




A seguire, il Conte Ottavio Bevilacqua ha tenuto la conferenza come abbiamo annunciato, sul tema Per un profilo della nobiltà italiana contemporanea, nell’ambito del Ciclo di conversazioni in memoria del Duca Don Diego de Vargas Machuca, curato dal Promotore delle Attività Culturali della Delegazione, Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, Cavaliere Gran Croce di Merito.

Come i mercanti nel Tempio scacciati da Gesù da ciò che definiva “la mia casa di preghiera per tutte le genti” (Mc 11, 15-19) – ha invitato a riflettere Mons. Gallo nella sua omelia – allo stesso modo dobbiamo sentirci rimproverati e sollecitati a migliorare. Invitati a ribaltare la nostra vita di fede per mettere veramente al primo posto la preghiera, al fine di dare respiro all’intera nostra esistenza. Occorre mettere ordine nella nostra vita e onore alla cura dei particolari. Onore alla cura dei semplici gesti per costruire secondo lo spirito del Vangelo e secondo l’esempio dei Santi.

Al termine della Santa Messa, il Promotore delle Attività Culturali ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano e il Delegato ha ricordato i prossimi appuntamenti. Inoltre, ha comunicato che la Delegazione di Lombardia ha in progetto di redigere e pubblicare uno proprio Stemmario, un volume che raccoglierà gli stemmi dei Cavalieri e delle Dame della Delegazione di Lombardia. Ogni stemma sarà ridisegnato a mano ad inchiostro di china e poi colorato dal noto artista araldico professionista ed Illustratore di fama internazionale, Marco Foppoli, Cavaliere de Jure Sanguinis, per conferire la necessaria uniformità iconografica allo Stemmario.



Il pregiato volume, in elegante e raffinata veste editoriale, dopo un’introduzione storico-araldica sull’Ordine Costantiniano, presenterà una breve sezione iniziale con gli stemmi del Gran Maestro e dei principali dignitari Costantiniani, a cui seguirà lo Stemmario della Delegazione di Lombardia.

Introducendo la conferenza Per un profilo della nobiltà italiana contemporanea nell’ambito del Ciclo di conversazioni dedicato alla memoria del Duca Don Diego de Vargas Machuca, il Promotore delle Attività Culturali ha presentato il Relatore, Conte Ottavio Bevilacqua, Presidente del Comitato Scientifico del Notiziario dell’Associazione Nobiliare Regionale Veneta, espressione del Corpo della Nobiltà Italiana.
II Cav. Brioschi ha ricordato la precedente conferenza del 9 novembre 2023, sul tema La nobiltà italiana novecentesca: decadenza o resilienza?, nella quale la Prof.ssa Maria Malatesta, dopo uno straordinario lavoro di ricerca fra i più grandi archivi italiani, è giunta ad individuare una grande resistenza della nobiltà fino almeno al 1943. Non una decadenza quindi, ma una resilienza e una riconversione capace di sostenere il confronto con l’evoluzione della società, mantenendo posizioni di potere e di orientamento, continuando ad essere una componente importante secondo certi caratteri persistenti, che il Conte Bevilacqua ha analizzato poi nella propria esposizione.

Innanzitutto, il Relatore ha ringraziato l’Ordine Costantiniano per l’invito, in particolare i Cavalieri de Jure Sanguinis, Dott. Pierangelo Berlinguer e Dott. Gianfranco Rocculi, consoci della Società Italiana di Studi Araldici (SISA), presieduta da diversi anni dal Conte Bevilacqua.
Le sue antiche nobili origini germaniche hanno portato il Relatore – nipote per via materna del Comandante medaglia d’oro di I Classe Giorgio Verità Poeta – ad accennare i ricordi della propria famiglia, presente a Verona fin dal XII secolo. Con ciò ha introdotto un approccio al tema, completamente diverso rispetto a quello di uno ricercatore di storia, per cercare di definire la nobiltà contemporanea.
Esiste un comune sentire che appartiene alle forme di educazione – ha specificato il Conte Bevilacqua – di tradizione famigliare in cui si trasmettono alcuni principi che sembrano invocare alla morale, e alcuni modi della sensibilità e della affettività, che rendono il vivere di queste famiglie nel riconoscere una reciprocità, una frequentazione autentica sincera, aperta, cordiale, priva di infingimenti.

