I tre giorni di S.A.R. il Gran Maestro a Napoli in occasione del Pontificale 2024. L’intervista pubblicata dal quotidiano Roma

Il Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, e S.Em.R. il Signor Cardinale Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Balì Gran Croce di Giustizia, Membro del Consiglio Ecclesiastico della Real Commissione per l’Italia, venerdì 19 aprile, il giorno precedente al solenne Pontificale in onore di San Giorgio Martire, sono stati accolti presso l’Abbazia di Sant’Antonio Abate in Napoli e nel pomeriggio S.A.R. il Gran Maestro ha visitato l’Ospedale Santobono-Pausilipon. Il giorno successivo al Pontificale, domenica 21 aprile, S.A.R. il Gran Maestro ha partecipato alla celebrazione della Santa Messa presso il Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe di Vestire i Nudi. Inoltre il 18 aprile il quotidiano napoletano Roma ha pubblicato un’intervista con S.A.R. il Gran Maestro ha rilasciato un’intervista, che riportiamo di seguito.
Don Pedro di Borbone

Don Pedro di Borbone e l’amore per Napoli
L’intervista a S.A.R. il Gran Maestro
alla vigilia del Pontificale di San Giorgio

In occasione del tradizionale solenne Pontificale in onore di San Giorgio Martire, Patrono dell’Ordine Costantiniano – che ancora una volta, per la reale e magisteriale volontà, anche quest’anno è stato celebrato a Napoli – S.A.R. il Gran Maestro, Duca di Calabria, ha risposto ad alcune domande del quotidiano napoletano Roma.

Alla domanda se c’è un particolare motivo per questa scelta, S.A.R. il Gran Maestro ha risposto: «Credo questa scelta possa essere legata a due motivazioni.
Innanzitutto Napoli, metropoli dell’antico Regno del Sud e culla della dinastia borbonica, per me quale Capo della Real Casa delle Due Sicilie, rappresenta un riferimento direi “obbligato” sotto il profilo storico-culturale.
Inoltre presso la Basilica di Santa Chiara hanno sepoltura i Sovrani e i Principi della mia Casa, verso i quali, io ed i miei familiari, manifestiamo da sempre particolare devozione e riconoscenza.
Infine, sono rimasto sempre colpito, fin da ragazzo, dal calore e dall’umanità del popolo napoletano, pur colpito, spesso, da notevoli  difficoltà economiche e sociali. Anche per questo non ho mancato talvolta di assistere nel Duomo alla miracolosa liquefazione del sangue di San Gennaro, sentendomi coinvolto nel plauso corale e nella profonda devozione nei Napoletani verso il Santo Patrono».

Alla domanda se l’affermazione sul suo ruolo di Capo della Real Casa delle Due Sicilie, manifesta implicitamente una sua rivendicazione di carattere politico, S.A.R. il Gran Maestro ha risposto: «Certamente no.
Siamo a conoscenza che la detronizzazione di Francesco II, avvenuta in realtà soprattutto attraverso interventi esterni, comportò una certa resistenza anche di tipo militare da parte dell’esercito borbonico. Reazione manifestatasi in particolare con l’eroica resistenza di Gaeta e di Civitella del Tronto.
Esauritosi però con l’Unità d’Italia, il ruolo politico della mia Casa, i Principi delle Due Sicilie, pur rivendicando i loro titoli dinastici e la titolarità del Gran Magistero dell’Insigne Real Ordine di San Gennaro e del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, non hanno mai ricoperto un ruolo politico, abbandonando de facto ogni rivendicazione.
Infatti, le espressioni “pretendente al trono” o  “principe ereditario” non figurano tra le nostre attribuzioni.
Questa “neutralità” di carattere politico è stata in special modo praticata dal mio Augusto Genitore e predecessore, S.A.R. l’Infante di Spagna Don Carlos di Borbone delle Due Sicilie e Borbone-Parma, Duca di Calabria, Conte di Caserta e al suo esempio mi riporto scrupolosamente».

