La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta alle ore 18.00 dall’Abate Don Davide Bernini, concelebrante Don Simone Ghersi, della Diocesi di Albenga/Imperia. Hanno partecipato, tra gli altri, l’Ispettore Regionale Dott. Marco Ghisolfo; il Delegato Lombardia/Liguria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia, Grande Ufficiale Alberto di Maria; una rappresentanza dell’Ordine Costantiniana, guidata dal Delegato per la Liguria, Nob. Luigi Filippo Granello di Casaleto, Cavaliere di Giustizia.
Da tutti è stata prezzata la partecipazione “trasversale” di Ordini ed Associazioni, nell’intento di incentivare e migliorare i rapporti di conoscenza ed amicizia esistenti, anche al fine di intercettare eventuali spunti comuni di condivisione cristiana.
Nella sua omelia, Don Bernini ha condiviso riflessioni profonde e significative, che hanno toccato il cuore dei presenti, ricordando il Principe Vittorio Emanuele di Savoia ed offrendo un momento di preghiera e di ricordo intenso e commovente.
Commentando il brano del Vangelo (Mt 18.21-35), Don Bernini ha evidenziato la comprensione del padrone verso il suo servo e l’esenzione del debito. Importante è stata l’annotazione che ”anche il Padre celeste farà con voi, se non perdonerete di cuore, ciascun fratello”. Ha ricordato la recente riflessione del Santo Padre che “non possiamo pretendere per noi il perdono di Dio, se non concediamo a nostra volta il perdono al prossimo”.




L’Abbazia di Santa Maria della Sanità
L’Abbazia di Santa Maria della Sanità a Genova fu costruita nel 1592 su progetto del Ponzelli, sul sito dove precedentemente nel ‘400 esisteva una chiesa intitolata a San Bernardino da Siena (da qui anche il nome del tratto delle mura e della Porta poco distanti) per volere di Stefano De Mari, proprietario dei terreni (così come dell’attigua attuale Villa Gruber, un tempo De Mari), che l’affidò ai carmelitani scalzi della vicina chiesa di Sant’Anna.
La chiesa presenta una rara pianta ottagonale, ampia cupola centrale e ben sette cappelle laterali, ed è considerata un gioiello dell’architettura sacra minore.
Con la rivoluzione franco-genovese del 1797 la gestione passò di mano prima alla nobile famiglia De Mari, poi al clero secolare, quindi alle monache di clausura. Dopo alterne vicissitudini e successivi passaggi di mano, nel dopoguerra il Cardinale Giuseppe Siri si attivò per la sua ricostruzione, affidandone i lavori al Ing. Umberto Pagnini che, grazie all’aiuto del Genio Civile e alle offerte dei fedeli, restituì il perduto splendore al complesso. L’Arcivescovo metropolita di Genova riconsegnò l’Abbazia al culto nel 1965.
Una volta varcata la soglia dalla curiosa pianta ottagonale, numerose sono le opere di scuola genovese ivi custodite. Alcune di esse meritano particolare menzione come, ad esempio, le balaustre dell’Orsolino, scultore molto attivo e noto in città (fra le tante opere, il barchile di Piazza delle Erbe) o la secentesca rappresentazione del Narducci sopra l’altare della Madonna della Sanità. Quella che più di tutte colpisce, custodita nella seconda cappella sul lato sinistro, opera di G.B. Poggi del 1600, è la Madonna con i quattro santi protettori di Genova: San Giorgio, San Giovanni Battista, San Siro e San Lorenzo.