Celebrazione a Genova nel decennale della beatificazione di Maria Cristina di Savoia

In occasione del decennale della beatificazione, avvenuta il 25 gennaio 2014 nella Reale Basilica di Santa Chiara in Napoli, dove è sepolta nella Real Cappella dei Borbone, la beata Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie è stata ricordata nel giorno della sua memoria liturgica, mercoledì 31 gennaio 2024, alle ore 17.00 presso il Santuario della Madonnetta a Genova. La solenne Santa Messa è stata presieduta dal Rettore Padre Eugenio Cavallari, O.A.D., Priore Generale emerito degli Agostiniani Scalzi, alla presenza dell’Abate Davide Bernini. Mostrando la Sacra Reliquia della beata Maria Cristina di Savoia, il Rettore ha acclamato: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10, 27).

Alla celebrazione, organizzata dall’Ispettorato Liguria della Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, ha partecipato una rappresentanza della Delegazione della Liguria del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Nob. Luigi Filippo Granello di Casaleto, Cavaliere di Giustizia, con Cristiano Vivaldi Pasqua, Cavaliere di Giustizia e Giacomo Tagliavini, Cavaliere di Ufficio. Inoltre, hanno partecipato delle rappresentanze degli Ordini Dinastici di Casa Savoia e dell’A.P.S. Convegni di Cultura Beata Maria Cristina di Savoia, l’Assessore del Comune di Genova, Dott.ssa Paola Bordilli ed il Presidente del Municipio Genova 1, Dott. Andrea Carratù.

l Delegato per la Liguria dell’Ordine Costantiniano ha ringraziato tutte le autorità e le organizzazioni presenti, porgendo un caro saluto, ricordando un precedente evento presso il Santuario dell’Acquasanta di Voltri, ove Maria Cristina di Savoia il 21 novembre 1832 si sposò con Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, il 14 novembre 2012 nel II Centenario della nascita della Principessa Maria Cristina di Savoia, quando l’allora Delegazione della Liguria e del Piemonte del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, auspice il Gran Maestro, l’Infante di Spagna, S.A.R. il Principe Don Carlos di Borbone delle Due Sicilie e Borbone Parma, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, fece apporre nel santuario una lapide marmorea, memori la sua fulgida testimonianza cristiana, in una cerimonia alla presenza del Presidente della Real Commissione per l’Italia, il Duca Don Diego de Vargas Machuca.

A seguito della celebrazione, si è tenuto un concerto di musica medioevale e canti gregoriani, a cura del gruppo vocale “Ars Antiqua” di Genova.

La Prof.ssa Raffaella Saponaro Monti Bragadini ha offerto un breve ricordo della vita della beata Maria Cristina di Savoia, ribadendo il suo straordinario impegno cristiano e sociale.

Poi, i partecipanti hanno ammirato, oltre alle bellezze dell’antico Santuario e gli innumerevoli reliquie del Primo Cristianesimo nell’attiguo Museo, anche lo splendido Presepe Genovese, con antiche statue lignee del Maragliano.

Posto sulle colline della città di Geneva, il Santuario della Madonnetta è innalzata su un tratto di terreno al di sopra del convento di San Nicola, donato agli Agostiniani Scalzi dal Senato della Repubblica di Genova il 6 agosto 1641. In quella zona esisteva un’antica cappellina, dedicata a San Giacomo, che Padre Carlo Giacinto Sanguineti, O.A.D., fece restaurare nel 1689, collocandovi una bellissima statua della Vergine Maria col Bimbo in braccio, chiamata affettuosamente la Madonnetta.

Il Santuario della Madonnetta, dedicato alla Natività e alla Immacolata Madre di Dio Assunta in Cielo, è stato aperto al pubblico per volontà del fondatore, il 15 agosto 1696. Fu visitato annualmente dal Doge e da Senatori della Repubblica di Genova. Nel 1712 il Senato stabilì che nella domenica dopo la festa dell’Assunta una delegazione ufficiale della Repubblica, composta da quattro senatori appartenenti alle più prestigiose famiglie patrizie, salisse al santuario per assistere alla solenne Santa Messa, durante la quale veniva riconsacrata la città alla Madonna, mentre le artiglierie del Molo sparavano quaranta colpi a salve, in segno di saluto e di festa.