Alla domanda: «Lei risiede in Spagna con i suoi familiari. Suo Padre era insignito del titolo di Infante di Spagna. Vi sono particolari motivi per tale legame della sua Casa con quel Regno?», S.A.R. il Gran Maestro ha risposto:

«In realtà, storicamente le due dinastie, quella duo siciliana e quella spagnola sono unite da molti vincoli.
Voglio ricordare in special modo l’affettuoso rapporto tra mio padre e S.M. il Re Juan Carlos I, cugini primi e compagni di studi. Fu proprio lo stesso Re, nel 1994, ad elevarlo all’alta dignità di Infante di Spagna per Real Decreto n. 2412.
Nel 1984, peraltro, da parte della Corona di Spagna si era avuto un aperto riconoscimento della posizione dinastica di Don Carlos di Borbone delle Due Sicilie e della sua titolarità dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Improntato a grande cordialità è anche il mio rapporto con l’attuale Re di Spagna, S.M. Re Felipe VI.

Alla domanda: «La liturgia Eucaristica in onore di San Giorgio è sempre presieduta da un Cardinale di Sacra Romana Chiesa. Ciò rappresenta uno speciale rapporto dell’Ordine Costantiniano con la Chiesa?», S.A.R. il Gran Maestro ha risposto:

«Certamente e non potrebbe essere diversamente data la natura dell’Ordine Costantiniano. Gran Priore della Sacra Milizia è Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Quest’anno il Pontificale verrà celebrato da Sua Eminenza Rev.ma il Signor Cardinale Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Il Porporato è stato da me nominato per i suoi alti meriti Balì Gran Croce di Giustizia.
Ottimi sono pure i rapporti intrattenuti con diversi Vescovi, molto attenti alle opere religiose e caritatevoli della Sacra Milizia.
Ricordo con particolare commozione le udienze concesse alla mia famiglia da S.S. il Papa Giovanni Paolo II, da S.S. il Papa Benedetto XVI e dal Papa regnante S.S. Francesco.

Alla domanda sulle funzioni del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ai giorni nostri, S.A.R. il Gran Maestro ha risposto: «Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio nella pratica religiosa e nell’opera caritativa dei Cavalieri e delle Dame incarna la Chiesa Militante della quale è esempio fulgido il suo Patrono San Giorgio.
Mentre risulta documentata la plurisecolare continuità storica dell’Ordine, nel suo carattere non statuale ma dinastico-familiare, appare sempre e costantemente operante il riconoscimento dell’ordinamento canonico.
L’Ordine Costantiniano è oggi ampio, più che mai vivo internazionalmente, pronto a cogliere le sfide del terzo millennio».

Visita all’Abbazia di Sant’Antonio Abate
Venerdì 19 aprile 2023 ore 17.30

Venerdì 19 aprile 2024 alle ore 17.30, S.A.R. il Gran Maestro ha visitato l’Abazia di Sant’Antonio Abate, antica commenda Costantiniana, accompagnato dal Gran Cancelliere S.E. l’Ambasciatore Don Carlos Bárcena y Portolés, Balì Gran Croce di Giustizia decorato con il Collare, e da S.Em.R. il Signor Cardinale Dominique Mamberti, Balì Gran Croce di Giustizia, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Membro del Consiglio Ecclesiastico della Real Commissione per Italia.

S.A.R. il Gran Maestro è stato accolto dal Delegato per Napoli e Campania, Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e di Trentinara, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, dal Parroco Don Mario D’Orlando e dalle Alte cariche della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidati dal Presidente S.E. il Principe Don Flavio Borghese, dei Principi di Sulmona e di Montecompatri, Cavaliere Gran Croce di Giustizia.

Con l’occasione è stato svelato un quadro di Re Carlo III.

Informazioni sull’Abazia di Sant’Antonio Abate [QUI]

Il dono di “San Giorgio che uccide il drago”
da parte dei Cavalieri della Calabria
Sabato 20 aprile 2024 ore 10.30

Prima dell’inizio del Pontificale, in Sagrestia della Basilica Reale Pontificia di San Francesco de Paoli, S.A.R. il Gran Maestro ha ricevuto un particolarmente significativo dono da parte dei Cavalieri Costantiniani della neo costituita Delegazione della Calabria [QUI].

