La Delegazione Tuscia e Sabina onora Santa Rita da Cascia presso la chiesa della Santissima Trinità in Viterbo

Nella ricorrenza della festa di Santa Rita da Cascia, verso la quale si manifesta a Viterbo una grande devozione, anche a motivo della secolare presenza dell'Ordine Agostiniano, mercoledì 22 maggio 2024 alle ore 18.30 è stata celebrata la solenne Santa Messa nella Chiesa della Santissima Trinità-Santuario Cittadino di Maria Santissima Liberatrice, Protettrice della Città di Viterbo. Come da tradizione, su invito dei Padri Agostiniani, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha partecipato ai solenni festeggiamenti in onore della grande Santa agostiniana, molto sentita dai membri della Sacra Milizia.
Statua Santa Rita

La celebrazione della Santa Messa è stata presieduta da Don Flavio Valeri, Vicario vescovile per l’attività pastorali, e animata dalla Schola Cantorum “Don Bruno Medori” di Attigliano.

Al termine del Sacro Rito, i Cavalieri e i Postulanti Costantiniani, guidata dal Delegato, il Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, hanno provveduto a distribuire le rose benedette ai fedeli radunati nel Santuario.

I Volontari Costantiniani, fin dalle prime ore del 22 maggio, hanno prestato servizio di accoglienza e di assistenza ai numerosi fedeli affluiti nella Chiesa della Trinità da diversi centri della Tuscia. Alcuni Cavalieri Costantiniani hanno prestato il servizio d’ordine e di sicurezza e hanno prestato anche il servizio d’onore alla statua della grande taumaturga agostiniana.

Per tutta la giornata sono state celebrate delle Sante Messe, benedette le rose e le automobili.

Il servizio fotografico è a cura del Cav. Gennaro Vernillo.

Costante è stata la devozione dei Cavalieri Costantiniani verso Santa Rita. Ricordiamo il Pellegrinaggio effettuato il 17 ottobre 2015 dalla Delegazione della Tuscia e Sabina, insieme ad una rappresentanza della Delegazione Marche e Romagna, a cui presenziò anche il compianto Presidente del Real Commissione per l’Italia, S.E. il Duca Don Diego de Vargas Machuca. Durante la Solenne Celebrazione Eucaristica, presieduta da Mons. Giovanni D’Ercole, allora Vescovo di Ascoli Piceno, Gran Croce di Merito della Sacra Milizia, furono benedetti i mantelli dei nuovi Cavalieri.

Negli ultimi quindici anni di vita, Rita ebbe sulla fronte la stigmata di una delle spine di Gesù, completando così nella sua carne i patimenti di Gesù. Il suo desiderio di essere compartecipe ai dolori di Cristo crocifisso fu esaudito: mentre pregava davanti al Crocifisso, dalla corona di spine di Gesù se ne staccò una, che si conficcò nella fronte di Rita, provocandole una ferita che mai si rimarginò. Per questo motivo è chiamata Santa della Spina.

Prima di morire poi chiese a sua cugina dei fichi e una rosa rossa. Essendo inverno la richiesta sembrò piuttosto strana ma la donna uscì in giardino e trovo una rosa rossa fiorita nonostante il freddo e due fichi. Per questo motivo è chiamata Santa della Rosa.

La venerazione della Santa cominciò subito dopo la morte, come è attestato dal sarcofago ligneo e dal Codex Miraculorum, documenti che sono entrambi del 1457. Numerosi furono gli avvenimenti prodigiosi avvenuti con l’intercessione di Rita e per tale motivo venne chiamata anche la Santa degli Impossibili. Si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo emani profumo di rosa. Il suo corpo si trova tutt’ora nella Basilica di Cascia, all’interno di una teca di vetro.

La tradizione ci tramanda che Rita da Cascia, portata alla vita religiosa, fu data in sposa ad un uomo violento che, convertito da lei, venne in seguito ucciso per una vendetta. I due figli giurarono di vendicarlo ed ella, non riuscendo a dissuaderli, pregò Dio a farli piuttosto morire. Quando ciò si verificò, Rita si ritirò nel monastero delle Monache Agostiniane di Cascia, dove condusse una santa vita con una particolare spiritualità in cui veniva privilegiata la Passione di Cristo. Durante un’estasi ricevette uno speciale stigma sulla fronte, che le rimase fino alla morte. La sua esistenza di moglie e di madre cristiana, segnata dal dolore e dalle miserie umane, è ancora oggi un esempio di alta santità per il Popolo di Dio.

La vita di Santa Rita da Cascia

Rita figlia (1381 – 1397) – Il vero nome di Santa Rita da Cascia è Margherita Lotti, figlia di Antonio Lotti e Amata Ferri. La piccola Margherita di Roccaporena, frazione a 5 km da Cascia, sboccia nel 1371, altri ritengono la data del 1381. Le ipotesi sono due: per la nascita 1371 o 1381, per il trapasso (rispettivamente) 1447 o 1457. Le date 1381-1457 sono state riconosciute come ufficiali da Papa Leone XIII quando proclamò Rita Santa. In un clima di fragile calma, Antonio e Amata svolgono la funzione di “pacieri”. I genitori di Rita sono particolarmente stimati e gli statuti del libero comune di Cascia affidano loro l’arduo incarico di pacificare i contendenti o almeno evitare stragi cruenti tra famiglie in conflitto.

