I Cavalieri della Tuscia e Sabina onorano Santa Maria Salome a Veroli

Mercoledì 25 maggio 2022, Solennità di Santa Maria Salome, una Rappresentanza di Cavalieri della Delegazione della Tuscia e Sabina del...

Mercoledì 25 maggio 2022, Solennità di Santa Maria Salome, una Rappresentanza di Cavalieri della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha partecipato nella Basilica di Santa Maria Salome, unitamente alla Delegazione di Veroli del Sovrano Militare Ordine di Malta e all’Ordine Teutonico, ai festeggiamenti religiosi della patrona di Veroli e della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino.

La Basilica di Santa Maria Salome sorge nel luogo dove, nel 1209, furono ritrovati i resti della pia donna del Vangelo. È poco distante dalla Chiesa di Sant’Andrea apostolo, il Duomo di Veroli e Concattedrale della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino.

Santa Maria Salome nella storia e nella tradizione

Secondo la tradizione, l’annuncio della fede cristiana nel territorio di Veroli risale all’epoca apostolica e alla predicazione di Salome, il cui nome in ebraico “Shalom” significa pace. Santa Maria Salome nel Vangelo viene nominata, oltre che col proprio nome, come moglie di Zebedeo, madre degli Apostoli Giacomo il Maggiore e Giovanni Evangelista, e anche come suocera degli Apostoli Andrea e Pietro, a cui seguito sarebbe giunta nell’antica città ernica.

Dopo l’Ascensione di nostro Signore, superato un periodo di smarrimento per essere “rimasti soli”, gli Apostoli seppero cogliere il significato del “nuovo messaggio” e partirono per portare il Vangelo agli altri popoli. Anche Salome partì, accompagnata da San Biagio e San Demetrio, venerati a Veroli dal Medioevo. Dopo un lungo pellegrinaggio evangelizzante, giunse a Veroli. Venne ospitata presso l’abitazione di un pagano, un uomo che si convertì e venne battezzato con il nome di Mauro. I suoi compagni di viaggio vennero perseguitati ed uccisi, martiri però assenti negli antichi martirologi. Nella casa di Mauro, Salome godette della tranquillità necessaria per evangelizzare Mauro e le persone del circondario, ma dopo pochi mesi morì. Recenti indagini fanno affiorare l’ipotesi che anche lei subì una serie di percosse che la portarono alla morte. Mauro si occupò personalmente della sua sepoltura, ne raccolse le spoglie e le racchiuse in una urna di pietra, sulla quale incise le parole Hae sunt reliquiae B. Mariae Matris apostolorum Jacobi et Joannis. Timoroso e impaurito dall’eventualità di subire anch’egli il martirio, da parte dei suoi stessi concittadini, Mauro lasciò la propria abitazione e trovò rifugio nella Grotta di Paterno, ove morì dopo tre giorni.

La storia di Salome, dopo la sua morte, si tinge di mistero. La sua urna, con le spoglie mortali, venne rinvenuta. Tutti gli intervenuti credettero di aver trovato un grande tesoro ma, ben presto delusi, abbandonarono i resti mortali rinvenuti e nessuno prestò attenzione particolare all’epigrafe. Un Greco, di religione cristiana, interpretò la scrittura, raccolse le ossa, le avvolse in un panno e le nascose momentaneamente in un anfratto delle mura della città. Era sua intenzione trasportarle nella sua patria. Su una pietra incise le parole Maria Mater Joannis Apostoli et Jacobi ene ista.