Si tratta di un’unica rappresentazione di San Giorgio che uccide il drago di 60x77x5 cm eseguita il 7 aprile 2024 dal Maestro Raffaele Mazza, Cavaliere di Ufficio di Lamezia Terme, con uno stile sperimentale, adornando di elementi a sbalzo eseguiti a mano sull’immagine fotolitografia eseguita su legno tela tnt, adoperando argento 925, lana di vetro, acrilico, resina, foglia oro, lana, ottone.

Il Maestro Mazza, accompagnato dal Dott. Domenico D’Auria, Cavaliere di Merito, dopo essere stato presentato dal Delegato per Napoli e Campania, , Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e di Trentinara, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, insieme al Responsabile della Comunicazione della Real Commissione per l’Italia, Comm. Vik van Brantegem, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, ha brevemente spiegato al Gran Maestro le principali caratteristiche della sua opera.

L’eterna lotta tra il bene e il male si manifesta nell’opera del Maestro Raffaele Mazza, attraverso l’episodio di San Giorgio che uccide il drago.

La leggenda narra che San Giorgio fosse un nobile cavaliere originario della Cappadocia che in groppa ad uno splendido cavallo bianco giunse nella città di Selem funestata dalla presenza di un terribile drago.

Il mostro con il suo alito infuocato seminava paura e morte fra la popolazione; che per placare l’ira del drago iniziò ad offrirgli sacrifici umani, estraendo a sorte i nomi dei malcapitati. Finché un giorno ad essere estratto fu proprio il nome della figlia del re. Quest’ultima pronta ad offrirsi in pasto al mostro fu salvata dal Santo che con indomito coraggio riuscì a salvare la principessa e uccidere il drago liberando il popolo di Selem dalle vessazioni del mostro. In cambio, San Giorgio chiese che la città si convertisse alla parola di Cristo ricevendo il battesimo.

Il racconto di San Giorgio riprende il modello della battaglia dell’Arcangelo Michele, dell’eterna tensione tra bene e male e proprio per questo venne eletto dai crociati come loro protettore trasformandolo da martire a Santo Guerriero.

In quest’opera del Maestro Mazza la battaglia di San Giorgio è resa con un forte impatto visivo.

I colori intensi usati dal Maestro colpiscono l’osservatore: il blu del cielo, spezzato dal bianco lucente del cavallo che quasi come una nuvola divide la scena e domina il Drago trafitto dalla lancia argentea (a sbalzo) che ci abbaglia: non viene macchiata dal sangue del drago, perché è pura. Il verde vitale con cui il maestro rappresenta il Drago stride con la scena. Il Drago sta morendo, è agonizzante e tinge del suo sangue purpureo tutto lo spazio circostante, restituendo alla terra la vita che le ha sottratto.

Tuttavia questo verde vitale del drago non è un caso, rimanda ad una battaglia che non si risolve mai del tutto, che ci ricorda che dobbiamo restare sempre vigili, pronti a rischiarare le tenebre con la luce della fede.

Nell’opera originale la sperimentazione della nuova tecnica del “tampone bucciato” creata dal Maestro, esprime al meglio la cifra stilista dell’autore e permette all’opera di vibrare. Le figure sembrano muoversi continuamente e ci spingono a fermarci, a mettere a fuoco, a definire in noi stessi l’esperienza visiva, finché il nostro sguardo non incontra quello del Santo. I suoi occhi ci scrutano, ci rassicurano, non mostrano esitazione alcuna e ci ricordano che in questa guerra continua, il bene trionferà sempre sul male perché tutto è possibile quando si ha fede.

In risposta ad una “affermazione” del Maestro Mazza nel contesto descrittivo dell’opera, del dono “come buon auspicio per la mia Calabria”, S.A.R. il Gran Maestro ha ribadito con particolare entusiasmo “la nostra Calabria”, manifestazione chiara del suo sentito affetto verso la terra calabrese e tutti i Calabresi. Parole molte significative, anche con il pensiero all’annuncio che sarebbe stato dato durante la Colazione al Circolo dell’Unione, dopo il Pontificale, circa la costituzione della Delegazione Calabria [QUI].

