La Delegazione Tuscia e Sabina partecipa al solenne Te Deum di ringraziamento a Viterbo

Venerdì 31 dicembre 2021 i Cavalieri della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio hanno...

Venerdì 31 dicembre 2021 i Cavalieri della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio hanno preso parte alla Santa Messa, celebrata alle ore 18.30 nella Chiesa della SS. Trinità a Viterbo in occasione della Solennità di Maria Santissima Madre dl Dio. Un passaggio da un’anno all’altro che apre con una luce nuova sul futuro, con la Genitrice del Figlio di Dio, il Principe della pace, a cui fu dato il Nome che è al di sopra di ogni nome.

Al termine del Sacro Rito, a cui i Cavalieri Costantiniano hanno prestato servizio liturgico, è stato cantato il Te Deum, per ringraziare il Signore dei doni elargiti nel corso dell’anno trascorso.

ll Te Deum laudamus (Dio ti lodiamo) è un inno cristiano di ringraziamento, che viene tradizionalmente cantato la sera del 31 dicembre, per rendere grazie dell’anno appena trascorso, durante i Primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, oppure in altre particolari occasioni solenni come nella Cappella Sistina ad avvenuta elezione del nuovo Pontefice.

Sono diversi gli autori che si contendono la paternità del testo. Tradizionalmente veniva attribuito a San Cipriano di Cartagine, mentre oggi gli specialisti attribuiscono la redazione finale a Niceta, Vescovo di Remesiana alla fine del IV secolo. Secondo una certa tradizione il Te Deum è stato intonato da Sant’Ambrogio e Sant’Agostino il giorno di battesimo di quest’ultimo, avvenuto a Milano nel 386 e per questo è stato chiamato anche “inno ambrosiano”. Il Te Deum è stato musicato da diversi autori: Giovanni Pierluigi da Palestrina, de Victoria, Händel, Mendelssohn, Mozart, Haydn e Verdi. L’inno viene anche intonato dal coro nel finale del primo atto della Tosca di Giacomo Puccini

Gesù, Figlio di Dio, è nato dalla Santissima Vergine Maria. Nestorio aveva osato dichiarare: “Dio ha dunque una madre? Allora non condanniamo la mitologia greca, che attribuisce una madre agli dei”. E San Cirillo di Alessandria replicò: “Si dirà: la Vergine è madre della divinità? Al che noi rispondiamo: il Verbo vivente, sussistente, è stato generato dalla sostanza medesima di Dio Padre, esiste da tutta l’eternità… Ma nel tempo egli si è fatto carne, perciò si può dire che è nato da donna”. Poi, il 22 giugno 431 i Padri del Concilio di Efeso acclamarono la Santissima Vergine Maria Theotókos (in greco antico o Dei genetrix in latino, letteralmente “Genitrice di Dio”, reso in italiano con “Madre di Dio”), perché da lei il Verbo prese carne e il Figlio di Dio abitò in mezzo agli uomini.

La solennità di Maria Santissima Madre di Dio è la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale, che rimpiazzava le strenae (strenne) pagane, i cui riti contrastavano con la santità delle celebrazioni cristiane. Il Natale Sanctae Mariae cominciò ad essere celebrato a Roma intorno al VI secolo, probabilmente in concomitanza con la dedicazione di una delle prime chiese mariane di Roma: Santa Maria Antiqua al Foro romano, a sud del tempio dei Castori.

La liturgia veniva ricollegata a quella del Natale e il 1° gennaio fu chiamato in octava Nativitatis Domini, in ricordo del rito compiuto otto giorni dopo la nascita di Gesù. Veniva proclamato il Vangelo della circoncisione, che dava nome anch’essa alla festa che inaugurava l’anno nuovo: «Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre» (Lc 2,21). La riforma del calendario ha riportato al 1° gennaio la solennità della maternità divina, che dal 1931 veniva celebrata l’11 ottobre, a ricordo del Concilio di Efeso, che aveva sancito solennemente la verità: Maria è vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio. Ed è da questa eccelsa ed esclusiva prerogativa che derivano alla Vergine tutti i titoli di onore che le vengono attribuiti.

«Mentre (…) una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”», Gesù disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Poi, «mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c’è qui. Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui» (Cfr. Lc 11,27-32).

La Lumen Gentium – la seconda delle quattro costituzioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, insieme alla Sacrosanctum Concilium, Dei Verbum e Gaudium et Spes, e come la Dei Verbum dotata di valore dogmatico – stabilisce: «Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù e, abbracciando con tutto l’animo e senza peso alcuno di peccato la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente» (56).

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