Giovedì 23 febbraio 2023 alle ore 18.00 si è svolta a Licata nella sala convegni del Museo Archeologico Regionale della Badia una serata all’insegna della cultura e della storia dell’arte relativa alle raffigurazioni del Santo Patrono di Licata, Sant’Angelo di Gerusalemme. L’occasione è stata offerta dalla presentazione del volume di Giuseppe Caci, Sant’Angelo Martire Carmelitano. Nella storia dell’arte moderna in Sicilia, alla presenza di una rappresentanza della Delegazione della Sicilia Occidentale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorni, guidata dal Referente della Sezione di Caltanissetta ed a interim di Agrigento, Prof. Alberto Maira, Cavaliere di Merito con Placca, che ha portato i
saluti del Delegato Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere di Gran Croce di Giustizia, impegnato in un altro evento della Delegazione a Palermo.
Hanno introdotto la presentazione, la Preside Prof.ssa Annita Montana, Presidente della Sezione di Licata della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari (FIDAPA-BWP Italy) e il Prof. Cav. Alberto Maira, Cavaliere di Merito con Placca, Referente della Sezione di Caltanissetta ed a interim di Agrigento. Ha relazionato sul libro il Prof. Arch. Calogero Brunetto, Presidente della Società Agrigentina di Storia Patria. Ha offerto la conclusione l’autore, Dott. Giuseppe Caci, Postulante.
Padre Roberto Toni, Priore provinciale della Provincia italiana dei Carmelitani, nella prefazione al libro Sant’Angelo Martire Carmelitano. Nella storia dell’arte moderna in Sicilia ha scritto: «La celebrazione dell’ottavo centenario del martirio di San Angelo Carmelitano è stata la occasione per dare alle stampe il volume di Giuseppe Caci dottore in beni culturali e ambientali e presidente del Terz’Ordine Carmelitano di Licata. Un lavoro accurato, meticoloso, documentato e condotto passione. L’autore si propone un intento divulgativo che giunge alle testimonianze artistiche dopo avere espresso le basi storiche e spirituali più che mai necessarie per l’adeguata interpretazione. La vitalità della persona di Sant’Angelo emerge dalle espressioni figurative ispirate dalla sua biografia e dalla devozione che lo raffigura nelle diversità di sfondi, contesti, compagnia. La santità si rende plasticità comunicativa e si propone affascinando come via della bellezza».
La sede museale che ha offerto la cornice magica per la presentazione si trova nel cinquecentesco convento cistercense di Santa Maria del Soccorso, meglio conosciuto ancora oggi come Badia. Confiscato con la soppressione degli ordini religiosi, l’edificio divenne sede di scuole pubbliche, destinazione che mantiene in parte tuttora. Dell’ex convento il Museo occupa parte del piano terra e il chiostro costruito nel Seicento.
Il Museo Archeologico Regionale della Badia, diretto dall’Arch. Roberto Sciarratta, illustra la storia ed i caratteri degli insediamenti umani nel territorio di Licata e della bassa valle dell’Imera. Nel chiostro sono esposti reperti litici ed elementi architettonici di diversa provenienza e le statue medioevali (sec. XIV-XV) provenienti dal convento dell’Annunziata (Carmine), e una Madonna del Soccorso di Domenico Gagini datata 1470 proveniente dalla omonima chiesa.
La Montagna di Licata, dove sorge oggi la città moderna, e le altre limitrofe, poste a controllo del fiume Imera, sono state fin dalla preistoria luogo di insediamenti umani. In particolare sulla Montagna di Licata sorgeva un centro greco arcaico che si espanse in periodo ellenistico sulle vicine alture di Monserrato e Monte Sole. In esso nel 280 a.C. il tiranno di Agrigento, Finzia, trasferì le popolazioni di Gela, dopo la distruzione di quest’ultima, fondando una nuova città che prese il nome di Phintias.
Sant’Angelo, nato a Gerusalemme nel 1185 da Ebrei convertitisi al Cristianesimo, tra i primi eremiti del Monte Carmelo, negli anni che precedettero immediatamente il suo martirio dalla Palestina si recò in Occidente per sollecitare l’approvazione della Regola carmelitana al Papa Onorio III a Roma, che verrà concessa nel 1226, per predicare in varie parti della Campania e della Puglia, fondando diversi conventi che in seguito avrebbero accolto alcuni tra i Carmelitani che trasmigrarono in Europa, considerata la loro difficile situazione sul Monte Carmelo a causa delle crociate, e per combattere le eresie del tempo come si conveniva ad un grande e dotto predicatore qual egli era.
Sceso in Sicilia, predicò in diverse località dell’isola, tra le quali Palermo, Cefalà, Caltabellotta, Muxaro e Girgenti. Sepolto nello stesso luogo del martirio, Sant’Angelo ricevette presto un culto pubblico, diffuso dai Carmelitani nelle varie parti del mondo dove erano presenti. Nel 1223 il corpo del Santo Martire venne prelevato dal sepolcro e deposto in un’urna lignea per meglio essere venerato. Il luogo del martirio e della sepoltura, da cui in seguito sgorgarono acqua ed olio miracolosi, divenne presto meta di pellegrinaggi di numerosi devoti. Il 7 agosto 1486 le reliquie del Santo Martire vennero traslate in un’urna argentea, di piccole dimensioni, finché il 5 maggio 1623 vennero traslate nell’attuale urna argentea, più grande e più ricca della precedente, opera dell’argentiere ragusano Lucio de Anizi. Nel 1564 il Vescovo di Girgenti, Rodolfo Pio da Carpi, fece costruire nello stesso luogo una chiesa dedicata al Santo Martire Angelo. Nel 1625, in seguito alla liberazione della città dalla peste per intercessione del Santo Martire Angelo, avvenuta nel giugno di quell’anno, dopo aver attinto acqua al pozzo del Santo ed asperso persone e cose con la stessa, i Giurati ed il popolo di Licata decisero di costruire una nuova chiesa al Santo Martire e di trasferirne la festa dal 5 maggio al 16 agosto. La richiesta del trasferimento della festa venne accolta dal Vicario Generale di Girgenti, Corrado Bonincontro, con atto del 14 agosto di quell’anno. Dal 1626 al 1662 venne costruita l’attuale chiesa in onore del Santo Martire ed il 15 agosto di quest’ultimo anno venne trasportata l’urna argentea del Santo dalla vecchia alla nuova chiesa e collocata nella cappella a lui dedicata e protetta da un’artistica cancellata in ferro battuto. Nel 1673 venne realizzato il pozzo marmoreo del Santo, dal maestro trapanese Giovanni Romano, per dare maggiore dignità al primitivo luogo del martirio e della sepoltura di Sant’Angelo.