Il pellegrinaggio Costantiniano nell’Anno Giubilare della Santissima e Vera Croce di Caravaca de la Cruz

Nel 2024, Caravaca de la Cruz apre le braccia al mondo in un nuovo Anno Santo in onore della Santissima e Vera Croce, questa volta dal tema Via della Croce, via dell'amore. LL.AA.RR. i Duchi di Calabria si sono recati in pellegrinaggio alla Città Santa della Murgia in Spagna, con un folto gruppo di Cavalieri e Dame Costantiniani, con i loro familiari, in segno di ringraziamento per l'occasione di celebrare l’Anno Giubilare e per pregare per le persone più bisognose, che necessitano di amore e di solidarietà. Caravaca de la Cruz è una città spagnola di circa 26mila abitanti a 626 m.s.l.m. nella Comunità autonoma di Murcia, capoluogo e centro amministrativo della regione del Nordovest. La Reliquia della Santissima e Vera Croce - due piccoli frammenti del lignum crucis - è contenuta in un reliquiario-stauroteca a forma di croce patriarcale.
Foto di gruppo

In questo tempo di grazia, mentre tanti pellegrini arrivano da diverse parti del mondo, che desiderano avvicinarsi alla Croce di Cristo e ottenere così le indulgenze plenarie dell’Anno Santo della Santissima e Vera Croce 2024, il Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, per tramite del Presidente della Commissione per il Regno di Spagna dell’Ordine Costantiniano, ha invitato tutti i Cavalieri e le Dame di Spagna a venire in pellegrinaggio a Caravaca de la Cruz e “scoprire un Ordine di persone per le persone”, che fa un pellegrinaggio dal tema La famiglia speranza del mondo.

Al loro arrivo nella Chiesa Madre del Salvatore, i pellegrini sono stati accolti dal Presidente della Commissione per il Regno di Spagna dell’Ordine Costantiniano, il Grande di Spagna S.E. Don Álvaro Zuleta de Reales y Ansaldo, Duca di Linares; S.E. Don Carlos Abella y de Arístegui, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, Ambasciatore di Spagna, Consigliere del Real Consiglio Provinciale; il Delegato per Castilla-La Mancha e Murcia, Rafael Marcos y Pardo, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; il Delegato per Aragona, Navarra e La Rioja, Don Juan Luis Doncel y Paredes, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis; il Delegato per Cantábrico, Antonio Calvo y Rubio, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; e il Delegato per la Comunità di Valencia, Francisco-Javier Fernández y Auñón, Cavaliere di Merito.

05-09 11

Alle alte cariche di governo dell’Ordine Costantiniano in Spagna si sono uniti il Sindaco di Caravaca de la Cruz, José Francisco García; il Fratello Maggiore della Reale e Illustre Confraternita della Santissima e Vera Croce di Caravaca de la Cruz, Luis Melgarejo Armada; e il Commissario dell’Anno Giubilare 2024, Don David Martínez Robles, Parroco della chiesa madre del Salvatore di Caravaca de la Cruz e Vicario episcopale della zona.

Terminati i saluti, è stato compiuto il rito della stazione giubilare e la benedizione dei pellegrini, presieduta da Don David Martínez Robles, accompagnato da Don Luis Enrique Martínez y Galera, Priore della Delegazione di Castilla-La Mancha e Murcia della Commissione per il Regno di Spagna dell’Ordine Costantiniano.

Prima di concludere, ha preso la parola S.A.R. il Duca di Calabria, sottolineando che “i Cavalieri, le Dame e i Cappellani dell’Ordine Costantiniano partecipano alla vita religiosa dentro il proprio ambito geografico e diocesano, sia sul piano spirituale che su quello liturgico, dando adempimento ad uno degli scopi fondanti del nostro amato Ordine”. In questo senso, ha evidenziato che “essere a Caravaca de la Cruz oggi è un’occasione straordinaria che ci permette di rinnovare la nostra vita cristiana e di testimoniare la nostra fede. Questo è l’impegno che abbiamo assunto il giorno in cui siamo entrati a far parte dell’Ordine”. Ha ricordato anche le parole del Vescovo di Cartagena, Mons. José Manuel Lorca Planes, nell’invito a venire a Caravaca de la Cruz in questo Anno Giubilare: “Il motivo del pellegrinaggio è semplice: Caravaca de la Cruz diventa un fulcro di spiritualità e speranza, sarà per tutti la luce che ci illumina, il segno più grande dell’amore donato. Andare in pellegrinaggio a Caravaca significherà entrare nel mistero dell’amore che Gesù Cristo ci ha offerto. Andremo a Caravaca per partecipare alla sua misericordia e al suo perdono per sentire la forza della gioia e partire carichi della speranza con cui dobbiamo affrontare. la giornata che ci attende con cuore cristiano” (Lettera aperta alle confraternite).

