Il volume (Libreria Editrice Vaticana 2023, 160 pagine [QUI]) offre nella forma e sostanza di un saggio un’ampia disamina sulla riforma della comunicazione della Santa Sede e i suoi strumenti, ripercorrendo le varie fasi storiche dal Concilio Vaticano II fino al Pontificato di Papa Francesco, con l’utilizzo sempre più ampio dei social media. L’autore offre il suo punto di vista sulle trasformazioni avvenute e di quelle in atto nelle vesti di osservatore qualificato, avendo avuto incarichi di responsabilità in varie istituzioni quali, per esempio, L’Osservatore Romano, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e la Sala Stampa della Santa Sede. Il volume si apre con il “racconto” della riforma, dai primi passi alla fase più matura, passando anche dai momenti di crisi Si tratta, come scritto nella presentazione, «di una storia che rimane aperta, nella quale la continuità è garantita dalla fedeltà alla missione della Chiesa, di cui la comunicazione è parte integrante».
Nelle foto, dall’alto a sinistra in senso orario: l’Arcivescovo Andrea Bellandi, Francesco De Core, Giuseppe Acocella, Domenico Mugnanini, Padre Federico Lombardi, S.I. Nell foto in fondo a destra: da sinistra, Armando Lamberti, l’Arcivescovo Andrea Bellandi, Francesco De Core.
Ha presieduto la presentazione Mons. Andrea Bellandi, Arcivescovo metropolita di Salerno-Campagna-Acerno. Sono intervenuti, alla presenza dell’autore Angelo Scelzo: Francesco De Core, Direttore de Il Mattino; Giuseppe Acocella, Professore emerito di Filosofia del diritto dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; Domenico Mugnanini, Direttore di Toscana Oggi. In via telematica è intervenuto Padre Federico Lombardi, S.I., Presidente della Fondazione Ratzinger, già Direttore della Radio Vaticana, del Centro Televisivo Vaticano e della Sala Stampa della Santa Sede. Ha moderato Armando Lamberti, Professore di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Salerno. Impossibilitato di intervenire, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha inviati i saluti. Era presente Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo-Prelato di Pompei, Delegato Pontificio per il Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario di Pompei.
Nella foto centrale, il Cav. Domenico Giuseppe Costabile con l’Arcivescovo Andrea Bellandi; nella foto a destra con Angelo Scelzo.
Su invito dell’Arcivescovo Andrea Bellandi e dell’autore Angelo Scelzo, alla presentazione ha partecipato la Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. In rappresentanza del Delegato ha presenziato il Consigliere e Addetto al Cerimoniale della Delegazione, Domenico Giuseppe Costabile, Cavaliere di Merito.
Era necessaria una riforma dei media vaticani, ma mancava qualcuno che avesse il coraggio di mettere in moto un processo, ha affermato Padre Federico Lombardi, S.I. Non sarebbe partito senza l’impulso di Papa Francesco: «Il sistema della comunicazione vaticana, non è legato solo a mezzi e tecnologie, ma allo stile comunicativo di ogni Papa, e cerca di seguire e di adattarsi a come il Pontefice si presenta al mondo attuale avendo sempre come guida il Vangelo e la vita della Chiesa».
«Nel libro sono ricostruiti i diversi passaggi di un processo complesso e il lavoro dei vari organismi via via incaricati dell’opera di revisione verso una piena conversione digitale, accentuata dal tempo e dalle difficoltà della pandemia. Un’autentica svolta che aveva un solo precedente nel Concilio Vaticano II, quando i mezzi della comunicazione della Santa Sede diventarono, per la prima volta, un corpus organico, consapevolmente impegnato, ognuno secondo la propria natura, a rendere la comunicazione una voce ordinaria con la quale la Chiesa sceglieva di parlare al mondo, ponendosi in sintonia con esso attraverso il nuovo alfabeto dell’opinione pubblica. Si può chiamare tradizionale, per semplice convenzione, la comunicazione che la Chiesa ha creato e portato avanti tra il Concilio Vaticano II e il dopo, fino all’avvento di Papa Giovanni Paolo II. Ma non basta indicare come innovativa quella, in corso, della conversione digitale: occorre considerare che tra l’una e l’altra non è trascorso solo del tempo e che parlare di semplice aggiornamento porta fuori strada».
«Non dà in nessun modo la misura di ciò che è avvenuto», ha sottolineato il Prof. Giuseppe Acocella.
Nel suo lavoro precedente La Penna di Pietro. Storia (e cronaca) della comunicazione vaticana dal Concilio a papa Francesco. Mezzo secolo dall’Inter Mirifica al Web (Libreria Editrice Vaticana 2013, 640 pagine [QUI]), Scelzo osservava che «i cinque secoli di distanza dalla stampa di Gutenberg al Concilio Vaticano II, non valgono in termini di innovazione e progresso, gli ultimi cinquanta anni culminati nell’era digitale e multimediale». Questo volume ripercorre la storia della comunicazione vaticana dal Concilio fino ai giorni nostri. I cinque secoli di storia della comunicazione infatti, dalla stampa di Gutenberg fino al Concilio, non valgono in termini di innovazione e progresso, questi ultimi 50 anni culminati nell’era digitale, periodo che ha visto protagonista nella fase più recente Papa Francesco, dimostrando una grande apertura ai nuovi media e ai social network. Grazie alla rilettura dell’Inter Mirifica, l’autore propone dunque questo lungo e suggestivo percorso attraverso la comunicazione della Chiesa.
A conclusione della presentazione, l’autore ha affermato: «Nell’assetto dei media della Santa Sede, le tecnologie informatiche hanno guidato l’assalto per conto e mandato di una comunicazione non più disposta a recitare ruoli sussidiari. Non che in Vaticano fosse tenuta ai margini, ma l’onda d’urto è stata inevitabilmente più forte. Già nell’aula conciliare, come materia a sé, la comunicazione aveva fatto fatica ad essere pienamente accettata. Inter Mirifica è stato ricordato a lungo come il documento più controverso e peggio accolto tra i testi conciliari. Nei suoi confronti, ha continuato fino all’ultimo a farsi sentire la fatica del lungo cammino alle spalle, pur non privo di momenti di straordinaria efficacia. Ecco allora profilarsi il bivio, con la crisi dell’ordine sparso della precedente comunicazione e delle sue strutture indipendenti: il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, la Sala Stampa della Santa Sede, la Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano, L’Osservatore Romano, la Libreria Editrice Vaticana. E poi l’agglomerato digitale come impasto delle diversità, un melting pot sotto le bandiere transnazionali del web. Per i media vaticani, dunque, non un cambio di strategia, ma di vita. La specificità della comunicazione della Chiesa è quella di “parlare il linguaggio del cuore” e la riforma dei media vaticani voluta da Papa Francesco “non era per imbiancare, ma un passo in avanti per ripensare l’intero sistema”».