La cappella di Girsterklaus si trova nel comune lussemburghese di Rosport-Mompach, ad ovest della valle del Sauer, che segna il confine con la Germania, nella regione di Mullerthal (Mëllerdall in lussemburghese), spesso indicata come la “Piccola Svizzera del Lussemburgo”, perché suo paesaggio collinare ricorda la Svizzera. La regione è soprattutto un biotopo unico caratterizzato da formazioni rocciose di arenaria tanto seducenti quanto sorprendenti. È la composizione unica della roccia e l’erosione del suolo che hanno contribuito alla creazione di questo paesaggio così tipico della regione. Il variegato patrimonio naturale e geologico rende la regione così speciale. In quanto “capitale” della regione del Mullerthal, Echternach è la città più antica del Lussemburgo. Nel 2010, la famosa processione saltellante di Echternach è entrata a far parte del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.
La cappella in stile romanico fu costruita nell’XI o XII secolo, secondo la leggenda per volere del crociato Elbert von Clervaux (Lussemburgo), tornato felicemente a casa dopo una vita difficile. Fu menzionata per la prima volta nel 1329, ma certamente è più antica. Monete rinvenuti durante gli scavi durante la ristrutturazione alla fine degli anni ’70 testimoniano un pellegrinaggio all’inizio del XIV secolo. Nel 1431 viene menzionata una confraternita in onore della Signora del Girsterklaus. Il piano inferiore della massiccia torre costituisce la parte più antica dell’intero complesso. Forse costruita su fondazioni tardo romane, era una torre difensiva e di avvistamento che fu integrata nella chiesa di nuova costruzione alla fine dell’XI o all’inizio del XII secolo. La navata è la parte più antica della chiesa. Il suo giogo corale è ancora presente nella traversata odierna. Sulla volta a cupola dell’incrocio si trovano affreschi romanici dei 12 apostoli, a volte sovradipinti.
La cappella di Girsterklaus, dedicata all’Assunzione della Vergine Maria, è il più antico luogo di pellegrinaggio alla Beatissima Vergine del Granducato del Lussemburgo. Oltre a Maria, sulla collina sopra Rosport è particolarmente venerato anche San Giuseppe. Il pellegrinaggio di Girsterklaus conduce all’immagine miracolosa della Madre di Dio dello Hieselterheck (Madonna del Nocciolo), una figura lignea della Madre di Dio seduta col Bambino, in una nicchia tra capitelli corinzi sull’altare maggiore realizzato nel 1632, coronata da una raffigurazione dell’Annunciazione. L’immagine risale al periodo di transizione tra il tardo romanico e il primo gotico ed è ispirata al tipo di immagini in trono della Vergine Maria del XII secolo, come il ciclo di affreschi nella cripta di Echternach.
Martedì 25 aprile 2023, sempre nel quadro delle celebrazioni della festa di San Giorgio, i Cavalieri e le Dame della Real Commissione per il Lussemburgo si sono riuniti al Cercle Munster, sulle rive dell’Alzette nel quartiere storico di Grund della Città di Lussemburgo, per una conferenza sulla cartografia del paradiso nella tradizione occidentale, tenuta da Alessandro Scafi, docente di Storia della Cultura nel Medioevo e Rinascimento al prestigiosissimo Warburg Institute di Londra. Era presente il Vice-Presidente della Real Commissione per il Lussemburgo, S.E. l’Ambasciatore Guy de Muyser, Cavaliere Jure Sanguinis.
Ha introdotto la conferenza il Cancelliere, Dott. Fulceri Bruni Roccia, Cavaliere di Giustizia.
La visione di uno stato perfetto e felice, remoto nello spazio o lontano nel tempo, è stata condivisa nei secoli da ogni fede e cultura. Nel corso della storia, gli esseri umani hanno sempre rimpianto, cercato o atteso unparadiso passato, distante, o avvenire, e per i primi cristiani che avevano adottato la Bibbia ebraica, e con essa il libro della Genesi, il Giardino dell’Eden era il paradiso in terra e perduto dove Adamo ed Eva avevano vissuto agli inizi nella perfezione e nella gioia. I cristiani medievali credevano che questo paradiso fosse un luogo reale, posto ai confini estremi dello spazio e del tempo, inaccessibile e separato dal mondo abitato e conosciuto, eppure misteriosamente contiguo, quindi situato nella geografia e indicato sulle mappe. Anche dal Rinascimento all’Illuminismo, la cartografia del paradiso è servita a convalidare l’autorità delle sacre scritture e confermare le verità della fede cristiana, mentre dall’inizio dell’Ottocento in poila questione dell’esatta ubicazione del paradiso in terra è stata discussa non più dai teologi ma da studiosi e curiosi profani. E ancora oggi, all’inizio del ventunesimo secolo, le più varie teorie sull’ubicazione dell’Eden perduto continuano ad essere discusse e pubblicate. Il libro di Alessandro Scafi sull’argomento, Mapping Paradise: A History of Heaven on Earth (The British Library e University of Chicago Press, 2006) [Edizione italiana, Il paradiso in terra: Mappe del giardino dell’Eden (Bruno Mondadori 2007); Edizione tedesca, Die Vermessung des Paradieses,(Philipp von Zabern, Wissenschaftliche Buchgesellschaft 2015] è una storia della cartografia del paradiso dall’inizio del cristianesimo ai giorni nostri. Invece di ridicolizzare la credenza medievale in un paradiso terrestre come l’espressione pittoresca di un Medioevo ignorante e bigotto e ridicolizzarne la cartografia come il tipico esempio delle molte superstizioni del periodo, Scafi esplora le condizioni intellettuali che hanno reso possibile situare il paradiso sulle carte geografiche. La sfida per i cartografi, sostiene Scafi, era quella di rendere visibile un luogo geograficamente inaccessibile eppure reale, remoto nel tempo ma teatro di un episodio essenziale della storia della salvezza. Mapping Paradise spiega anche le trasformazioni, sia nella dottrina teologica che nella pratica cartografica, che hanno portato al declino della credenza in un paradiso ancora esistente sulla terra e all’emergere della nuova cartografia storica e regionale del Giardino dell’Eden iniziata al tempo della Riforma e vitale ancora oggi.
Il poderoso studio di Alessandro Scafi, pubblicato nel 2006 (dal 2013 disponibile per un pubblico non specialista nella sintesi di Maps of Paradise), è stato il primo libro a mostrare come il paradiso sia stato espresso in forma cartografica nel corso di due millenni, rendendo visibili le riflessioni più profonde sul senso e il destino della vita umana, nel loro sviluppo nei secoli e attraverso le generazioni.
Alla stimolante panoramica offerta da Alessandro Scafi del suo importante contributo alla storia della cartografia, particolarmente attuale nel clima attuale di rinnovato interesse per la geografia delle credenze e del sacro, è seguita una cena al Cercle Munster, durante il quale si è svolto un ampio dibattito su cosa rappresenta per ciascuno il paradiso terrestre.