La conversazione con il Prof. Giacomo Fanale, Cavaliere di Merito, è stata introdotta dal Delegato Nob. Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, con le seguenti parole:
«Giacomo Fanale, nostro Confratello, di certo non necessita di una presentazione: è a tutti noto il suo impegno come organizzatore di mostre e di eventi non solo in Italia. Ingegnere e architetto – così era una volta per tutti gli architetti – , è membro dell’Associazione “Settimana delle Culture”, ma soprattutto gli siamo grati per l’aiuto prezioso che ha dato alla Delegazione e all’Ordine nella dedicazione di alcuni siti a membri e personaggi storici della Casa di Borbone, che hanno fatto parte della nostra storia nazionale ancor prima dell’Unificazione politica e che è anticulturale dimenticare o rinnegare: una cosa è la Storia che guarda gli eventi spassionatamente, cercando di capirli, altra la propaganda politica, che accompagna l’affermarsi nel tempo dei tanti movimenti, che vanno poi giudicati non soltanto con il metro del vincitore.
«L’occasione sembra, inoltre, propizia per ribadire il valore della famiglia come cellula primordiale della società civile, che nell’Ordine Costantiniano dinastico è rappresentata da quella del nostro Gran Maestro, S.A.R. Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie, in quanto è nella famiglia che si tramandano i valori identificanti della nostra civiltà.
«Il titolo della conversazione rimanda alle origini delle Due Sicilie, come entità politica e quindi alla Dinastia Borbone e al Regno delle Due Sicilie, con particolare riferimento alla sua presenza nell’Isola, a una delle quali (dic. 1798) si deve l’imponente fioritura di manufatti, tra cui quella “Palazzina cinese” nel “Parco della favorita”, dove proprio il Confratello Fanale si è tanto adoperato per la realizzazione degli apparati scenici».


Terminata la breve introduzione, il Delegato ha passato la parola al Relatore sul tema “Delle Due Sicilie” le origini. I Borbone del “Regno delle Due Sicilie”:
«La conversazione di oggi verte sulla denominazione storica politica del Regno delle Due Sicilie dalle sue origini. Considerazioni che analizzano l’evolversi dei processi storici seguiti alla fine della dinastia Normanno Sveva, e che condussero a quella unificazione fisica e politica che ebbe concretezza solo con Ferdinando I delle Due Sicilie nel 1816, dopo la restaurazione scaturita dal Congresso di Vienna nel 1815.
«La definizione e distinzione delle due Sicilie, viene per la prima volta enunciata nella Bolla pontificia con cui Papa Clemente IV nel 1265 investiva Carlo I d’Angiò della corona reggia dei territori Sicilia Citra e Sicilia Ultra del Faro, che delimitavano i possedimenti del Regno Normanno di Sicilia, al di qua e al di la del faro di Messina, che si estendevano per buona parte nell’Italia Meridionale oltre la Sicilia.
«Carlo I d’Angiò, vittorioso nella battaglia di Benevento nel 1265, investito dal titolo Regio sui possedimenti Normanni, pone la sua capitale a Napoli. Con i Vespri Siciliani del 1289, i Francesi sono espulsi dalla Sicilia, e il Parlamento Siciliano individua in Pietro III d’Aragona, marito di Costanza figlia di Manfredi, l’erede legittimo del Regno di Sicilia. Con la pace di Caltabellotta del 1302, si definiscono i confini dei due regni, quello di Sicilia Ultra Faro con capitale Palermo, e quello di Sicilia Citra Faro con capitale Napoli. I due regni rimarranno separati nei profili politici e legislativi fino al 1816, sebbene le due corone furono in più occasioni detenute dallo stesso sovrano.
«Con Alfonzo V d’Aragona, infatti, nel 1442 le due corone sono ricondotte allo stesso sovrano, dopo la conquista del Regno di Napoli, ma i due regni rimarranno separati, quello di Sicilia Ultra Faro con capitale Palermo, e quello di Sicilia Citra Faro con capitale Napoli. Alla sua morte fino al regno di Ferdinando II d’Aragona, da cui poi la costituzione del Regno di Spagna con Isabella di Castiglia nel 1504, sia il Regno di Sicilia che quello di Napoli faranno parte dei domini spagnoli, con il governo affidato rispettivamente a due Vicerè.
