Conferenza “Riflessioni sul conflitto in Terra Santa” a Sogliano sul Rubicone nel ricordo di Mons. Pietro Sambi

Locandina Conferenza “Riflessioni sul conflitto in Terra Santa” a Sogliano sul Rubicone nel ricordo di Mons. Pietro Sambi

Sabato 13 gennaio 2024, dopo i 100 giorni di morte, buio e violenza in Terra Santa, si è svolta a Sogliano sul Rubicone la Conferenza Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra. Riflessioni sul conflitto in Terra Santa, organizzata da Tania Bocchini, Sindaco di Sogliano al Rubicone, insieme all’amministrazione comunale e il Centro Internazionale per la Pace “Mons. Pietro Sambi”.

Dopo la visita alle ore 16.00 alla casa natale dell’Arcivescovo Pietro Sambi in via Roma, lasciata in eredità alla Santa Sede e acquistata dal Comune, si è svolta alle ore 16.30 la Conferenza presso il Teatro Comunale “Elisabetta Turroni” in piazza Mazzini, per riflettere sul conflitto in Terra Santa guidati dalle parole lasciate dal concittadino Mons. Pietro Sambi: «La Pace non è un fungo che cresce da solo la notte. La Pace va costruita con gesti di Pace e parole di Pace».

Mons. Pietro Sambi Nunzio Apostolico e Uomo di Pace

Mons. Pietro Sambi (Ponte Uso di Sogliano, 27 giugno 1938 – Baltimora, 27 luglio 2011) fu ordinato sacerdote il 14 marzo 1964. Nel 1966 iniziò a frequentare i corsi presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Conseguì, oltre a quella in teologia, anche la laurea in diritto canonico. Nel 1969 entrò nel servizio diplomatico della Santa Sede. Prestò servizio dapprima in Camerun; quindi venne destinato alla Delegazione apostolica di Gerusalemme (1971) e alle Nunziature Apostoliche di Cuba (1974), Algeria (1978), Nicaragua (1979), Belgio (1981) e India (1984). Il 10 ottobre 1985 fu da Papa Giovanni Paolo II eletto Arcivescovo titolare di Belcastro e nominato Pro Nunzio Apostolico in Burundi. Ricevette la consacrazione episcopale il 9 novembre successivo. In Burundi si dedicò all’opera di riconciliazione fra Hutu e Tutsi, nell’ambito degli scontri tribali che precedettero la sanguinosa guerra civile. Nel 1991 fu nominato Nunzio Apostolico in Indonesia e affrontò la crisi di Timor Est successiva al Massacro di Dili, in cui la popolazione cattolica dell’isola che reclamava l’indipendenza fu trucidata dall’esercito indonesiano. Nel 1998 assunse l’incarico di Rappresentante papale a Cipro e in Israele, nonché di Delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina. Fornì la mediazione che pose fine all’assedio alla Basilica della Natività, durante la cosiddetta “seconda intifada” nell’ambito dell’operazione scudo difensivo lanciata dalle Forze di Difesa Israeliane. Dal 2 aprile al 10 maggio 2002 le forze armate israeliane circondarono la basilica di Betlemme, e gli annessi edifici religiosi, in cui s’erano asserragliate alcune decine di combattenti palestinesi per sottrarsi alla cattura. Organizzò il Pellegrinaggio Giubilare in Terra Santa di Papa Giovanni Paolo II nel marzo del 2000 (Israele e Territori Autonomi Palestinesi). Il 17 dicembre 2005 fu nominato da Papa Benedetto XVI Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America e Osservatore Permanente presso l’Organizzazione degli Stati Americani. Negli Stati Uniti si occupò del caso dello scandalo di pedofilia, tema che lo afflisse particolarmente, ma che affrontò con fermezza e delicatezza. Si ricordano la sua determinazione di indagare sugli episodi del passato dei candidati all’episcopato e il suo coraggio nell’affrontare gli interlocutori, a cui non risparmiava domande scomode. Il 27 luglio 2011 si spense a Baltimora all’età di 73 anni, per complicazioni in seguito a un delicato intervento chirurgico ai polmoni. Durante gli intensi anni di attività diplomatica non mancò di tornare una volta all’anno nella sua casa di Sogliano al Rubicone, per trascorrere un periodo di riposo.

«Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra»

Il tema della Conferenza a Sogliano al Rubicone fa riferimento agli avvenimenti di 80 anni fa. Il 10 giugno 1940, l’Italia cominciava le ostilità. Neppure un anno prima, Papa Pio XII fece un lucido, accorato tentativo di evitare combattimenti, distruzioni e lutti, con parole che divennero il simbolo del suo pontificato. Alle ore 19.00 di giovedì 24 agosto 1939 dal Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, tramite Radio Vaticana, rivolse un accorato appello «ai governanti ed ai popoli nell’imminente pericolo della guerra». Il cuore del suo radiomessaggio, indirizzato al mondo intero, divenne una delle frasi simbolo del suo pontificato: «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo».

