La Delegazione Piemonte e Valle d’Aosta ricorda Maria Cristina di Savoia nel decennale della beatificazione

Domenica 28 gennaio 2024 si sono tenute a Moncalieri le celebrazioni per il X anniversario della beatificazione di Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie, promosse dalla Delegazione di Piemonte e Valle d’Aosta del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, con la sentita partecipazione della cittadinanza.

In continuità con la recente tradizione, i Cavalieri, le Dame, i Postulanti e gli amici della Sacra Milizia si sono riuniti all’ombra del Castello Reale della cittadina pedemontana, dove l’allora Principessa Maria Cristina visse alcuni anni particolarmente lieti della sua adolescenza, circondata dall’affetto dei suoi familiari, lontana dal clima politicamente travagliato che gravava sulla corte di Torino, proseguito anche dopo la morte del padre, Vittorio Emanuele I, avvenuta nel 1824. In virtù del tenero ricordo che Maria Cristina sempre conservò di quegli anni e di quei luoghi, Moncalieri ne ha suggellare il legame attraverso il Patrocinio della Città per le celebrazioni, che hanno visto tre importanti momenti, di natura liturgica e culturale, che hanno coinvolto il centro storico della cittadina nell’ultima domenica di gennaio, punto d’incontro dell’anniversario del sua beatificazione (il 25 gennaio 2014) con quello della sua nascita al Cielo (il 31 gennaio 1836): una processione religiosa con una sua reliquia, la solenne celebrazione eucaristica nella sua memoria liturgica e una conferenza sulla sua figura. La processione

Nel dare avvio alla giornata di celebrazioni in onore della Reginella Santa, i Confratelli della Sacra Milizia convenuti si sono uniti in processione portando una reliquia ex ossibus della beata Maria Cristina, muovendo dalla seicentesca chiesa dell’Arciconfraternita di Santa Croce, piccolo gioiello barocco incastonato tra i vicoli medievali della città. La scelta di questo luogo è anch’essa alquanto significativa: esso celebra il legno della redenzione, vanto di ogni cristiano e vessillo dell’Ordine Costantiniano. Tutto ha inizio dalla Croce di Cristo.

Accompagnato dal suono gioioso delle campane, la processione ha attraversato il cuore del centro storico di Moncalieri, passando davanti al palazzo municipale, per concludersi nella chiesa collegiata di Santa Maria della Scala, il principale luogo di culto cittadino, dove si è svolta la solenne Santa Messa in memoria della beata Regina delle Due Sicilie.

La solenne Santa Messa

Come per un cristiano il cammino della vita ha per meta la comunione dei Santi nella Gerusalemme Celeste, così il cammino processionale ha condotto all’incontro con il Signore Risorto nell’Eucarestia. Con questa certezza nel cuore, i Cavalieri, le Dame, i Postulanti e gli amici dell’Ordine Costantiniano hanno preso parte alla solenne Santa Messa presieduta dal Parroco Don Paolo Comba, alla presenza del Delegato, il Nob. Andrea dei Marchesi Serlupi Crescenzi; dell’Assessore alla cultura per la Città di Moncalieri, la Dott.ssa Laura Pompeo; e del Comandante del Primo Reggimento Piemonte di stanza presso il Castello Reale, il Col. Fabio Federici.

Nella sua omelia, commentando la pagina essenziale del Vangelo di Marco, che la liturgia propone nel IV Domenica del Tempo Ordinario, Domenica di Settuagesima (Mc 1, 21-28), Don Paolo Comba ha invitato a soffermarsi sull’importanza di ciò che in essa viene presentato: l’autorità ed autorevolezza di Gesù, riconoscibile già nella potenza del suo insegnamento e nel suo agire. Diversamente dagli scribi, che si autocompiacevano della propria conoscenza delle Scritture, gravando le coscienze di un’infinità di precetti e fardelli che essi si guardavano dall’osservare, Cristo si presenta come colui che vive in prima persona ciò che insegna, divenendo esempio da seguire. Se cammina veramente sulle orme del Maestro il Cristiano riceve autorevolezza, data non solo dalle parole, ma dal modo in cui vive la Fede Cristiana. Come dimostra il Vangelo, essa non è un insieme di dottrine, ma l’esperienza nella nostra vita di un incontro: quello con il Signore.  Nella sinagoga di Cafarnao, in cui si ambienta il racconto evangelico, Cristo incontra un uomo posseduto da uno spirito immondo. Quest’ultimo è ben consapevole di chi sia Gesù, il Santo di Dio, tanto da domandargli: “Sei venuto per rovinarci ?”