Il Santuario divenne ben presto centro di vita religiosa e meta tradizionale di pellegrinaggi dalla Città e dall’entroterra genovese, dalle due Riviere liguri, dal Piemonte e dalla Lombardia. Lo testimoniano fra l’altro i numerosi privilegi accordati dai Papi Clemente XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII e Pio VI, che il 7 dicembre 1777 aggregò il Santuario alla Basilica Lateranense con gli stessi privilegi e indulgenze.

Tanti illustri personaggi si sono avvicendati al Santuario. Nel 1818 Vittorio Emanuele I salì pellegrino con la sposa Maria Teresa di Savoia. Nel 1829, rimasta vedova la regina vi ritornò accompagnata dalle figlie: Maria, futura imperatrice d’Austria, e Maria Cristina, futura Regina di Napoli e oggi beata.

Il Santuario rappresenta un punto centrale di riferimento anche per la storia artistica genovese, poiché è considerato il prototipo delle chiese settecentesche liguri. Comunque, la sua architettura eccelle soprattutto per l’alta qualità del simbolismo mistico, che in modo mirabile riesce a tradurre plasticamente la bellezza e la presenza di Dio.

La pianta della chiesa è ad ottagono irregolare, variazione dello schema barocco ellittico. Lo stile a pianta ottagonale indica la Resurrezione di Cristo, simboleggiata dall’ottavo giorno, quello della Resurrezione.

Lungo i fianchi dell’ottagono si sviluppano sei archi, quelli centrali a tutta altezza, e nei vani corrispondenti sono collocate le cappelle. Dall’aula centrale si allungano il presbiterio e il coro, leggermente più stretti ma molto profondi, cui si accede salendo due scalinate laterali, collegate in alto da una balaustrata.

Puro la cripta è a pianta ottagonale, delimitata da una bellissima cancellata; ospita la cappella o scurolo della Madonnetta, verso la quale si allarga un’ampia scalinata centrale. Ciascuna delle tre scalinate risulta di quindici gradini, e richiama quella del tempio di Gerusalemme verso cui salivano i pellegrini cantando i quindici salmi ‘dei gradini’. La scalinata discendente e le due ascendenti prefigurano inoltre l’itinerario di conversione cristiana a Dio: prima bisogna scendere nell’umiltà del cuore, per poi salire a vita nuova. Ce lo ricorda sia il cartiglio marmoreo che introduce alla cripta: Ella converte la roccia del peccatore in fonti di acque di grazia (Salmo 113) sia il celebre testo di Agostino: O uomo, se vuoi salire discendi; tu, che per voler salire, sei disceso (Conf. 4, 12, 19).

La decorazione dello scurolo è assai ricca. L’altare marmoreo, ornato di intarsi e con ricco ciborio, è sormontato da un morbido tempietto che poggia su quattro colonne tortili di alabastro. La volta e il fondo della cappella sono affrescate dal Guidobono con la Glorificazione dell’Assunta del 1697, mentre le pareti sono rivestite di marmo e ornate da sei medaglioni-reliquiari.

Genova, che fu nei secoli città di grandi ardimenti e di grande pietà, che ebbe tanta parte nelle Crociate da meritare il ricordo del praepotens Genuensium praesidium e che non mancò mai di uomini forti e generosi e di famiglie potenti e ferventi, venne arricchendosi durante il suo grande passato di tutto un inestimabile corredo di reliquie: dalle ceneri del Battista, ai corpi dei Martiri e dei Santi e alle altre preziosissime memorie che si venerano presso il Santuario della Madonnetta. L’arte del reliquiario non potrebbe essere più degnamente e più compiutamente rappresentata, tanto che, anche sotto tale aspetto, questo grande tesoro del Santuario si presenta con caratteri di interesse affatto particolare e degni di studio.