Visita all’Ospedale Santobono-Pausilipon
Sabato 20 aprile 2024 ore 16.30

Nel pomeriggio del giorno del Pontificale, sabato 20 aprile 2024 alle ore 16.30, S.A.R. il Gran Maestro ha visitato l’Ospedale Santobono-Pausilipon, accompagnato dal Presidente della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Principe Don Flavio Borghese, dei Principi di Sulmona e di Montecompatri, Cavaliere Gran Croce di Giustizia e dal Luogotenente per l’Italia Meridionale Peninsulare, S.E. il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli.

L’11 maggio un anno fa, il Real Circolo Francesco II di Borbone con il sostegno della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e dell’Archivio di Stato di Napoli, hanno organizzato una gala per la raccolta fondi, alla presenza delle LL.AA.RR. il Duca di Calabria e i Duchi di Noto, per contribuire alla realizzazione del primo Centro Ustioni Pediatrico del Sud Italia, in accordo con l’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale Santobono-Pausilipon [QUI].

Ciò ha permesso di acquisire una apparecchiatura destinata ai pazienti pediatrici per innesti cutanei autologhi per la copertura di ampie perdite di sostanza dovute a traumi, ustioni o all’asportazione di neoplasie, denominata dermatoma.

Questa apparecchiatura è stata consegnata dal Presidente Onorario del Real Circolo Francesco II, il Duca di Calabria, S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, accompagnato dal Presidente Gr.Uff. Paolo Rivelli, Cavaliere de Jure Sanguinis, dal Delegato della Campania il Nob. Alfredo Buoninconti, Barone di Santa Maria Jacobi, Cavaliere di Giustizia, dal Segretario Nicola Di Frenna, Cavaliere di Ufficio, e da Andrea Dell’Angelo.

Poi, S.A.R. il Gran Maestro ha visitato il reparto di chirurgia pediatrica e ha distribuito giocattoli ai piccoli malati [QUI].

Santa Messa presso la Cappella Magistrale
Chiesa di San Giuseppe Vestire i Nudi
Domenica 21 aprile 2024

Il giorno successivo al Pontificale, domenica 21 aprile 2024 alle ore 10.30 presso il Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi, Cappella Magistrale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio in Napoli, è stata celebrata una solenne Santa Messa in latino, presieduta dal Cappellano Capo della Delegazione di Napoli e Campania, Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, Cappellano di Giustizia, Commissario Generale di Terra Santa in Napoli, concelebrante Mons. Lucio d’Abbraccio, Cappellano di Merito, assistiti da due seminaristi dell’O.F.M., alla presenza del Gran Maestro, S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orlèans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, che ha mostrato di essere molto legato al Real Monte ed Arciconfraternita. alla quale i Borbone partecipano sin dalla fondazione, avvenuta nel 1740 ad opera di Re Carlo III.

S.A.R. il Gran Maestro era accompagnato dal Gran Cancelliere della Real Deputazione, S.E. Don Carlos Bárcena y Portolés, Ambasciatore di Spagna, Balì Gran Croce di Giustizia decorato del Collare; dal Presidente della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Principe Don Flavio Borghese, dei Principi di Sulmona e di Montecompatri, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, Consigliere Istituzionale della Real Deputazione; dal Luogotenente per l’Italia Centrale, S.E. l’Ambasciatore Alfredo Bastianelli, Gentiluomo di Sua Santità, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro; dal Luogotenente per l’Italia Meridionale Peninsulare, S.E. il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Cavaliere Gran Croce di Giustizia; dal Presidente della Commissione Araldica, S.E. il Marchese Don Narciso Salvo di Pietraganzili, Cavaliere Gran Croce di Giustizia.