Dopo aver compiuto il rito della stazione giubilare nella Chiesa Madre del Salvatore, i pellegrini Costantiniani si sono recata alla basilica santuario della Vera Croce, dove sono stati accolti dal Vescovo di Cartagena, Mons. José Manuel Lorca Planes; e dal il Rettore della basilica, Don Emilio Sánchez.

Poi, LL.AA.RR. i Duchi di Calabria, accompagnati dai membri dell’Ordine Costantiniano e della Reale e Illustre Confraternita della Santissima e Vera Croce di Caravaca de la Cruz, si sono recati alla Torre Chacona dove hanno firmato il libro d’onore della Confraternita. Il Fratello Maggiore, Luis Melgarejo Armada ha donato a LL.AA.RR. i Duchi di Calabria una replica della croce di legno che Santa Teresa portava sul suo abito. Si sono poi svolti gli interventi istituzionali ed è stato fatto un brindisi con un vino dolce e uno spuntino squisito con i famosi Yemas di Caravaca de la Cruz, dolci dall’origine monastica, fatti con tuorli d’uovo e zucchero, ricoperti da un delizioso strato di caramello o cioccolato. Non sorprende che siano stati apprezzati sia dai grandi che dai bambini.

A mezzogiorno, nella piazza del Real Castello è stata celebrata la Santa Messa del pellegrino, presieduta dal Vescovo di Cartagena, Mons. José Manuel Lorca Planes, con la partecipazione di migliaia di fedeli, tra cui pellegrini dell’Ordine Costantiniano. Al termine la sacra reliquia della Vera Croce è stata venerata da LL.AA.RR. i Duchi di Calabria e dai fedeli e pellegrini provenienti da tutto il mondo.

La Giornata del Pellegrino dell’Ordine Costantiniano in Spagna si è conclusa nella Sala Capitolare del Real Castello. Qui, il Presidente della Commissione per il Regno di Spagna ha esordito con alcune parole di benvenuto, per poi presentare i Delegati al Gran Maestro, per ricevere le diverse Benemerenze approvate dal Real Consiglio e i diplomi che attestano di aver effettuato il pellegrinaggio secondo le norme stabilite.

Terminate le attività del pellegrinaggio Costantiniano alla Santissima e Vera Croce di Caravaca de la Cruz, i partecipanti hanno condiviso un’agape fraterna.

La Santissima e Vera Croce
di Caravaca de la Cruz

La Reliquia della Santissima e Vera Croce di Caravaca de la Cruz – due piccoli frammenti del lignum crucis, la cui presenza in questo luogo è attestata dal XIII secolo – è contenuta in un reliquiario-stauroteca a forma di croce patriarcale, ossia con due bracci orizzontali, di ridotte dimensioni, 7 e 10 cm i due bracci e 17 di altezza.

Questa croce appartenne al Vescovo Roberto, il primo Patriarca di Gerusalemme dopo la riconquista della città ai musulmani con la Prima Crociata del 1099. Nella Sesta Crociata (1228-1229) un vescovo successore di Roberto era in possesso della reliquia, e tre anni più tardi, il 3 maggio 1232, la reliquia si trovava “miracolosamente” a Caravaca. Secondo la tradizione, ce la portarono due angeli, che a volte vengono rappresentati insieme alla croce.

La croce fu portata a Caravaca da un gruppo di prigionieri Cristiani nel tempo della Taifa di Murcia, un regno andaluso islamico taifa nell’attuale Spagna meridionale. Divenne indipendente come taifa centrata sulla città moresca di Murcia dopo la caduta degli Omayyadi del Califfato di Cordova (XI secolo). La Taifa moresca di Murcia comprendeva anche Albacete e parte di Almería. Fu veramente indipendente per cinque periodi distinti, nel periodo dal 1012 al 1266, quando fu annessa dalla Castiglia, diventando il Regno di Murcia, uno dei regni costituenti della Corona di Castiglia.

Venne chiesto al sacerdote Ginés Pérez Chirinos, che si trovava fra i prigionieri Cristiani, quale fosse il suo mestiere. Quando questi rispose che era quello di celebrare la Santa Messa, il Re volle fargliela celebrare per curiosità. Il sacerdote disse che aveva bisogno di un crocifisso e così apparvero due angeli che trasportarono un reliquiario con il lignum crucis e lo posarono sull’improvvisato altare. Allora il Re, vedendo tale prodigio, si convertì.

Quando il territorio della Taifa di Murcia fu conquistato dal Re cristiano Fernando III il Santo, la croce servì da talismano contro ulteriori attacchi musulmani.