A tal proposito, il Relatore ha ricordato il libro Siamo stati educati così, curato dai piemontesi Jolanda e Fabrizio Antonielli d’Oulx, Vice Presidente della SISA (edito dalla Libro d’Oro Srl per conto di Vivant, realizzato in collaborazione con il Collegio Araldico e il Corpo della Nobiltà Italiana), che riesce a trasmettere un modo di comportarsi nel ricordo simpatico di tanti parenti e amici, insegnando un atteggiamento relazionale piacevole secondo un’etica. Un modo elegante autentico del fare. Quindi, non si tratta di un manuale di galateo, come il primo impatto potrebbe far pensare, ma un qualcosa di diverso, per molti versi qualcosa di ben più ambizioso, a metà strada tra i ricordi personali e i buoni consigli. Infatti, il volume non si limita a fornire delle indicazioni comportamentali utili in società, ma ambisce a richiamare e rivendicare il valore dell’educazione, e dell’educazione attraverso le “buone maniere” in specifico. E come se ciò non bastasse alza ulteriormente il tiro indicando nella “buona educazione” propria dell’aristocrazia (il more nobilium) uno strumento per rivendicare all’aristocrazia stessa “un ruolo specifico e non facilmente sostituibile” neppure nella società contemporanea, nella speranza di contribuire a “rendere più nobili i costumi e le usanze della gente attenta alla forma che è anche sostanza, e dall’altro lato, di far sì che i nobili per lo meno non dimentichino di essere tali“.
La pluralità di soggetti e di differenze all’interno delle nobiltà italiane, ha imposto al Relatore, pur nella propria grande cultura ed esperienza, di sottolineare con umiltà la propria personale opinione in questa sua complessa analisi. Ha messo in evidenza la necessità di affiancare l’enorme studio statistico di molti storici ricercatori, con il soffermarsi a contestualizzare le logiche famigliari dei casati, considerando anche le auto-testimonianze, le autobiografie e gli epistolari da cui è possibile evincere l’emotività e il sentimento. Mancanza che può portare persino ad attribuire ad una persona una malevolenza o una volgarità d’animo, che questa persona in nessun modo poteva avere, proprio per la sua nascita e per la sua educazione, semplicemente paragonandola alle logiche dei nostri tempi.
Sarà così possibile ritrovare in questi documenti – ha spiegato il Conte Bevilacqua – un particolare sentire, un modo di aprirsi al mondo trovando talora delle persone squisite, profondamente buone, certamente incapaci di ragionare in termini di interesse, ma sempre votate al bene della collettività, ad un senso di dovere nel fare della propria vita un dono agli altri, alla comunità, e un dono religioso a nostro Signore servendo gli altri piuttosto che attribuendosi gloria o ricchezza. Non una resilienza e una riconversione della nobiltà come opportunismo di un ceto privilegiato, capace di cavalcare ogni epoca pur di sopravvivere, da cui rischia di apparire l’animo della nobiltà se non si valutano proprio questi importanti aspetti.
In convegni specifici, il Relatore ha riscontrato persino l’incapacità, da parte di alcuni studiosi, di distinguere il ramo famigliare dal casato. Un grave errore, che ha portato ad un disastro interpretativo, piuttosto che all’individuazione della vera chiave di lettura del passato.
Un mondo complicato, forse difficile da spiegare, sbalorditivo per le nuove generazioni, immerse oggi in modelli totalmente negativi, cinici e aggressivi di esistenza, in cui l’educazione nobiliare ha certamente un grandissimo ruolo da svolgere, ha sostenuto fermamente il Relatore in conclusione. Un ruolo che trova un appassionato coinvolgimento anche nei giovani discendenti nobiluomini, coinvolti con passione in studi specifici, dottorati di ricerca, carriera universitaria, interessati a comprendere meglio le tradizioni di famiglia piuttosto che godere solamente delle fortune che altri non hanno.

Al termine della conferenza sono stati proposti spunti preziosi dal Cav. Dott. Pierangelo Berlinguer, nel consueto ruolo di discussant. Ha ricordato in particolare, che recentemente nella rivista del Collegio Araldico è stato pubblicato un articolo dedicato al Duca Don Diego de Vargas Machuca, firmato dal suo successore alla Presidenza della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Principe Don Flavio Borghese, dei Principi di Sulmona e di Montecompatri, Cavaliere Gran Croce di Giustizia.