Sabato 27 gennaio 2024 alle ore 18.00, nella chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari in Cannavò di Reggio Calabria, è stata celebrata la solenne Santa Messa per il Coordinamento Calabria della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Delegato Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere di Gran Croce Jure Sanguinis con Placca d’Oro.
La Santa Messa è stata presieduta dall’Arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano, Mons. Salvatore Nunnari, Cappellano di Gran Croce di Merito. Hanno concelebrato il Parroco Don Giovanni Gattuso, Cappellano di Merito; il Vice Parroco Don Theoneste Tuyishime; e Don Domenico Cicione Strangis, Cappellano di Merito. Ha assistito il Diacono Mario Casile.
Prima della Santa Messa, Emanuele Scarlata, Cavaliere di Merito con Placca, ha fatto un breve relazione storica sulla Sacra Milizia. Innanzitutto, ha spiegato l’origine del motto dell’Ordine dall’Imperatore Costantino fino ai giorni nostri. Inoltre ha evidenziato le attività sociali e assistenziali dell’Ordine Costantiniano svolte sul territorio, come le Giornate Mediche Costantiniane effettuate nella stessa Parrocchia.
Nella sua omelia, incentrata sul messaggio di fratellanza, spiritualità ed unità, Mons. Nunnari ha ribadito i principi fondanti dell’Ordine Costantiniano, ossia l’esaltazione della Santa Croce, la propaganda della Fede e la difesa di Santa Romana Chiesa. Inoltre, ha espresso il suo apprezzamento per l’attività socio assistenziale svolta dai Cavalieri Costantiniani verso i più bisognosi del territorio.
Hanno partecipato alla cerimonia il Cavaliere di Merito con Placca, Emanuele Scarlata; il Cavaliere di Merito, Pasquale Romeo; i Cavalieri di Ufficio, Salvatore Cimiero, Antonio Filippone, Antero Villaverde, Alberto Zizza, Maurizio Capano, Domenico D’Auria; e dei Postulanti.
Ha partecipato anche il Presidente dell’Istituto Nazionale Azzurro (INA), Dott. Lorenzo Festicini, che ha portato i saluti del Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio cardinalizio, Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi, Balì Gran Croce di Giustizia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Inoltre, ha partecipato una rappresentanza provinciale dell’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO).
Al termine della Santa Messa è stata recitata la preghiera del Cavaliere Costantiniano.
La serata si è conclusa con un’agape fraterna presso un ristorante locale.
La Parrocchia di San Nicola di Bari in Cannavò di Reggio Calabria
La parrocchia inizialmente era dedicata a San Nicolò, successivamente il titolo fu volgarizzato in San Nicola. Fu istituita dall’Arcivescovo Annibale D’Afflitto il 14 febbraio 1599.
La chiesa che sorgeva nel villaggio di Cannavò appollaiato su una collinetta, era stata edificata probabilmente nell’anno 1458. Cannavò rientrava tra i centri che nel Cinquecento venivano definiti i Casali di Reggio, sparsi tra le vallate e le colline che risalgono verso l’Aspromonte.
Il terremoto del 5 febbraio 1783 colpì duramente il piccolo centro. Nella «Valutazione dei danni» fatta dall’accademico Giovanni Vivenzio, inviato dal Re di Napoli, Cannavò venne inclusa tra i «Paesi distrutti, ed in parte lesionati». Nel 1788 la chiesa venne compresa nell’elenco di quelle da ricostruire insieme a quelle di Riparo e Pavigliana. Lo stato della «parrocchiale Chiesa di S. Nicola del Casale di Cannavò» venne inserito nel lavoro istruttorio del Marchese di Fuscaldo. La chiesa venne riparata e l’attività riprese.
Nel 1827, la chiesa fu danneggiata da un’alluvione danneggiava la chiesa. Da lì a qualche anno, nonostante le animose sue proteste, l’Arcivescovo Leone Ciampa «stimò sopprimere detta Parrocchia di Cannavò, ed aggregare i pochi filiani a quella di Santa Maria del Riparo, limitrofa, e nel medesimo ambito» avendo riscontrato che la chiesa era «cadente». Il parroco di Santa Maria del Riparo ebbe in consegna «tutti i sacri arredi». Nel marzo 1836, il sacerdote Giuseppe Caracciolo, padre spirituale del novello Conservatorio di Santa Maria delle Grazie, nella Città di Reggio, richiese una delle campane della chiesa dell’abolita parrocchia «per poter così esercitare con maggior divozione le funzioni chiesastiche». Ebbe parere favorevole dal Vicario capitolare, il Canonico Tobia Sirti, a condizione di restituirla su richiesta. Intanto l’istanza avanzata per avere un contributo per riparare i danni alla chiesetta era andata avanti e, nel 1838, il Ministro della Real Segreteria di Stato degli Affari Ecclesiastici, comunicò che su ordine del Re di Napoli, era stato emesso un mandato di trecento ducati «per impegnarsi al compimento della parrocchiale chiesa di Cannavò». I fedeli, nel 1854, iniziarono a chiedere il ripristino della sede parrocchiale manifestando le difficoltà di raggiungere Riparo, «separata da un impetuoso torrente».
Nel 1856, la chiesa aveva saltuariamente ripreso a funzionare. Dal primo gennaio 1857 il villaggio di Cannavò venne staccato da Cataforio passando al Comune di Reggio, condizione che agevolò il ripristino della sede parrocchiale, e l’anno successivo l’Arcivescovo Mariano Ricciardi nominò un parroco, che dotò la chiesa del pulpito, del confessionale e di un’acquasantiera marmorea. All’interno vi erano due sepolture, «una per le donne, e ragazzi, e un’altra per gl’omini». Accanto alla parete laterale Nord si ergeva il campanile «architettato a contenere due campane».
Il terremoto del 28 dicembre 1908 che devastò le Città dello Stretto non risparmiò i quartieri collinari. Fu rasata al suolo anche la chiesa di San Nicola di Bari di Cannavò. La prima, la più antica, era stata già completamente distrutta dal sisma del 1783 e dopo allora ricostruita in altro sito dove, dopo la devastazione del terremoto del 1908, restano il campanile e una canonica diroccata. Subito dopo la catastrofe accanto al campanile era stata allestita una chiesa–baracca che però a causa di alluvioni e smottamenti alla fine degli anni Sessanta era stata spostata tre chilometri più a valle, accanto a dove oggi sorge la nuova chiesa di San Nicola di Bari di Cannavò, ricostruita dagli stessi fedeli nel 1981.
Gli eventi, anche i più devastanti, non possono nulla contro la Fede. Se il popolo ha Fede le chiese risorgono. La storia di questa comunità sempre molto laboriosa e accogliente ne è un esempio. Sismi e alluvioni non l’hanno fermata: le chiese sono state spostate, riparate e ricostruite. Di esse con impegno crescente, visto che trattasi di un quartiere con meno di duemila residenti e con tre chiese, si continua con dedizione ad avere cura. Dove c’è Fede, qualunque cosa accada, sempre si troverà il modo di edificare luoghi accoglienti in cui ritrovarsi e pregare insieme.