La presenza dei pellegrini a Caravaca de la Cruz è attestata fin dal Medioevo, in particolare a partire dalla seconda metà del XIV secolo. Così, nelle indulgenze di Papa Clemente VII del 1392 si afferma che “una grande folla dei medesimi fedeli venuti da lontane parti frequenta la Cappella di Santa Croce di detto Real Castello”. Nei secoli XV e XVI esistevano tre ospizi che offrirono letti ai pellegrini. Inoltre, sono confermate numerose testimonianze della presenza di pellegrini, tra cui Re Ferdinando il Cattolico o San Giovanni della Croce.

Nel 1934, le assicelle del lignum crucis furono rubate, lasciando il reliquiario. Non si riuscì mai a scoprire l’autore del furto né venne ritrovata la reliquia per cui, dopo la Guerra Civile Spagnola, nel 1945 Papa Pio XII fece dono a Caravaca de la Cruz due nuovi piccoli frammenti del lignum crucis.

Il Giubileo
della Santissima e Vera Croce
di Caravaca de la Cruz

Il privilegio di celebrare un anno santo è condiviso con pochi altri sedi nel mondo della cristianità: Roma, Gerusalemme, Santiago de Compostela (Spagna), Urda (Toledo, Spagna), Santo Toribio de Liébana (Spagna) e Valencia (Spagna). I Giubilei, o Anni Santi, possono essere ordinari (celebrati ad intervalli regolari ed in perpetuum) e straordinari (celebrati per commemorare circostanze speciali). Quello di Roma si celebra ogni 25 anni, quello di Santiago de Compostela, quando la festa di San Giacomo Maggiore, ossia il 25 luglio, coincide con la domenica. Quello di Santo Toribio de Liébana quando il 16 aprile, festa di Santo Toribio, è domenica. Quello di Caravaca ogni 7 anni (il primo è stato nel 2003), quello di Urda quando il 29 settembre (festa del Cristo della Mancha) è domenica (il primo è stato nel 1996) e quello di Valencia ogni 5 anni, a partire dal 2014.

Nel 1981 venne concesso un anno giubilare straordinario, in occasione del 750º anniversario dell’apparizione della Vera Croce a Caravaca de la Cruz e se ne celebrò un altro nel 1996. Il privilegio di celebrazione di un Giubileo in perpetuum ogni sette anni al santuario della Santissima e Vera Croce di Caravaca, che ebbe luogo per la prima volta nel 2003, fu concessa dalla Penitenzieria Apostolica della Santa Sede il 9 gennaio 1998, durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Nel decreto di concessione si spiega che la Penitenzieria Apostolica concede l’Indulgenza Plenaria rispettando le prescrizioni stabilite (visita al santuario della Vera Croce, comunione eucaristica, confessione sacramentale e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) il 3 maggio, festa dell’Apparizione della Vera Croce e il 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce; a condizione che per devozione si effettui un pellegrinaggio di gruppo al santuario di Caravaca de la Cruz; oppure una volta all’anno, in un giorno scelto liberamente dai fedeli. Inoltre, nella celebrazione dell’Anno Giubilare, viene concessa l’indulgenza plenaria anche a coloro che partecipano alle messe di apertura e di chiusura, o alle celebrazioni presiedute dal Vescovo di Cartagena.

Ogni anno, durante le festività a Caravaca de la Cruz, la Santissima e Vera Croce viene esposta pubblicamente per la venerazione dei pellegrini. Le strade della città sono adornate con fiori e decorazioni, e vengono organizzate processioni solenni in cui la Croce viene portata in giro per le vie principali. Queste feste richiamano pellegrini e visitatori da tutto il mondo, desiderosi di partecipare a questa antica tradizione religiosa e vivere l’esperienza della venerazione della Santissima e Vera Croce di Caravaca de la Cruz.

All’inizio di questo anno di grazia, durante la Santa Messa di apertura dell’Anno Giubilare della Vera Croce 2024, presieduta dall’Arcivescovo metropolita di Granada, Mons José María Gil Tamayo, nella basilica di Caravaca, il Vescovo di Cartagena, Mons. José Manuel Lorca Planes, disse: “Caravaca de la Cruz diventa centro di spiritualità e pellegrinaggio, sarà per tutti la luce che ci illumina, il segno più grande dell’amore donato. Un pellegrinaggio a Caravaca significherà entrare nel mistero dell’amore che Gesù Cristo ci ha offerto. Verremo a Caravaca per partecipare alla sua misericordia e al suo perdono per sentire la forza della gioia e partiremo carichi della speranza di cui abbiamo bisogno per affrontare la vita di ogni giorno con cuore cristiano”. Nella sua omelia, l’Arcivescovo di Granada ha invitato i pellegrini ad avvicinarsi alla Sacra Reliquia in questo “anno di grazia e di bontà”. Ha incoraggiato i fedeli che hanno partecipato alla celebrazione o che l’hanno seguita in televisione a non nascondere la propria fede nella Croce, come fanno gli abitanti di Caravaca “che hanno ricevuto testimonianza diretta della passione e morte del Signore, simbolo del Cristianesimo”. Mons. Gil Tamayo ha ricordato anche che questo Giubileo è tempo di conversione, di contemplazione di Cristo, per “andarsene di qui facendo del bene”.