Lo scurolo ospita l’altare con la sovrastante statua della Madonnetta. La sacra Immagine, scolpita in alabastro finemente decorato con fregi in oro proviene da Trapani. È una copia dell’omonima statua del Duomo di Trapani ad opera di Giovanni Romano, che fu portata a Genova nel 1686. I documenti storici descrivono, infatti, la città di Trapani come un approdo privilegiato delle rotte marittime delle più importanti città marinare del Mediterraneo. La Madonnetta è stata incoronata quattro volte: 14 agosto 1692, 14 agosto 1693, 25 dicembre 1700 e 27 giugno 1920. Il patrimonio artistico del santuario è completato dal tesoro, che accoglie quadri, reliquiari, oggetti di culto, arredi e paramenti sacri. Esso è assai cospicuo sia per il valore intrinseco di molti pezzi sia per il numero eccezionale, in massima parte doni dei devoti alla Madonnetta; e sarebbe ancor più vistoso se, a più riprese, la Repubblica (1746) e Napoleone (1798) non lo avessero spogliato. Attualmente solo in minima parte è esposto in una sala-museo adiacente l’altare maggiore, inaugurata nel dicembre 1977. Fra i quadri di maggior valore citiamo: Annunciazione, dittico su tavola di Ludovico Brea (ca 1495); Assunta (O. De Ferrari); Visione di S. Caterina da Genova (bozzetto di C. Ratti); Cena di Emmaus (scuola dello Strozzi); varie Assunte di maestri genovesi; alcuni quadri di P. Teresio Languasco, agostiniano scalzo, discepolo del Piola. I reliquiari preziosi, oltre un centinaio, sono in legno dorato o in metallo prezioso (notevoli due collezioni in argento (scuola romana XVII) e in filigrana (Campoligure XVIII). Gli arredi sacri comprendono tessuti e ricami sia liguri che francesi: Pianeta ricamata del Venerabile, Palio dell’Assunta (considerato il più bel ricamo della Liguria, Savona 1722), piviale e stola delle Reliquie (ricavati dagli abiti dogali di Stefano Lomellini), merletti veneziani.

La beata Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie, era la figlia minore del Re di Sardegna, Vittorio Emanuele I, e dell’Arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo-Este, nata il 14 novembre 1812 a Cagliari. Fu la prima moglie del Re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone. Le nozze furono celebrate per suo volere il 21 novembre 1832, festa della Presentazione di Maria a cui lei era devota, nel santuario di Nostra Signora dell’Acquasanta vicino a Genova, officiate dal Cardinale Giuseppe Morozzo della Rocca, dei Marchesi di Brianzè, Arcivescovo-Vescovo di Novara.

La fede di Maria Cristina, la “Regina innamorata di Gesù”, definita dai Napoletani la “Reginella Santa”, era così forte, che in punto di morte rincuorava chi piangeva per lei e pronunciando con il poco respiro rimasto: «Credo in Dio, amo Dio, spero in Dio».

Maria Cristina è stata una delle prime ad avviare un concetto nuovo di carità, con l’adoperarsi per offrire ai bisognosi l’opportunità di una vita migliore. Nei quartieri più abbandonati di Napoli aprì mobilifici e maglifici, e inserì nelle seterie del Casertano una produzione di abiti e tessuti dando lavoro e riscatto a tantissime persone.

Bella, mite e colta – «charmante et parfaite», la definiva il Conte di Cavour – a suo agio con ambasciatori, sovrani e lazzaroni, portatrice di una visione politica di orientamento riformista e, talvolta, apertamente liberale: sono queste le caratteristiche di Maria Cristina, che nel breve arco della sua vita sarà capace di ritagliarsi un profilo di grande spessore, a dispetto della sua estrema riservatezza.

