I Cavalieri della Tuscia e Sabina onorano Maria Santissima Liberatrice a Viterbo

Domenica 28 maggio 2023 si è rinnovata in Viterbo la secolare tradizione di affetto e devozione a Maria Santissima Liberatrice,...

Domenica 28 maggio 2023 si è rinnovata in Viterbo la secolare tradizione di affetto e devozione a Maria Santissima Liberatrice, Protettrice della Città di Viterbo e Patrona della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano. Quindi, rappresenta uno degli eventi più importanti per i Cavalieri Costantiniani della Tuscia e Sabina che, al termine di ogni liturgia eucaristica nella Chiesa della Trinità, onorano la Madre di Dio con il canto dell’antifona Salve Regina, affidando così a Lei, la dispensatrice di ogni grazia, la loro vita.

Alle ore 11.30, i Cavalieri hanno partecipato alla solenne Santa Messa, celebrata nel santuario cittadino di Maria Santissima Liberatrice da Padre Giustino Casciano, O.S.A., Priore della Provincia d’Italia dell’Ordine Agostiniano.

Nel pomeriggio, poi, la Delegazione ha partecipato in forma ufficiale alla tradizionale Processione del Voto del Comune e del Popolo di Viterbo a Maria Santissima Liberatrice. In piazza del Plebiscito il Priore della Comunità Agostiniana, Padre Giuseppe Scalella, O.S.A. ha pronunciato un saluto e discorso, seguito dall’indirizzo di saluto del Sindaco di Viterbo, Dott.ssa Chiara Frontini. Successivamente si è mossa la Processione, con la partecipazione al trasporto della macchina dei Facchini di Santa Rosa e la presenza del Corteo storico, dei musicisti e sbandieratori del Pilastro e delle Confraternite.

I Cavalieri Costantiniano della Tuscia e Sabina hanno avuto l’onore di scortare la venerata effige della liberatrice e di portare gli storici ex voto del Popolo Viterbese alla loro Protettrice.

La manifestazione mariana si conclusa nella Chiesa della Santissima Trinità con il discorso e la benedizione di Mons. Orazio Francesco Piazza, Vescovo di Viterbo, e l’Atto di affidamento della Città di Viterbo a Maria Santissima Liberatrice. Successivamente, Mons. Piazza ha celebrato la Santa Messa di chiusura.

Alla Processione ha preso parte in diverse occasioni (foto sopra), S.E. il Duca Don Diego de Vargas Machuca, Balì Gran Croce di Giustizia, il compianto Presidente della Real Commissione per l’Italia della Sacra Milizia, che il Signore ha chiamato a sé il 25 maggio scorso [QUI]. In suffragio della sua anima, al termine della manifestazione mariana, i Cappellani e i Cavalieri si sono raccolti in preghiera nella Cappella del Crocifisso, dedicata al Sacro Militare Ordine Costantiniano.

Il culto verso Maria Santissima Liberatrice rappresenta la più antica devozione mariana dei Viterbesi, poiché è da settecento anni che essi invocano sotto questo titolo la Madre di Dio nella Chiesa della SS. Trinità, officiata dai Padri Agostiniani. Essa cominciò ad essere venerata con culto solenne il 28 maggio 1320, a seguito della protezione accordata dalla Vergine alla Città dei Papi, funestata da violente calamità naturali e da gravi discordie civili: come è riferito dalle cronache del tempo, i Viterbesi ritrovarono la pace ai piedi dell’Immagine della Madonna, da quel momento proclamata loro Liberatrice.

Per solennizzare tale consacrazione, la Magistratura, postasi a capo del movimento popolare, fece dono al Santuario di una riproduzione in argento della Città. L’interesse costante del Comune di Viterbo per la sua Liberatrice è confermato dagli antichi Statuti. Quello del 1344 stabiliva che la sua festa si celebrasse ogni anno, con tutte le modalità che si osservavano nelle più grandi solennità, il lunedì di Pentecoste. Con la caduta del potere temporale dei Papi, a causa dell’opposizione della Giunta liberal-massonica la processione venne interrotta dopo cinque secoli e mezzo.

Nel 1945, su iniziativa del Vescovo Adelchi Albanesi, venne ripreso il tradizionale corteo religioso con l’intervento delle Autorità municipali.

Il 27 maggio 1984, San Giovanni Paolo II sostò in preghiera dinanzi alla sacra immagine di Maria Santissima Liberatrice (foto sopra) e confortò gli ammalati riuniti nell’attiguo chiostro rinascimentale [QUI].

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