Come abbiamo annunciato [QUI], Nel pomeriggio di sabato 23 settembre 2023, i Cavalieri e le Dame della Delegazione Piemonte e Valle d’Aosta del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio si sono ritrovati nell’antica chiesa che fu sede della Confraternita di Santa Croce, per prendere parte alla Celebrazione Eucaristica presieduta dal Cappellano Capo di Delegazione, Don Fabrizio Balestra, Cappellano di Merito. A seguire, hanno partecipato nel Salone Ducale del palazzo municipale ad una conferenza tenuta dalla Dott.ssa Lucia Graziani su Sant’Anselmo d’Aosta.
Questo pregevole luogo di culto è stato significativamente scelto per vivere una delle principali ricorrenze per la Sacra Milizia: la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, quel legno che è unico vanto di ogni Cristiano e vessillo dell’Ordine Costantiniano.
All’esterno della chiesa si trova un pregevole affresco, raffigurante il ritrovamento del Lignum Crucis ad opera dell’Imperatrice Sant’Elena, intenso richiamo al motivo vero del essere lì, a pochi giorni dal 14 settembre, giorno anniversario di quella stessa data in cui, nel 320, la madre dell’Imperatore Costantino ritrovò la Vera Croce di Cristo in Gerusalemme.
Le autorità civili e militari locali, i Cavalieri e le Dame Costantiniani guidati dal Delegato per il Piemonte e Valle d’Aosta, il Nob. Andrea Serlupi dei Marchesi Crescenzi, insieme a tutti i presenti, sono stati accolti dal Referente per Aosta della Delegazione, Mirco Ciccarese, Cavaliere di Merito.
Don Balestra ha proclamato l’intensa pagina del Vangelo secondo Matteo (20, 1-16), nella quale il Maestro annunzia ai discepoli una sorprendente giustizia, che ribalta completamente la logica delle categorie umane: presenta il Padre come un originalissimo datore di lavoro che, pur chiamando a qualsiasi ora, paga tutti allo stesso modo. La stessa paga viene data sia a chi è stato chiamato a lavorare nella vigna alle prime ore della giornata, sia a colui che è stato chiamato solo all’ultimo momento. In questo insolito comportamento, materiale per una legittima vertenza sindacale – ha sottolineato scherzosamente Don Balestra -, Cristo rappresenta il rapporto tra Dio e l’essere umano. Per Lui non conta la durata del “lavoro”, ma l’intensità dell’amore che viene speso. Non conta da quanto tempo siamo Cristiani, se poi ci adagiamo a vivere con rassegnata mediocrità la nostra Fede. Se non rispondiamo con l’intensità del nostro amore alla sua chiamata, allora non conteranno né titoli, né qualifiche, né l’anzianità del nostro Battesimo: “Andate anche voi nella vigna, quello che è giusto ve lo darò” (Mt 20, 4).
È l’amore ad essere misura di tutte le cose, così come ricorda San Paolo nel celebre “inno alla Carità” ed è proprio la Croce che veneriamo e celebriamo la firma dell’amore immenso di Dio per il genere umano. L’amore di Dio è insistente, ha proseguito Don Balestra, ma non nel senso di una volontà di imporsi da parte Sua, al contrario. Come il padrone della vigna che esce a diverse ore del giorno per chiamare al lavoro, allo stesso modo Egli torna sempre a chiamarci, lasciandoci liberi di accettare o meno; attende fino all’ultimo, pazientemente: “Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: perché ve ne state qui tutto il giorno, senza far niente? Gli risposero: perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: andate anche voi nella vigna” (Mt. 20, 6-7).
Noi, al contrario, sembriamo voler imporre a Dio una fretta che non gli appartiene (è paziente la Carità). Non riusciamo a provare la stessa gioia di Dio quando qualcuno va a lavorare nella Sua vigna all’ultimo, eppure Egli perdona sempre, anche all’ultimo momento, poiché siamo tutti figli amati.
Al termine del sacro rito, nel Salone Ducale del palazzo municipale, cortesemente messo a disposizione dal Sindaco di Aosta, la Dott.ssa Lucia Graziani, agiologa e medievalista, ha tenuto una conferenza sulla figura di uno dei più noti Dottori della Chiesa d’Occidente, Sant’Anselmo d’Aosta. In un significativo approfondimento della storia locale, la Dott.ssa Graziani ha offerto un’immagine meno nota del santo vescovo, soffermandosi sugli anni giovanili di Anselmo, quelli che lo videro nascere e crescere in questi luoghi, tra queste montagne, che tanto portò nel cuore.
Ricalcando i passi di una delle due Vitae di Anselmo scritte da Ernèo, suo confratello e biografo, la relatrice ha presentato innanzitutto le origini del santo aostano: padre lombardo e madre di nobile famiglia valdostana. Secondo alcuni studiosi egli potrebbe aver avuto natali in seno alla casata degli Anselmidi, probabilmente vassalla degli allora Conti Savoia.
All’età di quindici anni, in seguito alla morte della madre, il giovane entra in una profonda crisi che lo spinge ad abbandonarsi ai piaceri terreni, fino a quando (sostiene Ernèo) Dio stesso non interviene portando il rapporto tra Anselmo ed il proprio padre ad incrinarsi a tal punto che il primo decide di abbandonare la casa paterna: all’età di 23 anni, quindi, tenta di attraversare le Alpi a piedi, accompagnato da un suo servitore. Qui sarebbe avvenuto il primo evento miracoloso nella vita del futuro santo: esauriti i viveri che avevano portato con sé, non avendo nient’altro con cui cibarsi se non la neve, prodigiosamente ecco che la bisaccia si trovò quotidianamente colma di pane bianchissimo, così che i due poterono nutrirsi nel loro cammino.
Impossibile non volgere la mente a quella manna candidissima con cui altrettanto prodigiosamente e quotidianamente Dio nutrì il popolo di Israele durante il suo peregrinare nel deserto per quarant’anni, cammino di purificazione prima di raggiungere la terra promessa, dopo il peccato di idolatria commesso ai piedi del monte Sinai.
Dopo alterne vicende, ha proseguito la Dott.ssa Graziani, Anselmo giunge al monastero benedettino di Le Bec, nella cui scuola insegnava allora San Lanfranco di Pavia. Fu probabilmente anche grazie all’incontro con questi che Anselmo maturò la decisione di abbracciare la vita monastica, divenendo monaco benedettino. Da allora egli non tornò più ad Aosta, ma spesso il suo ricordo più tenero tornò alle montagne che la circondano e che tanto amò.
Ma perché proprio Anselmo? Vale la pena ricordare a questo punto la sua prolifica attività letteraria ed in particolar modo le sue Preghiere. Una di esse è dedicata proprio alla Santa Croce, un dialogo tra il Simbolo e il fedele. Il Santo di Aosta ha un modo particolare di trattare temi così delicati tanto che persino il Cardinale Newman ne fu grande appassionato:
O Croce Santa, (…)
Per te il mondo è rinnovato, abbellito,
in virtù della verità che splende
e della giustizia che regna in Lui.