetto speciale messo in atto nell’ambito del programma degli “Uffizi diffusi”. A sostenere l’ambiziosa operazione è la Fondazione Caript.

La Delegazione Toscana del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è stata invitata a partecipare all’apertura straordinaria dell’evento “Uffizi diffusi a Pescia” riservata agli ordini cavallereschi, in programma per giovedì 22 giugno 2023.


Programma

Ore 18.45: Ritrovo davanti la Cattedrale di Pescia in via Giusti 1

Ore 19.00: Visita della Cattedrale

Ore 20.30: Cena in un ristorante pesciatino raggiungibile a piedi dalla cattedrale

L’evento, oltre ad essere di particolare interesse culturale, è reso ancor più rilevante per la contemporanea presenza delle compagini cavalleresche dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, del Sovrano Militare Ordine di Malta e del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, e per l’adesione da parte dei Vescovi della Diocesi di Pescia, Mons. Roberto Filippini, e della Diocesi di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, Cappellano di Gran Croce di Merito della Sacra Milizia Costantiniana.

Ai fini organizzativi, si è pregato di comunicare, entro martedì 20 giugno 2023 alle ore 12.00, l’adesione al Dott. Tommaso Diniso – Cellulare: 335 120 93 48 – Email: tommasodiniso@tiscal

La Madonna del Baldacchino è una pala di grandi dimensioni, l’unica di Raffaello a oggi nota, realizzata tra il 1506 e il 1508 su commissione della famiglia Dei e destinata alla basilica di Santo Spirito a Firenze, dove, però, non arrivò mai. Il dipinto, mai realmente terminato come testimonia il Vasari, venne acquisito, dopo la morte dell’artista, dall’amico ed esecutore testamentario Baldassarre Turini, presule della Santa Sede ed esponente di spicco della comunità di Pescia. L’opera rimase dunque nel duomo di Pescia fino al 1697, precisamente sull’altare della cappella-mausoleo dei Turini, che lo stesso Baldassarre aveva fatto erigere per accogliere degnamente la pala dell’Urbinate.

Della storia di questo capolavoro sappiamo molto grazie alla testimonianza di Giorgio Vasari che ricorda come Raffaello avesse ricevuto la commissione del dipinto dalla famiglia Dei, titolare di una cappella nella chiesa di fiorentina di Santo Spirito. Chiamato a Roma nell’autunno del 1508 da Papa Giulio II che gli affidò la decorazione dei suoi appartamenti in Vaticano (oggi noti universalmente come Stanze di Raffaello), l’Urbinate lasciò incompiuta la pala che dunque non raggiunse mai la chiesa e fu rimpiazzata nel 1522 dalla Sacra Conversazione di Rosso Fiorentino, anch’essa oggi esposta nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Dopo la morte di Raffaello (o forse anche prima), giunse a Pescia attraverso Baldassarre Turini, potente segretario di Leone X e datario apostolico, grande amico di Raffaello di cui fu pure esecutore testamentario, rampollo di una delle famiglie più in vista di Pescia, che la destinò alla cappella della sua famiglia nella Cattedrale della sua città natale. Qui rimase fino al 1697, anno nel quale fu comprata dal Gran Principe Ferdinando de’ Medici, figlio del Granduca Cosimo III ed erede al trono granducale. La vendita scatenò violente reazioni da parte dei pesciatini, profondamente legati al culto della Vergine e al quadro di Raffaello, tanto che fu necessario spostarla di notte per poterla trasportare a Firenze, sostituendola con una copia eseguita dal fiorentino Pier Dandini. Giunta a Palazzo Pitti, la pala fu appesa nell’appartamento di Ferdinando, nell’ala meridionale del primo piano. Per adattarla al contesto della collezione principesca e alla cornice lignea intagliata e dorata che ancora possiede, la pittura fu ampliata nella parte superiore dal pittore di corte Niccolò Cassana; si spiegano così il coronamento del baldacchino a forma di cono e la calotta a lacunari che ricalca quella del Pantheon a Roma. L’invenzione di Raffaello è una delle sue più memorabili per l’armonia delle figure, la delicatezza delle espressioni e la capacità di costruzione dello spazio, arioso e monumentale ma al tempo stesso misuratissimo, elementi che provano quanto Raffaello padroneggiasse con autonomia i modelli appresi a Firenze da Fra Bartolomeo, Leonardo e Michelangelo.

In vista della sua “trasferta”, la Madonna del Baldacchino è stata sottoposta a un leggerissimo intervento di consolidamento nella porzione più alta del supporto ligneo e ad accurate indagini diagnostiche da parte dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Il responso degli specialisti ha stabilito che l’opera sta bene, che poteva essere spostata a Pescia ed essere esposta nella cattedrale senza problemi.

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