Alla Conferenza il 13 gennaio 2024 a Sogliano al Rubicone sono intervenuti, oltre a Tania Bocchini, Fra’ Ibrahim Faltas, OFM, Vicario della Custodia Francescana di Terra Santa, e Don Marco Scandelli, Cappellano di Merito con Placca, Vice Presidente del Tribunale Ecclesiastico di Bologna e Presidente della Catholic Near East Welfare Association-CNEWA Italia [QUI], fondata nel 1926 da Papa Pio XI come strumento di amore e segno di speranza per coloro che ne hanno bisogno sparsi per le storiche ma instabili terre delle antiche Chiese orientali, in Medio Oriente, Africa nord-orientale, India ed Europa orientale. La CNEWA lavora in luoghi dove la povertà, la guerra e lo sfollamento distruggono vite innocenti.

Ha moderato Dott. Sandro Sapignoli dell’Associazione Progetto Sorriso-Insieme per il futuro di un bimbo [QUI], organizzazione sammarinese di volontariato fondata nell’anno 2000 con sua moglie Cinzia Casali, insieme ad alcune famiglie, con lo scopo di dare una speranza di serenità e felicità a ogni bambino, riconosciuta giuridicamente ed iscritta nell’elenco delle organizzazioni abilitate allo svolgimento delle pratiche inerenti all’adozione internazionale all’interno del territorio della Repubblica di San Marino, che si prefigge di aiutare i bambini di Terra Santa abbandonati o senza alcun riferimento familiare.

I due relatori, incalzati dalle domande del moderatore, non si sono sottratti a considerazioni scomode, ma profondamente vere sui temi della pace, della guerra e delle prospettive future della Terra Santa.

Fra’ Ibrahim Faltas ha offerto una testimonianza diretta e drammatica di ciò che sta accadendo a Gaza e in tutto il Medio Oriente. Ha dato il quadro della violenza e dell’emergenza umanitaria che stanno affrontando i popoli che abitano quelle terre. Ha messo al centro la fame e la sofferenza delle persone, il disorientamento e la solitudine dei bambini.

Don Marco Scandelli ha fatto una disamina più pastorale e umanitaria dei problemi emersi con prepotenza dopo il 7 ottobre 2023 e un’analisi giuridica e politica della situazione. Ha donato spunti di riflessione come comunità cristiana ma anche per una coscienza civile universale.

Gli interventi sono stati intervallati da alcune proiezioni di interviste rilasciate da Mons. Sambi che è stato citato anche più volte dai relatori, per l’attualità della sua figura e del suo messaggio. Il Nunzio Apostolico era molto legato alla Terra Santa, che servì come inviato di San Giovanni Paolo II dal 1998 al 2005.

Presenti le autorità ecclesiali, civili e militari, locali e della Serenissima Repubblica di San Marino, tra cui il Vescovo di San Marino-Montefeltro, Mons. Andrea Turazzi, Cappellano di Gran Croce di Merito; l’Ambasciatore di San Marino presso la Santa Sede, Alessandra Albertini; Luciana Garbuglia e Sara Bartolini, Sindaci dei Comuni dell’Unione Rubicone e Mare, rispettivamente di San Mauro Pascoli e di Roncofreddo.

Ha partecipato anche una rappresentanza della Delegazione della Serenissima Repubblica di San Marino del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, significando l’impegno costante della Sacra Milizia, su scala internazionale, della concreta testimonianza della Fede in tutte le sue forme, dalle celebrazioni liturgiche alle iniziative culturali, come nella pratica della carità cristiana e della beneficenza.

Presenti inoltre, Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta, che meno di un anno fa, durante il loro semestre da Capi di Stato, si recarono in visita privata in Terra Santa. Fra’ Faltas ha chiesto in particolare che la Serenissima Repubblica di San Marino faccia pressione sulla comunità internazionale: «Abbiamo bisogno dell’aiuto di San Marino. È uno Stato piccolo ma conosce la complessità della nostra realtà, ha fatto tanto per i bimbi di Betlemme ed è stato in grado di rapportarsi bene sia con i Palestinesi che con gli Israeliani. È benvoluto da tutti». E nel ribadire la necessità di uno sforzo diplomatico per trovare un accordo per una pace vera e duratura, Fra’ Faltas ha affermato: «Di pace c’è bisogno in una situazione in cui stanno male tutti: Musulmani, Cristiani ed Ebrei».

Poi, tra i presenti c’erano anche i membri dell’Associazione Progetto Sorriso-Insieme per il futuro di un bimbo, la cui missione si è caratterizzata per anni, tra l’altro, nel dare un futuro ai bimbi dell’orfanotrofio “La Creche” di Betlemme. Sottolineando che «San Marino ha fatto tanto per i bimbi di Betlemme», Fra’ Faltas ha ricordato ai Sammarinesi, che mentre sono morti più di 10.000 bambini, oggi ci sono 40.000 nuovi orfani in una Striscia di Gaza che è una “Creche” a cielo aperto.

