Testimoniando l’importanza di questa tradizione per la fede e l’identità dei Popolesi, il Vescovo di Sulmona-Valva, Mons. Michele Fusco, ha partecipato anche alla processione, accompagnato dal Parroco di Popoli, Don Gilberto Uscategui; dal Parroco di Corfinio, Don Vincenzo Paura; e dal Parroco di Raiano, Don Daniele Formisani. «Il Vescovo ha salutato le autorità e il ritorno del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, già presente in Popoli fino alla caduta del Regno delle Due Sicilie nel 1860. Una breve ma interessante notizia, soprattutto perché in procinto di creare nuove strutture organizzative», ha osservato il Luogotenente per l’Italia Meridionale Peninsulare della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, in riferimento alla Delegazione dell’Abbruzzo e Molise.
Popoli, la “Città delle Acque” per antonomasia, con le sue numerose sorgenti e suoi fiumi, si estende per 1.814 Km2 al centro dell’Abruzzo, a circa 250 m.s.l.m. nel Parco Nazionale della Maiella, in prossimità della confluenza dei fiumi Aterno e Pescara. Storicamente Popoli è conosciuto come la chiave dei Tre Abruzzi, per via della sua collocazione strategica tra zone interne e litorale, rappresentando così un importante snodo commerciale. Dista mezz’ora di macchina da Sulmona.
Il caratteristico centro storico di Popoli, tipico paese medievale, accoglie architetture e luoghi di particolare interesse. Ospita numerosi monumenti religiosi, tra cui la Chiesa di San Francesco (nella quale il 14 maggio si omaggia il santo patrono San Bonifacio) e la Chiesa della Santissima Trinità. Tra le architetture civili e militari ci sono i resti medievali del Castello e della Taverna ducale dei Cantelmo, numerosi ponti e i caseggiati storici che costeggiano le vie del paese.
A distanza di un lustro, a Popoli si è ripetuto il tradizionale rito della processione della statua della Santissima Trinità, organizzata dal nutrito Comitato Organizzatore 2024 presieduto da Don Gilberto Uscategui, che vede la presenza di tanti giovani, che hanno dato il loro importante supporto per mettere in piedi il calendario dei festeggiamenti religiosi e civili dal 14 al 25 maggio. La tradizionale processione di grande significato religioso e culturale coinvolge migliaia di fedeli e semplici curiosi, che si radunano per assistere ad uno spettacolo unico nel suo genere.
La protagonista della processione della Santissima Trinità è una statua lignea, risalente al 1712, realizzata dai maestri della scuola napoletana. Questa imponente statua pesa circa quattro quintali ed è portata in processione da due squadre di 12 portatori ciascuna. La sua bellezza e antichità la rendono un simbolo di fede e devozione per i Popolesi.
La particolarità di questa processione sta nella grande difficoltà che i portatori affrontano nel far rientrare la monumentale statua, su per la storica scalinata fino al portone della chiesa della Santissima Trinità, una delle più belle e antica dell’intero Centro Abruzzo. Dopo averla portata sulle spalle per l’intero tragitto, già stremati dalla fatica, i portatori sono chiamati al momento più spettacolare: percorrere la scalinata che porta alla chiesa, tutta d’un fiato e senza interrompere la corsa. Prima una decina di scale comode che nell’ultimo tratto diventano scalini ripidi che si salgono con difficoltà in condizioni normali e con le mani libere, figuriamoci di corsa portando sulle spalle quasi quattro quintali di peso. Ed è proprio in relazione alle indubbie difficoltà costituite dal peso della statua, che la processione viene svolta ogni cinque anni.
Mario Lattanzio, custode della chiesa e confratello trinitario, che domenica era alla guida di dodici portatori, rivela il segreto per affrontare questa sfida: “Non perdere mai il passo, anche nel caso dovesse verificarsi qualche contrattempo. Evento che ieri, per fortuna, non si è accaduto tant’è che la corsa è stata bella e lineare dall’inizio alla fine. Siamo arrivati stanchi ma felici perché tutto è andato nel migliore dei modi”. L’emozione e la fatica si fondono in un unico momento di devozione e sacrificio. In questa processione, la Santissima Trinità è più di una statua; diventa un simbolo di amore, unità e perseveranza. La fede dei portatori e dei fedeli si incarna in ogni passo, mentre la statua torna alla sua dimora, la storica chiesa della Santissima Trinità.
Con la Solennità di Pentecoste, si è chiuso il lungo periodo pasquale. Nella domenica successiva, in cui riprende il Tempo Ordinario, la Chiesa celebra il grande mistero della Santissima Trinità, che è il mistero centrale della fede e della vita Cristiana. È il mistero di Dio stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede. È la luce che li illumina. È l’insegnamento più fondamentale ed essenziale nella gerarchia delle verità di fede. Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero, trino e uno – Padre, Figlio e Spirito Santo – il quale libera, riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato. Questo mistero apre il cuore e attira lo sguardo sull’abisso della vita stessa di Dio, in cui l’Amore trinitario si riversa sull’intera umanità. È come se, alla fine del lungo cammino quaresimale-pasquale, la Chiesa ci volesse offrire un momento di contemplazione ulteriore per rinvigorire la nostra speranza.