La sovrana riuscì ad instaurare col marito un rapporto di profonda stima reciproca e ad essere al suo fianco non solo nella vita coniugale, ma anche nella vita politica e sociale, seppure in modo discreto.

Accanto a questo “ruolo indiretto” spicca il vero e proprio protagonismo della regina nella gestione dell’assistenza e della beneficenza pubblica, nella promozione del mecenatismo di Stato, nell’ideazione di progetti relativi alla custodia ed alla valorizzazione dei beni architettonici e culturali del Regno. Anche sotto il profilo delle relazioni diplomatiche, Maria Cristina è in grado di incidere profondamente dando vita ad una complessa trama di affari, capace di rafforzare la proiezione internazionale della Corona delle Due Sicilie.

Lo studio dei documenti permette di tratteggiare il volto di una regina “moderna” e cosmopolita, ostile alle persecuzioni politiche (celebri sono le sue intercessioni per la sospensione della pena di morte, che hanno portato ad una moratoria per i condannati politici), attenta ai temi dell’emancipazione (soprattutto femminile), della tutela delle arti e delle antichità, della comunicazione con le masse, dell’assistenza agli indigenti e dell’assistenza sociale di Stato, che rappresentano a tutti gli effetti un “surrogato” del protagonismo politico vero e proprio.

A lei si deve l’istituzione di un opificio di letti, indumenti e coperte presso il convento di San Domenico Soriano, per distribuirne i prodotti alle famiglie meno abbienti. A lei si deve il rilancio della lavorazione del corallo a Torre del Greco e quello dell’industria serica a San Leucio, due straordinarie misure di politica economica che aspettano ancora di essere ricostruite in modo approfondito e analitico: è stata lei a percorrere sul lavoro alcuni principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Infatti, a lei si devono, ancora, l’estensione delle misure di protezione sociale e il rilancio delle manifatture e dei commerci in tutte le province del Regno, e in particolare nella “ribelle” Sicilia, nella convinzione che solo una rinnovata presenza dello Stato e un volto più clemente della monarchia avrebbero potuto colmare la distanza fra l’isola e la capitale partenopea.

Maria Cristina morì in odore di santità il 31 gennaio 1836, non ancora ventiquattrenne, per i postumi del parto, nel dare alla luce l’unico figlio Francesco, che alla morte del padre sarebbe salito al trono, divenendo in tal modo l’ultimo Re del Regno delle Due Sicilie. Lo stesso Francesco sarebbe stato educato nel culto di sua madre, chiamata la Regina Santa. All’unica figlia del Servo di Dio Francesco II e di sua moglie Maria Sofia di Baviera, una bambina che nacque quando i genitori erano già in esilio, venne dato il nome della nonna. La piccola Maria Cristina Pia visse però solo alcuni mesi.

Anche per via delle grazie che il popolo napoletano attribuiva alla sua intercessione, e per l’interessamento del Re Ferdinando II, il 6 novembre 1852 l’Arcivescovo metropolita di Napoli, il Venerabile Cardinale Sisto Riario Sforza, avviò il Processo sulla fama di santità, virtù e miracoli della Regina consorte Maria Cristina. Nel corso del Processo Ferdinando II dichiarerà: «Lei mi ha insegnato a vivere e a morire». Il 9 luglio 1859 fu dichiarata Serva di Dio da Papa Pio IX e iniziò il Processo di Beatificazione e Canonizzazione. Il 6 maggio 1937 fu dichiarata Venerabile da Papa Pio XI. A questo punto però, anche a causa della Seconda Guerra Mondiale e delle vicende conseguenti, la Causa subì un rallentamento.

Nacquero le prime comunità di devoti alla Venerabile Maria Cristina, all’inizio riunite dall’obbiettivo comune di propiziare, con la preghiera e con le opere, la supplicata beatificazione. Tali associazioni si diffusero un po’ ovunque nella cristianità, ma soprattutto laddove la venerazione della Reginella Santa risultava più praticata: nel Piemonte sabaudo, nei territori del perduto Regno delle due Sicilie, all’estero presso le comunità di emigrati da quelle contrade ed a Genova, luogo dove Maria Cristina volle sposarsi.

