I Cavalieri della Tuscia e Sabina onorano San Giorgio ad Oriolo Romano

Una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, domenica 28 aprile 2024 ha preso parte a Oriolo Romano alla solenne Processione in onore di San Giorgio Martire, Patrone della Sacra Milizia e della cittadina dell’Alto Lazio. Al termine della Processione il Delegato ha preso la parola per ringraziare il Parroco, il Sindaco e la Confraternita di San Giorgio, per l’invito esteso ai Cavalieri Costantiniani, manifestando altresì vivo compiacimento per la profonda devozione che viene tramandata dal popolo oriolese verso il Santo Martire della Cappadocia.
Foto di gruppo

Preghiera a San Giorgio Martire

In questo giorno a te dedicato
il popolo Oriolese eleva questa preghiera

O potentissimo Patrono guarda e benedici il nostro paese, non permettere che si formino coscienze contrarie ai valori della vita, del rispetto, del dialogo e della comprensione.
Fa, o San Giorgio, che ogni Oriolese sia d’esempio di Amore e Carità fraterna nella famiglia, nel lavoro, nella Chiesa.
Ottieni da Dio la salute per gli ammalati, il conforto per chi è nel dolore, la speranza per chi è abbandonato e solo.
Ti affidiamo le famiglie in difficoltà, i disoccupati, gli anziani i bambini, gli iscritti alla confraternita, la nostra comunità civile e parrocchiale, le vite consacrate. Per noi tutti, Tu sia di costante protezione e aiuto.
Come ultima cosa ti chiediamo di proteggere gli oriolesi che sono lontani, giunga a Dio la nostra preghiera per loro.
Apri i nostri cuori alla generosità, alla gioia, fa che oggi e sempre scenda sopra di noi e su ogni abitante di Oriolo, per tua intercessione, la Benedizione di Dio nostro Padre, per mezzo del Signore Gesù Cristo.
Amen! Amen! Amen!

Oriolo Romano conta circa 3500 abitanti ed è situato al confine tra la provincia di Roma e quella di Viterbo di cui fa parte. Il territorio comunale si espande su una zona collinare ricca di boschi d’alto fusto, lungo la via Clodia, antica strada che congiungeva il nord dell’agro romano con la Tuscania, oggi in parte parallela alla via Braccianese e alla via Cassia. Il toponimo, che è stato semplicemente Oriolo fino al 1872, deriva probabilmente dal latino aureus (d’oro), forse in riferimento alla fecondità del terreno, oppure dal nome di persona Aureolus. Quanto alla specificazione, essa si giustifica con la precedente appartenenza del comune alla provincia di Roma.

Sulla facciata del Palazzo Santa Croce, oggi noto come Palazzo Altieri, si leggono alcune parole che possono essere considerate l’atto di nascita del Paese: “Giorgio Santa Croce Quinto Signore di Viano, figlio di Onofrio, disboscò la selva di Manziana, e condottovi i coloni nell’anno 1562, rese frequentata la strada Claudia, dotò di mura il castello di Oriolo, edificò la chiesa di San Giorgio (1570), edificò questo palazzo”.

Nei primi anni del 1560, infatti, Giorgio Santa Croce, ricevuto il feudo in donazione dalla famiglia Orsini, chiamò Oriolo il nuovo insediamento sorto dal disboscamento del 1560. Il Signore invitò nelle sue terre contadini e boscaioli, detti “capannari”, provenienti soprattutto dalla Toscana e dall’Umbria, da Pistoia e Siena in particolare. Concesse enfiteusi e mise a disposizione case per gli abitanti con l’obbligo di disboscare macchie e di coltivare terre, corrispondendo il “quinto” di quanto raccolto.

L’origine umbra dei primi abitanti di Oriolo risulta ancora oggi, a distanza di secoli, in talune inflessioni dialettali, usi culinari e folcloristici che si possono osservare nell’attuale popolazione.

Nel 1606 il feudo ritornò alla famiglia Orsini, che nel 1671 lo vendette alla famiglia Altieri. Il feudo restò agli Altieri fino al 1922, anno in cui fu definitivamente smembrato in base alle leggi che facilitavano l’affrancamento degli “usi civici”. L’Università Agraria, associazione di contadini residenti nata nei primi anni del ‘900 in seguito all’emanazione di una legge nazionale, distribuì gli usi civici delle terre affrancate ai residenti.

Il cinquecentesco palazzo baronale costituisce la più illustre testimonianza storico-architettonica del luogo. Progettato da Muzio Paparelli o dagli allievi del Vignola, è decorato all’interno da pregevoli affreschi e conserva, nella cosiddetta galleria dei Papi, voluta da Papa Clemente X, i ritratti di ben 265 pontefici.

Risale al XVI secolo anche la chiesa parrocchiale di San Giorgio, in seguito rimaneggiata in stile barocco e contenente una grande tela raffigurante San Giorgio che uccide un drago.

Il patrimonio storico-architettonico annovera anche il convento di Sant’Antonio, fatto costruire da Papa Clemente X nel 1675, e la seicentesca chiesa di Sant’Anna.

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