Rita moglie e madre (1397 – 1406) – Come per tante ragazze, anche per la giovane Rita arriva il momento di farsi una famiglia. Il giovane che s’innamora di lei, e che lei ricambia, si chiama Paolo di Ferdinando di Mancino. Non è un giovane violento, come descritto in qualche vita, ma un ghibellino risentito e basta. Rita, quindi, non “ammansisce” affatto Paolo, piuttosto lo aiuta a vivere con una condotta più autenticamente cristiana. Sarà questo il frutto di un amore incondizionato e reciproco illuminato dalla benedizione divina.

Rita vedova (1406 – 1407) – Paolo di Ferdinando di Mancino viene assassinato nei pressi del “Mulinaccio”, dove si era trasferito con Rita e i suoi due figli. La tradizione colloca l’accaduto intorno al 1406. Rita se ne accorge, accorre ma non le resta che cogliere il rantolo finale del marito e affrettarsi a nascondere la camicia insanguinata, perché i figli, vedendola, non finiscano col covare vendetta.

Rita monaca (1407 – 1457) – Dopo l’assassinio del marito e la tragica morte dei suoi due figli, Rita si rifugia nella preghiera. È in questo momento che deve aver maturato con forza il desiderio di elevare il suo amore ad un altro livello, ad un altro sposo: Cristo. All’età di circa 36 anni, Rita bussa alla porta del Monastero di Santa Maria Maddalena. Superate le mille difficoltà, con l’aiuto della preghiera ai suoi tre protettori Sant’Agostino, San Nicola Da Tolentino e San Giovanni Battista, finalmente corona il suo desiderio.

Rita sale al Cielo (1457) – Nell’inverno precedente la sua scomparsa, gravemente ammalata, Rita trascorre lunghi periodi nella sua cella. Probabilmente la nostalgia per la sua Roccaporena, il ricordo di Paolo e dei figli si fa sentire vivo. Forse Rita, che ha sempre pregato per le loro anime, ora che sente avvicinarsi la fine, avverte una pena in cuore: sapere se il Signore abbia accolto le sue sofferenze e preghiere in espiazione dei peccati dei suoi cari. Chiede un segno all’Amore e il cielo le risponde.

I primi miracoli per intercessione di Rita (1457) – Nel 1457, per iniziativa delle autorità comunali, i primi miracoli per intercessione di Rita cominciano ad essere riportati nel Codex miraculorum (il Codice dei miracoli). Fra questi, troviamo quello cosiddetto maxime, ovvero il più straordinario: il miracolo di un cieco che riebbe la vista. Il corpo di Rita non è mai stato sepolto, proprio per il forte culto nato immediatamente dopo la sua morte. Da subito, infatti, grazie alle sue virtù, cominciano ad arrivare gli ex voto portati dai devoti. Vedendo tanta venerazione, le monache, decidono di riporre il santo corpo in una cassa. È a questo punto che Mastro Cecco Barbari s’incarica di costruire (più probabile: far costruire) la prima bara detta “cassa umile”.

Beatificazione e canonizzazione di Rita (1626 – 1900) – Se tra i concittadini la venerazione è stata rapida, non altrettanto rapido è il cammino di ascesa agli altari. Il processo di beatificazione ha inizio il 19 ottobre 1626, sotto il pontificato di Urbano VIII, che ben conosce la Santa essendo stato vescovo di Spoleto fino al 1617. Fra i principali sostenitori della causa di beatificazione, oltre alla famiglia Barberini, c’è il Cardinale Fausto Poli, nativo di Usigni, villaggio del territorio casciano. È lui a interessarsi anche dei luoghi ritiani di Roccaporena, trasformando nel 1630 la casa-domuncola in capella.

Supplica a Santa Rita da Cascia

O’ gloriosa Santa Rita, raccolti attorno a te in questo giorno solenne, con cuore lieto e riconoscente, ancora una volta ci affidiamo alla tua preghiera che sappiamo potente presso Dio, Padre onnipotente e misericordioso.
Tu che hai vissuto le diverse condizioni della vita e conosci le preoccupazioni e le ansie del cuore umano, tu che hai saputo amare e perdonare ed essere strumento di riconciliazione e di pace, tu che hai seguito il Signore come il bene prezioso davanti al quale impallidisce ogni altro bene, ottieni per noi il dono della sapienza del cuore che insegna a percorrere la via del Vangelo.
Guarda alle nostre famiglie e ai nostri giovani, a quanti sono segnati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine, ai tuoi fratelli e sorelle agostiniani, ai devoti che a te si affidano con speranza.
Chiedi per tutti la grazia del Signore, la fortezza e la consolazione dello Spirito, la forza nella prova e la coerenza nelle azioni, la perseveranza nella fede e nelle opere buone, perché possiamo testimoniare davanti al mondo, in ogni circostanza, la fecondità dell’amore e il senso autentico della vita, fino a quando, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, saremo accolti nella casa del Padre, dove insieme con te canteremo la sua lode per i secoli eterni.
Amen.

Avanzamento lettura