Storia e mistero si infittiscono. Il Greco non poté realizzare il suo progetto e secondo la relazione inviata a Papa Innocenzo III da Girardo, Abate di Casamari, i resti mortali furono ritrovati in un locus arduus et aridusvaldedifficilis ad eundum, praecipitiis plenum et rupibus, su indicazione di un certo Tommaso, custode della chiesa di San Pietro. Tommaso aveva sognato San Pietro e Santa Salome, e ottenuto la rivelazione del luogo della sepoltura. I resti vennero presentati al Vescovo di Penne, all’Abate di Casamari e di S. Anastasia in Roma, e ad altri monaci. I Vescovi presenti sollevarono le Reliquie per mostrarle alla folla e da un osso della tibia iniziò a sgorgare del sangue. Il prodigio apparve subito inspiegabile: vecchie ossa calcinate versavano sangue vivo. Nel vedere ciò, tutto il popolo si raccolse in preghiera e rese grazie a Dio.

Intorno al sepolcro fu costruito un oratorio, trasformato e ampliato nel tempo. La costruzione antica venne distrutta dal terremoto del 1350, ma fu ricostruita e consacrata nel 1492. Successivamente lavori di ristrutturazione della facciata e dell’interno della chiesa furono iniziati dal Vescovo De Zauils nei primi anni del 1700 e vennero portati a termine nel 1733 dal Vescovo Tartagni, suo successore.

Nella prima metà del 1700, nella seconda cappella, il Vescovo Tartagni fece costruire la Scala Santa, costituita da dodici gradini (l’undicesimo contiene un frammento della Santa Croce di Gerusalemme), dove si può ottenere l’indulgenza plenaria come da concessione di Papa Benedetto XIV. Nella terza cappella si può ammirare una statua lignea di Santa Salome, di scuola berniniana del XVII secolo. Nella Confessione, il mausoleo rivestito di marmi pregiati e fatto costruire dal Vescovo Tartagni nel 1742, sono attualmente custodite sotto l’altare e dentro un’urna dorata i resti mortali di Santa Maria Salome. Ai lati dell’altare, altre due urne conservano le reliquie dei Santi Biagio e Demetrio, compagni della Santa. L’oratorio situato al piano inferiore, prima costruzione realizzata sul sito, si può visitare scendendo per una scala che gira intorno alla torre circolare. Accanto ai gradini è ancora visibile un antico pozzo dal quale attingevano l’acqua i Fratres Custodes, presenti nell’oratorio fin dal 1210. Sotto l’altare della cripta si scorge il punto esatto dove rimase custodito il corpo della Santa fino al 1209; di fronte è la piccola urna in pietra dove vennero riposte le sue ossa dopo il ritrovamento, qui rimasero fino al terremoto del 1350 che ne danneggiò il coperchio.

Da allora le ossa furono portate e custodite nella cappella del Tesoro del Duomo, dove restarono per circa 400 anni, quando vennero traslate nuovamente e in forma solenne dal Vescovo Tartagni nella cappella della Confessione, in occasione delle celebrazioni del settimo centenario del ritrovamento delle sacre spoglie (1209-1909).

Santa Maria Salome nella Sacra Scrittura

Maria Salome viene menzionata due volte nel Vangelo di Marco con il nome di “Salome” (Mc 15,40 e 16,1), ma grazie ad un confronto parallelo col testo di Matteo (Mt 27,56) la si può identificare come “la madre dei figli di Zebedèo”: Giacomo il Maggiore venerato a Compostela e Giovanni l’Evangelista. La tradizione la chiamerà in seguito Maria Salome. Insieme all’altra Maria, la madre di Giacomo detto il Minore, andava al seguito di Gesù come discepola fin da quando era ancora in Galilea (Mc 15, 40-41). È presente durante l’esecuzione di Gesù (Mc 15-40; Mt 27,56) insieme a Maria di Giacomo ed a Maria Maddalena: insieme verranno in seguito indicate dalla tradizione come “le Tre Marie”. Esse «stavano ad osservare dove veniva deposto» (Mc 15,47) e trascorso il sabato «comprarono oli aromatici per andare ad imbalsamare Gesù» (Mc 16,1). Saranno le prime a ricevere l’annuncio della sua resurrezione e l’incarico di diffondere tale novella.

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