Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. Note storico-antropologiche e di spiritualità a cura di Enzo Cantarano, Luisa Carini e Michele Cantarano (Universitalia 2018, 248 pagine con illustrazioni [QUI]).
Ci fu un tempo in cui l’ideale cavalleresco non fu per nulla utopico o anacronistico. Un tempo in cui le virtù non erano quelle relative alla carriera ed al denaro, ma quelle del servizio e del dono gratuito di sé. Un tempo in cui nacque e fiorì la Cavalleria. Sebbene gli ideali cavallereschi, radicati come sono in quelli del Cristianesimo delle origini, possano apparire distanti dalla nostra realtà quotidiana, nondimeno possiamo scorgere in essi una linea di condotta etica che può servire, ancora oggi e sempre, da guida per gli uomini e le donne che aspirano a una reale elevazione spirituale.
Mille anni fa, nel 1025, il Vescovo Adalberone di Laon descriveva così la società del suo tempo: “Dunque la città di Dio, che si crede essere una sola, è in effetti triplice: alcuni pregano (oratores), altri combattono (bellatores) ed altri lavorano (laboratores)”. Questi tre ordini vivono insieme e non possono essere separati; il servizio di uno solo permette l’attività degli altri due e ognuno offre il sostegno a tutti. Secondo questo schema, il ruolo dei Cavalieri è dunque quello di difendere gli indifesi e la società cristiana. Nasce così quel concetto di Cavaliere, uomo forte e valoroso che, incurante dei pericoli e dei rischi, è pronto a mettere a repentaglio la propria vita pur di fare del bene.
Nel testo si analizzano sinteticamente due opere fondamentali a tale proposito: L’elogio della nuova cavalleria di Bernardo di Chiaravalle ed Il libro dell’Ordine della Cavalleria di Raimondo Lullo e si dà ragione delle origini e della storia dell’Ordine Costantiniano, nonché sulle critiche emerse circa invenzioni anacronistiche sulla stessa espresse nel De fabula Equestris Ordinis Constantiniani del Marchese Scipione Maffei già nel 1712. Seguono considerazioni sulla, così detta, Regola di San Basilio Magno e meditazioni/riflessioni sul Typicon del Cavaliere e della Dama Costantiniani, sulle tentazioni del nostro mondo attuale, sulla urgenza della conversione, la spiritualità e l’impegno di vita dei Membri dell’Ordine in ottica Cristiana ed in considerazione della morte, sulle virtù e l’eroicità attualmente intese, sulle Beatitudini e, infine, sul carisma tipico dell’Ordine: “La Carità specialmente verso i perseguitati a causa della giustizia”.
Passati i tempi della guerra guerreggiata, che cosa testimonia la rispondenza di questo Ordine Cavalleresco alla sua attribuzione più illustre e cioè Sacro? Autorevoli storici hanno evidenziato come l’Ordine Costantiniano, sin dalle sue origini, si sia proposto fini d’alto contenuto religioso e di fedeltà e devozione alla Chiesa. Numerose attestazioni di benevolenza, compiacimento e ringraziamento sono state emanate dai Sommi Pontefici. C’è da dire, “ad majorem Dei gloriam”, che l’Ordine ha saputo conciliare l’essenza della propria istituzione con i tempi, adattandosi, sotto la guida di Gran Maestri ispirati e previdenti alle esigenze reali di volta in volta manifestatesi nelle varie epoche storiche.
Così è riuscito, “Deo favente”, a mantenere la sua vitalità anche quando nessuno vi avrebbe sperato. La “Carta fondamentale” dell’Ordine, la così detta Regola di San Basilio Magno, fornisce una solida ispirazione ai Cavalieri per mettere in pratica quelle “doti”, quei “carismi” che i curatori hanno tentato di delineare nel corso delle loro riflessioni. Si tratta, a ben vedere, proprio di quelle “virtù necessarie per realizzare, secondo lo spirito del Vangelo, con animo disinteressato e profondamente cristiano”, quei “santi desideri” che l’appartenenza all’Ordine dovrebbero far sorgere in tutti quelli che fanno parte della Sacra Milizia, per la maggior gloria di Dio, la pace del mondo ed il bene del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.