Sì, Egli può essere la rovina nella misura in cui la sua presenza diviene un peso, un ostacolo. Ma, come affermava Papa Paolo VI, Cristo diviene “dolce rovina” se, dall’incontro con Lui, nonostante saltino i nostri progetti umani, la Sua presenza resta il fondamento della nostra vita. Questa diventa, così, autentica professione di Fede, come avvenne per la beata Maria Cristina. Nonostante avesse maturato in sé il desiderio di ritirarsi a vita contemplativa, l’allora Principessa accetta che la volontà di Dio “scompagini” i suoi progetti, acconsentendo al matrimonio con il giovane Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie. Cristo rimase il centro della sua vita, così che, in quell’unione rivelatasi felicissima, la Regina seppe riconoscere lo strumento per testimoniare la Fede: spendendosi per il bene del popolo che Dio aveva affidato a lei ed al suo sposo, in modo particolare per i più poveri e gli emarginati. Ella riconobbe a Dio il primato in ogni ambito, anche a Corte, divenendo essa stessa esempio per tutti, con l’autorevolezza datale dal vivere in prima persona la presenza di Cristo nella propria vita ed essere consapevole di appartenere a Lui.

Proprio in merito all’appartenenza, Don Combo ha sottolineato un aspetto che la pone in relazione alla Croce Costantiniana, che ogni Cavaliere della Sacra Milizia ha l’onore di portare sul proprio mantello: anche i segni possiedono un’autorevolezza e essa è data proprio dalla consapevolezza dell’appartenenza a qualcosa di più grande.

La croce gigliata con il monogramma di Cristo (il Χι-ρο) che, riportata sui manti dei cavalieri, ha attraversato le vie del centro storico di Moncalieri durante la processione, vuole indicare al mondo che ogni Confratello della Sacra Milizia non appartiene a sé stesso, ma a Cristo. Così, in unità di spirito con ognuno di essi, al termine della Celebrazione Eucaristica il Delegato ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano, a cui sono seguiti i saluti istituzionali.

A conclusione della Santa Messa, il grande organo a canne della collegiata ha salutato la Reginella Santa con le note dell’Inno del Regno delle Due Sicilie, eseguito dal Maestro Antonino Ramognino, mentre tutti si stringevano intorno all’immagine della beata Maria Cristina ed alla sua reliquia, esposte alla venerazione dei fedeli.

La conferenza

Terminata la solenne Celebrazione Eucaristica, si è svolta la conferenza dal titolo La Beata Maria Cristina: da Moncalieri a Napoli. Regina del vero bene comune, in uno degli ambienti settecenteschi del Castello Reale di Moncalieri, grazie alla disponibilità dell’Arch. Riccardo Vitale e della Dott.ssa Elisabetta Silvello, della Direzione Musei della Regione. Aver potuto incontrare la figura storica della beata Maria Cristina nei luoghi che accolsero la sua quotidianità durante gli anni vissuti nella cittadina piemontese, ha reso ancora più significativi questi momenti celebrativi.

Nella sua conferenza, la Dott.ssa Cristina Siccardi – Vicedirettore della rivista Europa Cristiana, membro tra le altre delle Accademie Costantiniana, Ferdinandea e Archeologica Italiana – ha tracciato un profilo della beata Maria Cristina, che ha permesso ai presenti di essere maggiormente consapevoli della grandezza spirituale, politica e sociale di questa giovane Sovrana. Dall’educazione profondamente cristiana, all’accettazione delle nozze per ragion di Stato con il Re Ferdinando II di Borbone, fino alla prematura morte per le complicanze che seguirono il parto dell’atteso erede Francesco, emerge l’immagine di una giovane coerente, che ha saputo coniugare la propria origine con la solarità, i colori e gioia di vivere incontrate nella sua nuova Patria Duosiciliana. Una donna che riuniva in sé le più pure caratteristiche italiane: il suo credo cattolico, appunto, la sua ampia cultura umanistica e scientifica, il suo amore per l’arte e le cose belle. Una madre per il suo popolo, che seppe fare dell’imprenditoria uno strumento di carità attenta a restituire dignità alla persona, anche attraverso il lavoro, l’educazione, la crescita spirituale. Capolavoro, in tal senso, fu il nuovo slancio che la Regina seppe dare ai setifici di San Leucio, già esperienza imprenditoriale voluta da Ferdinando IV. Con i numerosi laboratori di falegnameria e sartoria, attraverso i quali offrire prospettive di vita migliore ai più sfortunati, ella portava al passo coi tempi l’intuizione avuta da Carlo III nel realizzare il Real Albergo dei poveri.

Il ritratto di Maria Cristina, offerto dalla Dott.ssa Siccardi, è l’esempio concreto di un’unità alternativa della penisola, di una via lontana dagli orrori delle violenze e distruzioni portate con l’invasione delle Due Sicilie da parte dei rivoluzionari di Garibaldi prima e dagli eserciti piemontesi poi. Una via, quella tracciata dalla Reginella Santa, fondata sul vero bene comune, sulla dignità della persona, sul rispetto per la vita.

Terminata la conferenza, si è svolta la visita alle antiche sale che facevano parte degli appartamenti che ospitarono la famiglia con i genitori Vittorio Emanuele I e Maria Teresa d’Asburgo-Este dell’allora Principessa Maria Cristina, testimoni della sua bellezza, grazia e virtù cristiane.

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