Scopo di questi consessi era altresì quello di diffondere il culto pubblico della Venerabile, organizzando Solenni Celebrazioni a Suo suffragio e Convegni. Anche grazie all’opera meritoria e decisiva di queste associazioni spontanee di fedeli, come i Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia (membri attivi dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche-UMOFC) e i Colloqui Letterari Beata Maria Cristina di Savoia (ente fondato da gentiluomini genovesi), il 22 luglio 1958 la Causa riprese il suo percorso. Nel 1958, in seguito ai lavori di restauro di Santa Chiara, fu disposta una ricognizione del corpo della Venerabile Maria Cristina, che fu trovato intatto e riconoscibile, nonostante il trascorrere del tempo e la situazione d’incuria in cui era stato rinvenuto. A quel punto, Umberto II domandò di riattivare la Causa di beatificazione. I Convegni di Cultura Maria Cristina si resero nuova parte attrice della causa, con la nominato anche un nuovo postulatore.

È significativo, per il risvolto ecclesiale e pastorale che ne assume, che il percorso finale della Causa di beatificazione, sia stato sostenuto da associazioni del laicato cattolico. Proprio per offrire alla Chiesa l’opportunità di venerare un modello di santità laicale poco usuale: quello di una regina che vive eroicamente il Vangelo nell’ambito della famiglia, del matrimonio, della corte e delle molteplici relazioni del suo rango, animando cristianamente la realtà secolare a lei contemporanea.

Il 2 maggio 2013 Papa Francesco, ricevendo in Udienza il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione del decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione di Maria Cristina.

Sabato 25 gennaio 2014, alle ore 11.00, presso la Reale Basilica di Santa Chiara di Napoli, dov’è sepolta nella Cappella Reale dei Borbone, si tenne il rito di beatificazione in un solenne Pontificale, presieduto dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo metropolita di Napoli, concelebranti dal Cardinale legato Angelo Amato, dal Cardinale Renato Raffaele Martino e dagli Arcivescovi Tommaso Caputo, Armando Dini, Fabio Bernardo D’Onorio, Arrigo Miglio e Mario Milano. «Cristina, la nostra Reginella Santa, ha trasformato la nobiltà di censo in nobiltà di Grazia», dichiarò il Cardinal Sepe.

II giorno successivo, domenica 26 gennaio 2014, dopo la recita dell’Angelus in piazza San Pietro, Papa Francesco definì la nuova beata «donna di profonda spiritualità e di grande umiltà, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, diventando vera madre dei poveri». Dichiarò che «il suo straordinario esempio di carità testimonia che la vita buona del Vangelo è possibile in ogni ambiente e condizione sociale».

La memoria della beata Maria Cristina di Savoia continua ad essere custodita e diffusa con straordinario impegno dalle associazioni a lei dedicate, come anche dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e dagli Ordini Dinastici di Casa Savoia (Ordine Supremo della Santissima Annunziata; Ordine Militare e Religioso dei Santi Maurizio e Lazzaro; Ordine Civile di Savoia e Ordine al Merito di Savoia), promuovendo e pregando per la sua canonizzazione.

Preghiera

O Dio, che hai ornato di sollecita e sapiente carità la beata Maria Cristina, perché con la sua testimonianza contribuisse all’edificazione del tuo regno, concedi anche a noi, sul suo esempio, di operare il bene attingendo alla vera ricchezza del tuo amore. Per sua intercessione ottienici la grazia […] che con fiducia invochiamo. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Notizie di grazie ricevute vanno comunicate alla Postulazione della Causa di canonizzazione dell’Ordine dei Frati Minori, via Santa Maria Mediatrice 25, 00165 Romapostgen@ofm.org.

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