Fra’ Ibrahim Faltas: “Vi racconto l’inferno a Gerusalemme”

In occasione del Convegno, Fra’ Ibrahim Faltas è stato intervistato da Ermanno Pasolini per il Resto del Carlino del 15 gennaio 2024 [QUI].

Ci sono spiragli di pace?

“Speriamo, ma fino a oggi no, altrimenti la gente non può vivere. Speriamo che i potenti del mondo facciano qualcosa per finire questo inferno”.

Chi ne fa le spese sono soprattutto i bambini. “Sono migliaia i bimbi morti contati e ce ne sono tantissimi sotto le macerie, orfani che non sanno dove andare e soprattutto tanti feriti e non hanno la possibilità di essere curati”.

Come è la situazione a Gerusalemme e a Betlemme?

“Ci sono scontri di continuo e tantissimi morti, feriti, arresti, distruzione. Non c’è più nessuno, mancano i pellegrini e tanti cristiani sono rimasti senza lavoro”.

La vostra vita?

“Tutto è cambiato. Prima del sabato nero 7 ottobre era una bellezza con tanti pellegrini. Adesso dominano l’odio, la diffidenza, la vendetta, la violenza. Non è più vivere”.

Si sente ancora la mancanza di Monsignore Pietro Sambi, il pellegrino della Pace come chiamato.

“Certamente. Lui era coraggioso e anche lui gridava, chiedeva la pace, e nei 39 giorni dell’assedio alla basilica della Natività ha lavorato moltissimo per risolvere il problema. Manca ancora a tutti. Ho imparato tante cose da lui e mi ha insegnato a camminare sempre dritto sopra un filo”.

Come è la Custodia della Terra Santa? “Nel 2019 abbiamo celebrato gli 800 anni da quando San Francesco venne in Terra Santa. Abbiamo 427 case date gratis alla gente per farli rimanere a Gerusalemme. Abbiamo 2.500 dipendenti che lavorano nella Custodia e noi paghiamo regolarmente. In questi 800 anni sono stati uccisi 200 frati. Ai tempi dell’assedio alla basilica abbiamo ospitato e salvato 240 Palestinesi. Le nostre scuole hanno 14.000 studenti e ogni anno diamo 500 borse di studio. Ma questa guerra è molto pesante e in 35 anni mai abbiamo avuto una situazione terribile come stiamo vivendo adesso”.

PRO MEMORIA: 26.11.2023 – Appello urgente per l’Aiuto alla Terra Santa [QUI]

Il Nunzio Apostolico Mons. Pietro Sambi a Gerusalemme nel 2005 durante una Via Crucis per le vie della città vecchia. Accanto a lui Fra’ Pierbattista Pizzaballa, allora Custode di Terra Santa, oggi Cardinale e Patriarca di Gerusalemme dei Latini.

La scomparsa del Nunzio Pietro Sambi Un ricordo del Padre Custode, Fra’ Pierbattista Pizzaballa

28 luglio 2011

Monsignor Sambi era noto a tutti in Terra Santa per il suo carattere gioviale e irruento allo stesso tempo. Era diplomatico, ma anche molto diretto. Importante è stato il suo ruolo nella preparazione e gestione della visita di Papa Giovanni Paolo II in Terra Santa. Penso che il suo contributo ai gesti e ai discorsi che hanno reso storica quella visita sia stato importante. Come pure essenziale è stato il suo ruolo durante il periodo assai difficile della seconda intifada ed in particolare del cosiddetto assedio della Natività.

L’ho conosciuto personalmente dopo questi eventi, quando si trattava di dare un’organizzazione nuova alle comunità cattoliche di espressione ebraica. Ho avuto modo di constatare personalmente quanto amasse la chiesa di Terra Santa e quanta attenzione e preoccupazione sentiva perché fosse preparata ai tempi e ai cambiamenti della società.

Ha accompagnato anche i miei primi anni di servizio di Custode, guidandomi in alcune scelte importanti, con atteggiamento rispettoso e paterno allo stesso tempo.

Anche dopo la sua partenza per gli Stati Uniti ha mantenuto i contatti con la Terra che ha sempre amato. In particolare, da Washington, ha sostenuto, in tutte le forme possibili, le varie iniziative di sostegno alla Terra Santa, in particolare quelle della Franciscan Foundation for the Holy Land.

Più di una volta ha accolto in Nunziatura convegni, ricevimenti e iniziative simili a sostegno della Terra Santa, «raccomandando» anche ai vescovi locali di fare altrettanto.

Era di un ottimismo contagioso, schietto come tutti i romagnoli. E sapeva trasmettere a chiunque il suo amore alla Chiesa, che ha servito degnamente.

La Chiesa di Terra Santa piange un uomo che in Terra Santa ha amato e servito, appassionatamente ricambiato.

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