Il tempo giubilare è una straordinaria opportunità che il Signore ci offre per rinnovare la nostra vita cristiana e per testimoniare la nostra fede. Non è un evento magico, ma comporta un esame di coscienza alla luce del Vangelo. Un Cristiano deve scoprire il Signore nella propria vita affinché Egli lo aiuti a individuare le sue debolezze e in questo modo trasformarle verso l’amore e il servizio. Purifica la memoria che chiede a tutti un atto di coraggio e di umiltà per riconoscere le colpe commesse da chi porta il nome di Cristiano.

Il pellegrinaggio a Caravaca de la Crux insegna che la vita è un cammino: la vita cristiana è anche una via verso l’eternità. Un cammino che inizia con il battesimo e si conclude alla fine con la morte. San Paolo, nella sua lettera a Timoteo, descrive così questo cammino: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. Cerca di venire presto da me” (2 Timoteo 4,7-9).

La vita cristiana è una lotta permanente per non lasciarci sedurre dal male, che cerca di separarci dal disegno di Dio sulla nostra vita. In quella guerra contro il male, a volte veniamo sconfitti, il peccato diventa presente nella nostra vita, spezzando il progetto di Dio. Il sacramento del perdono, la confessione dei nostri peccati, ci risana, ci riconcilia con Dio e con i fratelli e ristabilisce la nostra pace. Ma la lotta contro il male, contro il peccato, come ogni guerra, lascia conseguenze che continuano ad essere presenti nella nostra anima, dopo aver ritrovato la pace. La nostra tendenza al male, all’egoismo, ha bisogno dell’aiuto e della grazia di Dio.

La preghiera di benedizione
con la Santissima e Vera Croce
di Caravaca de la Cruz

Ti preghiamo, Signore Santo, Padre onnipotente, Dio eterno, di benedire il tuo popolo con il segno della Croce, simbolo del tuo amore redentore e di avvicinarti a noi, affinché sia nostro aiuto nella debolezza, incoraggiamento nelle difficoltà, gioia nel nostro lavoro, fondamento della nostra fede e garanzia della tua presenza amorevole nel mondo. Per Gesù Cristo nostro Signore, Amen.

Le caratteristiche
della Santissima e Vera Croce
di Caravaca de la Cruz

La Santissima e Vera Croce di Caravaca de la Cruz è un simbolo sacro di grande importanza nella cultura spagnola. Oltre ad essere un oggetto di culto, la Croce di Caravaca rappresenta un importante patrimonio culturale e storico per la Città Santa di Caravaca de la Cruz e per l’intera Spagna. La sua storia affascinante e la sua fama di portatrice di miracoli e grazie si è diffusa anche al di là dei confini spagnoli, diventando un oggetto di devozione e di culto in tutto il mondo. Molte persone, indipendentemente dalla loro fede religiosa, portano una riproduzione della Croce come simbolo di protezione, benedizione e speranza.

Ne esistono varie versioni, tra cui la più significativa è quella con gli Arcangeli San Michele e San Gabriele, che ne sostengono la base, come vuole la leggenda. Gesù è crocifisso, a ricordare l’amore sacrificale per il prossimo. Questo simbolo rappresenta l’unione del piano materiale attraverso i bracci della Croce, con il piano spirituale espresso nella base della Croce, che costituisce l’essenza dell’essere umano.

Oltre ad essere un simbolo religioso, la Croce è un sacramentale con la sua forza spirituale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma, in sintesi (1677, 1678 e 1679): “Si chiamano sacramentali i sacri segni istituiti dalla Chiesa il cui scopo è di preparare gli uomini a ricevere il frutto dei sacramenti e di santificare le varie circostanze della vita. Fra i sacramentali, le benedizioni occupano un posto importante. Esse comportano ad un tempo la lode di Dio per le sue opere e i suoi doni, e l’intercessione della Chiesa affinché gli uomini possano usare i doni di Dio secondo lo spirito del Vangelo. Oltre che della liturgia, la vita cristiana si nutre di varie forme di pietà popolare, radicate nelle diverse culture. Pur vigilando per illuminarle con la luce della fede, la Chiesa favorisce le forme di religiosità popolare, che esprimono un istinto evangelico e una saggezza umana e arricchiscono la vita cristiana”.

Servizio fotografico di Adela Cajo Sáez e Juan Fernández.

Fotogallery complete [QUI]

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