Ad accogliere gli illustri ospiti, il Delegato per Napoli e Campania, il Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e di Trentinara, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, con una rappresentanza del Consiglio e di Cavalieri e Cappellani della Delegazione: Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, Cappellano di Giustizia, Commissario Generale di Terra Santa in Napoli, Cappellano Capo della Delegazione; Mons. Lucio d’Abbraccio, Cappellano di Merito; il Nob. Ing. Patrizio Romano Giangreco Cavaliere de Jure Sanguinis, Segretario Generale; l’Avv. Alessandro Franchi, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, Responsabile alle Attività Culturali e Caritatevoli; il Prof. Antonio De Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, Responsabile della Comunicazione; e il Dott. Domenico Giuseppe Costabile, Cavaliere di Merito, Responsabile del Cerimoniale, unitamente al Sopraintendente del Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe di Vestire i Nudi, l’Avv. Ugo de Flaviis, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, Curatore della Cappella Magistrale a Napoli.

Rivolgendo un indirizzo di saluto a S.A.R. il Gran Maestro e ai presenti, l’Avv. de Flaviis ha illustrato le attività di assistenza ai bisognosi e quelle di carattere artistico e culturale che l’Opera sta realizzando o che è in procinto di fare, non ultimo l’apertura al pubblico del Museo dell’Opera di San Giuseppe. Poi, anche il Delegato per Napoli e Campania ha rivolto un saluto a S.A.R. il Gran Maestro e ai presenti.

Durante il servizio all’Altare, il Cerimoniere di Delegazione, Dott. Domenico Giuseppe Costabile, Cavaliere di Merito, è stato coadiuvato dal Dott. Luigi Scarano, Cavaliere di Ufficio, Accolito addetto al Messale. L’animazione liturgica della Santa Messa è stata curata dal Coro Polifonico della Fondazione di San Giuseppe dell’Opera di vestire i Nudi e dall’ensemble strumentale “Jubilius”, diretti dal Maestro Ernesto Pagliaro.

Nella sua omelia Fra’ d’Aragona ha richiamato l’attenzione alla figura del Buon Pastore e al significato di essere testimoni di Cristo:

«La IV Domenica del Tempo Pasquale è dedicata alla figura di Gesù Buon Pastore. Spesso nella Sacra Scrittura Dio è presentato come il pastore, il quale custodisce il Suo gregge, lo alimenta e lo difende dagli assalti del nemico, porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri (Is. 40,11). I Re di Israele, ad immagine di Dio erano innanzitutto pastori del popolo. Susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra (Ger. 23,3.5). Le parole di Gesù, dunque: Io sono il Buon Pastore, suonano come un adempimento di questa profezia. Inoltre, quando Gesù comincia a parlare dicendo Io sono, sta presentando la Sua divinità: Io sono è il nome santo e terribile di Dio che si rivela a Mosè nel roveto ardente sul Sinai. Le parole Io sono rappresentano la teofania di Gesù dopo l’agonia spirituale nel Getsemani, all’udire le quali gli sgherri del Sommo Sacerdote stramazzano al suolo. Nel Vangelo di Giovanni il Buon Pastore è colui che difende il gregge dagli assalti delle fiere, che nei tempi biblici popolavano la valle del fiume Giordano e offre la sua vita per salvare il gregge dai briganti. Contrariamente al mercenario, il quale dinanzi al pericolo fugge. La figura del Buon Pastore non è rivolta soltanto a chi svolge un ruolo di presidenza nella Chiesa, bensì ad ogni cristiano. Ognuno di noi è chiamato ad essere modello per il gregge. A questo punto occorre precisare cosa significhi essere testimoni di Cristo e dare testimonianza. Spesso noi assimiliamo la testimonianza al corretto agire morale. Questo certamente è lodevole, ma la testimonianza è qualcosa di più profondo da cui, poi, il corretto agire morale scaturisce. L’evangelista Giovanni nella Prima Lettera dice Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita…noi lo annunziamo anche a Voi (1Gv.1,1-3). Ma per essere testimoni non è necessario aver vissuto con Gesù duemila anni fa. L’apostolo Paolo, che non ha conosciuto Gesù, è costituito testimone delle cose che ha visto (At. 26,16) e Gesù gli dirà: Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma. Testimoni sono dunque tutti coloro i quali vedono la loro esistenza illuminata dalla luce del Risorto, soltanto chi fa una profonda esperienza di fede è testimone del Cristo. L’augurio, dunque per tutti, per S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie, per i dignitari dell’Ordine Costantiniano, per ognuno di noi, che possiamo essere pastori e testimoni secondo il Cuore di Cristo».

