Pellegrinaggio alla Madonna dello Sterpeto in Barletta e Messa in suffragio dell’anima del Duca Don Diego de Vargas Machuca

Nella solennità di Pentecoste, domenica 19 maggio 2024, una rappresentanza della Sezione di Terra di Bari della Delegazione delle Puglie e Basilicata del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio si è recata in Pellegrinaggio alla Madonna dello Sterpeto a Barletta. Considerando la sentita venerazione popolare della Sua sacra icona, è significativa la scelta della Sezione di Terra di Bari di recarsi in Pellegrinaggio presso di Essa nel giorno della Solennità di Pentecoste, e di offrire questo momento solenne di preghiera e di comunione eucaristica in suffragio dell'anima del Duca Don Diego de Vargas Machuca, che tutti i membri dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio ricordano con sincera devozione.
Foto di gruppo

La sacra icona della Madonna dello Sterpeto risale al medioevo ed era già molto venerata dai barlettani fin dal 1656, anno in cui secondo la tradizione, risalirebbe il ritrovamento della venerata icona in un luogo detto dello Sterpeto, nell’agro di Barletta, quando la grande peste funestava e colpiva duramente la popolazione barlettana, riducendola di oltre due terzi. Non riuscendo in alcun modo ad arginare il dilagare della malattia, la cittadinanza si affidò solennemente alla volontà di Gesù Eucaristico, del Santo Legno della Croce, di San Ruggero e della Madonna.

Nel luglio 1656 dei contadini ritrovarono nell’immediata periferia della Barletta dell’epoca, in una camera sotterranea presso un antico monastero risalente al XIII secolo, ormai quasi occultato da rovi e sterpi, un quadro della Madonna perfettamente conservato nonostante l’abbandono e l’incuria dei secoli. La scoperta coincise provvidenzialmente con un’improvvisa e inspiegabile diminuzione dei contagi e ciò fu considerato un chiaro segno di intercessione della Vergine Maria. La Madonna dello Sterpeto fu proclamata Santa Patrona di Barletta e speciale Protettrice nel 1732.

I Cavalieri Costantiniani guidati dal Referente per la Sezione di Terra di Bari, Avv. Gaetano Lacerenza, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, hanno partecipato nella splendida cornice della Basilica Concattedrale di Santa Maria Maggiore dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie a Barletta, gremita di fedeli, alla solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Can. Claudio Gorgoglione, Cappellano di Merito, Cerimoniere del Venerabile Capitolo della Concattedrale. Per l’occasione sono stati invitati a partecipare anche i Postulanti della Sezione di Terra di Bari.

Il servizio liturgico è stato assicurato dai ragazzi del gruppo giovanile della Delegazione di Puglia e Lucania del Sovrano Militare Ordine di Malta (prima foto). La Prima Lettura è stata letta dal Responsabile della Comunicazione e del Cerimoniale della Delegazione, Dott. Andrea Nicoletti, Cavaliere di Merito (seconda foto). Il Vangelo è stato proclamato dal Can. Claudio Gorgoglione, Cappellano di Merito (terza foto). Al termine della Santa Messa, la Preghiera del Cavaliere Costantiniano è stata recitata dal Referente per la Sezione di Terra di Bari, Avv. Gaetano Lacerenza, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento (quarta foto).

Nella sua omelia Don Claudio Gorgoglione ha ricordato come nella Pentecoste si celebri il cinquantesimo giorno dopo la Risurrezione. Dopo l’Ascensione di Gesù al cielo, gli Apostoli, che manifestavano sentimenti di paura e disorientamento, si radunarono nel cenacolo e con Maria Vergine si prepararono a ricevere il Consolatore promesso. Gesù non lascia orfani i suoi Apostoli ma invia loro lo Spirito Santo, che procede appunto dal Padre e dal Figlio, come Terza Persona della Trinità, portando a compimento il Mistero della Risurrezione e Ascensione del Signore.