«Con la guerra di successione al trono di Spagna nel 1700, e a seguito del trattato di Utrecht del 1713, il Regno di Sicilia viene ceduto al Duca Vittorio Amedeo II di Savoia, che acquisisce il titolo regale, e il Regno di Napoli a Carlo VI d’Asburgo. Sarà con il trattato dell’Aia del 1720, che a Carlo VI d’Asburgo viene concesso anche il Regno di Sicilia, in cambio del Regno di Sardegna ceduto ai Savoia. Anche in questa circostanza si verificherà la medesima titolarità nei due regni. Con le conquiste nel 1734 del Regno di Napoli, e nel 1735 del Regno di Sicilia, delle truppe spagnole comandate dal ventenne Infante Don Carlo di Borbone, Duca di Parma e Piacenza, figlio di Filippo V di Spagna e Elisabetta Farnese, i due regni rientrano nell’orbita politica della Spagna, ma non poterono essere annessi al Regno di Spagna a seguito dei trattati di pace, per cui Filippo V concede al figlio Carlo la titolarità dei due regni che darà origine alla dinastia dei Borbone di Napoli, che manterranno la titolarità sia sul Regno di Napoli che su quello di Sicilia. Carlo III fu incoronato a Palermo il 3 luglio 1735, e sarà l’ultimo sovrano ad essere incoronato nella cattedrale di Palermo, e a giurare fedeltà alle prerogative del Parlamento Siciliano.
«Nel 1759 Carlo III sarà chiamato a succedere al fratello Re di Spagna deceduto, lasciando i due regni al figlio ancora adolescente, che subentrerà alla maggiore età con il titolo di Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia. Con le vicissitudini scaturite dalla occupazione Napoleoniche, il Regno di Napoli fu assegnato da Napoleone al fratello Giuseppe, e successivamente nel 1808 a Gioacchino Murat, che si proclamò Re delle Due Sicilie, non avendo mai conquistato l’isola, dove comunque regnarono i Borbone fino al definitivo rientro a Napoli dopo la restaurazione.
«Successivamente al Congresso di Vienna al rientro nei pieni poteri del sovrano, sia a Napoli che a Palermo, Re Ferdinando IV di Napoli e Ferdinando III di Sicilia, abrogando la costituzione concessa al Regno di Sicilia, e unificando i due regni costituisce un unico regno, quello delle Due Sicilie, divenendone Re con il titolo di Ferdinando I delle Due Sicilie.
«L’evolversi dei fatti videro protagonisti i discendenti di Ferdinando I, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II, con il titolo di Re delle Due Sicilie, regno costituito nel 1816, che si concluse con le guerre garibaldine e cessò di esistere il 27 gennaio 1861 alla apertura del nuovo parlamento italiano dopo l’annessione plebiscitaria al Regno d’Italia».

Terminato l’intervento del Relatore, il Delegato ha risposto alle interessanti “provocazioni” e ha concluso l’incontro con la recita della Preghiera del Cavaliere Costantiniano.
Giacomo Fanale
Ingegnere e Architetto, libero professionista, si occupa di progettazione edilizia architettonica, design d’interni e di allestimenti espositivi.
Curatore di mostre, di grandi eventi artistici e di allestimenti per mostre d’arte, per Fondazioni, Enti ed Istituzioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero, in più occasioni in Germania, Spagna, e Tailandia.
Cultore di storia dell’arte, in particolare d’arte contemporanea, e di storia dell’architettura e dell’urbanistica, di cui è stato relatore in conferenze, e autore di prefazioni di saggi sul tema.
Redattore di numerosi cataloghi di artisti contemporanei, di cui ha curato anche le esposizioni in Italia e all’estero.
Significative le sue presentazioni critiche in pubblicazioni monografiche d’arte contemporanea, edite da Mondadori e da Silvana editore.
Già docente di architettura, arredamento, design e scenotecnica, e per anni esercitatore presso la Cattedra di Architettura Tecnica del Prof. Luigi Caleca dell’Università degli Studi di Palermo.
Coordinatore della manifestazione “Natale a Palermo. Itinerario culturale tra arte, architettura e musica” e di altre manifestazioni per conto di agenzie private ed Enti pubblici.
Membro del Direttivo dell’associazione “Settimana delle Culture”, socio del Rotary Club Palermo Est, di cui è stato Presidente nell’anno rotariano 2013-2014, e di altre associazioni culturali. Cavaliere di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.