Conclusa la Santa Messa è seguito un vin d’honneur con un buffet nel giardino settecentesco accanto alla chiesa, offerto dall’Arciconfraternita. In tale occasione, S.A.R. il Gran Maestro ha dato l’opportunità a tutti i presenti di salutarlo e di intrattenersi con lui in piacevoli discussioni, dimostrando grande affabilità e disponibilità.

Come in occasione della precedente visita, di S.A.R. Gran Maestro, esattamente un anno fa, al termine della Santa Messa il coro ha eseguita la versione originale del 1787 dell’Inno del Re, scritto e musicato da Giovanni Paisiello, Maestro di musica della Cappella di San Giuseppe, genio musicale delle Due Sicilie, su commissione di Re Ferdinando IV di Napoli. Dal 1816 è l’Inno nazionale del Regno delle Due Sicilie:

Iddio conservi il Re
per lunga e lunga età
come nel cor ci sta
viva Fernando il Re!

Iddio lo serbi al duplice
trono dei Padri suoi
Iddio lo serbi a noi!
viva Fernando il Re!

Dalle parole della composizione si evince con certezza che il testo è stato scritto prima del 12 dicembre 1816, quando Re Ferdinando unificò nella sua persona il Regno di Napoli (come Re Ferdinando IV) e il Regno di Sicilia (come Re Ferdinando III), assumendo il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie. L’espressione “Iddio lo serbi al duplice trono dei Padri suoi” ne è la conferma, in quanto prima i due regni erano realtà assestanti, con leggi e tradizioni diverse, accomunate dall’obbedienza alla stessa dinastia regnante.

Il componimento non avendo un testo ufficiale nella sua prima versione, venne più volte sottoposto ad alcune modifiche nel corso del tempo. Basti pensare che il nome del monarca veniva cambiato ad ogni avvicendamento al trono e il “Fernando” del testo definitivo fa riferimento, per l’appunto, a Re Ferdinando. La versione che ancora oggi è possibile ascoltare venne ritrovata nel 1996 in una libreria antiquaria e donata alla biblioteca del Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella. La partitura faceva parte di un fondo di spartiti appartenenti alla famiglia del Principe Folco Ruffo di Palazzolo, Ambasciatore dei Borbone a Torino e in Svizzera.

Fondata nel 1740 da Re Carlo III per assistere i poveri e mendicanti, la Fondazione di San Giuseppe dell’Opera di vestire i Nudi svolge opere di carità ed assistenza ai bisognosi. Inoltre, conserva un prezioso patrimonio religioso e culturale nel cuore del centro storico di Napoli: vanta infatti una pinacoteca importantissima, con le maggiori firme dell’epoca; manoscritti originali di opere musicali (in maggior parte inedite) dei più celebri esponenti della Scuola Musicale Napoletana; una raccolta di reliquie di primaria importanza, a partire dal bastone di San Giuseppe, una reliquia dalla cui venerazione si è originato uno dei modi di dire scherzosi più diffusi a Napoli, per arrivare a un prezioso reliquiario in rame dorato con finiture d’argento contenente alcuni frammenti attribuiti alla vera Croce lignea di Gesù.

Con decreto del 18 novembre 2019, S.A.R: il Gran Maestro ha eretto la chiesa di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi a Cappella Magistrale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e l’ha indicata quindi come sede istituzionale dell’Ordine in Napoli.

La Presidenza della Real Commissione per Italia ringrazia il Luogotenente per l’Italia Meridionale Peninsulare, S.E. il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, per l’impegno nell’organizzare il programma della visita di tre giorni di S.A.R. il Gran Maestro a Napoli in occasione del Pontificale in onore di San Giorgio Martire 2024.

Notizie collegate

La cronaca della celebrazione del solenne Pontificale in onore dii San Giorgio Martire presso la Basile Reale Pontificia di San Francesco di Paola e la successiva Colazione presso il Circolo dell’Unione [QUI]

La costituzione della Delegazione della Calabria. Il Decreto del Presidente della Real Commissione per l’Italia. La genesi [QUI]

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