«Il contesto è dunque quello degli apostoli che sono ancora intimoriti e spaventati, chiusi e in qualche modo nascosti in quel cenacolo, dove pur avevano vissuto le ultime grandi esperienze, quando Gesù, sapendo che il momento della passione era vicino, aveva lavato loro i piedi e quando aveva istituito il grande Sacramento dell’Eucaristia.
Essi ricevono il dono dello Spirito quando tornano alla loro pienezza, ossia quando da undici, si ricostituiscono in dodici grazie all’arrivo dell’apostolo Mattia, che sostituisce Giuda Iscariota.
Lo Spirito di Dio si manifesta in un rombo che produce dall’alto delle lingue di fuoco che sono dunque una espressione visibile dello Spirito Santo. Lo Spirito si manifesta in diverse modalità, nelle acque del Giordano si era manifestato sotto forma di Colomba, in questa circostanza come lingue di fuoco, nel sacramento del Battesimo attraverso l’acqua, mentre nell’antico testamento come nube luminosa. Lo Spirito sostanzialmente è invisibile, ma lo percepiamo, in lui ci muoviamo ed esistiamo. Se fossimo tentati dall’asserire di non poter credere senza vedere, dovremmo pensare allo Spirito di Dio come fosse l’elemento dell’aria, che non vediamo ma senza la quale moriremmo, e così è per lo Spirito Santo, che è appunto datore di vita.
Tuttavia, pur ricevendo lo Spirito Santo nel Sacramento del Battesimo, siamo tenuti sempre a ricordarlo ed invocarlo, come per l’aria che, pur indispensabile per la vita, non può essere semplicemente trattenuta nei nostri polmoni, ma per consentirci di vivere deve essere inspirata ed espirata.
Nella bellissima sequenza cantata nella lingua madre della chiesa, il Latino, abbiamo letto che senza lo Spirito nulla è nell’uomo, lo Spirito Santo di Dio produce dunque vita, senza di Esso i nostri corpi resterebbero esanimi, senz’anima, senza Spirito. Possiamo dunque definire lo Spirito Santo di Dio, come l’amore del Padre e del Figlio che agisce e crea. Lo Spirito Santo era infatti presente già agli inizi della creazione e quello stesso Spirito Santo continua ad essere presente in noi.
Noi quest’oggi in questa nostra Basilica Cattedrale siamo delle unità ma siamo riuniti in una comunione, ma non conformandoci, al contrario mantenendo tutte le nostre peculiarità e diversità. Con la Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli nasce dunque la Chiesa come Comunità dei Redenti. Perché nonostante la Resurrezione e l’Ascensione del Signore, gli Apostoli, senza questo evento dello Spirito Santo erano rimasti confusi, disorientati e timorosi.
Lo Spirito Santo porta ordine, aiutando gli Apostoli a comprendere i misteri di Dio, è per questo che possiamo affermare che con la Pentecoste, il mistero della Pasqua del Signore giunge a compimento. Potremmo dire che la risurrezione del Signore, simboleggiata nella liturgia dal cero pasquale, che su questo presbiterio è presente sin dalla notte di Pasqua, con la Pentecoste diventa anche la nostra rinascita.
Cosa fa dunque lo Spirito Santo di Dio, abbiamo capito che è vita, ma cosa produce in noi? San Paolo nella seconda lettura ci rivela con molto acume che lo Spirito degli Istinti che fanno guerra dentro di noi, porta in noi conflittualità, quello che potremmo definire lo spirito della carne, produce una serie di disordini, gelosie, invidie, calunnie, maldicenze, trasforma la bellezza della sessualità in possesso, trasforma tutto ciò che è bello in disordine. A salvarci da questa condizione è Cristo, con il Padre, che ci fanno dono dello Spirito Santo, ed è questo il motivo per cui dobbiamo invocarlo, ricordarlo nelle preghiere che facciamo, dobbiamo ravvivarne in noi il ricordo continuamente. E abbiamo ascoltato quel che Paolo ci descrive nella seconda lettura, i frutti dello Spirito Santo. Constatiamo quindi che lì dove c’è la pace, il vero amore, la giustizia, la mitezza, il dominio di sé, possiamo percepire che c’è il dominio dello Spirito Santo. E dunque fratelli e sorelle, niente paura quando nella vita ci sentiamo smarriti, lo Spirito di Dio riporta la pace nel cuore, lo Spirito di Dio ci aiuta a giungere alla verità.
Gesù promette ai discepoli dunque che invierà lo Spirito Santo, che lui definisce Paraclito, ossia il nostro avvocato, il consolatore, per dare testimonianza di Lui e sostenerci e accompagnarci nella nostra vita.
Lo Spirito dunque non ci lascia soli nelle circostanze della vita che potrebbero indurci in confusione. Come per gli Apostoli dopo gli eventi della passione, morte e risurrezione del Signore, ci aiuta a rasserenarci, ci aiuta a guardare oltre la difficoltà, perché Dio con la sua risurrezione ha sempre l’ultima parola.
E ricordiamo, non in ultimo, che con gli apostoli c’era la Madre di Gesù, la Madre di Dio. Ed allora nella nostra cattedrale, la Madonna dello Sterpeto assume per noi oggi quella stessa funzione che la Madonna ha avuto fisicamente per gli Apostoli, che faceva da collante tra gli Apostoli e il Signore in attesa dell’effusione dello Spirito. Allo stesso modo, quando siamo confusi e smarriti, la Vergine Maria fa da collante, ci aiuta a fare nuovamente l’esperienza dello Spirito di Dio nei nostri cuori».

Don Gorgoglione ha infine ricordato lo spirito di pellegrinaggio che ha animato i Cavalieri Costantiniani, illustrando anche la presenza dell’Ordine Costantiniano sul territorio, contribuendo così ad una maggiore conoscenza, tra i presenti, del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, i cui membri sono partecipanti attivi della comunità diocesana di riferimento.

Le notizie pubblicate
a seguito della scomparsa
del Duca Don Diego de Vargas Machuca

  • Il trapasso del Presidente delle Real Commissioni per l’Italia e San Marino [QUI]
  • L’ultimo abbraccio dei Cavalieri Costantiniani al Duca Don Diego de Vargas Machuca [QUI]
  • Le Sante Messe in suffragio dell’anima del Duca Don Diego de Vargas Machuca [QUI]
  • Come un letto di fiume. Un ricordo del Duca Don Diego de Vargas Machuca [QUI]

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