Il Pellegrinaggio è stato guidato dal Delegato per Napoli e Campania, il Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e di Trentinara, Cavaliere di Giustizia, e dal Delegato per la Tuscia e Sabina, Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro. Hanno partecipato al Pellegrinaggio il Vescovo emerito di Viterbo, Mons. Lino Fumagalli, Cappellano Gran Croce di Merito della Delegazione della Tuscia e Sabina, e il Responsabile della Comunicazione della Real Commissione per l’Italia, Vik van Brantegem, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.
Il Pellegrinaggio è iniziato presso la Concattedrale di San Paolo Apostolo, fulcro della Civitas, circondata da imponenti mura megalitiche in opera poligonale. Qui, dopo i saluti in sagrestia e la vestizione con il mantello da chiesa, è iniziata la processione devozionale con tutti i Cavalieri presenti, seguita dai Delegati e dal Clero officiante.
Ha presieduto la Santa Messa della III Domenica di Quaresima il Vescovo Lino Fumagalli, concelebranti Padre Pierdomenico Maria Volpi, S.O.Cist., Cappellano di Merito, Referente per l’Abbazia di Casamari della Delegazione della Tuscia e Sabina, e da Don Lucio D’Abbraccio, Ammettendo della Delegazione di Napoli e Campania, Assistente e Collaboratore Spirituale presso l’Opera Romano Pellegrinaggi, alla presenza di Don Walter Martiello, Parroco della Concattedrale e Parrocchia di San Paolo Apostolo, ed altre Parrocchie di Alatri.
Le letture sono state curate da Raffaele Renzullo, Cavaliere di Ufficio (Es 20,1-17 e 1Cor 1,22-25), con la salmista Nadia Ross (dal Salmo 18/19), mentre il Vangelo (Gv 2,13-25) è stato proclamato da Don Lucio D’Abbraccio. La preghiera dei fedeli è stata letta dall’Addetto al Cerimoniale, Dott. Domenico Giuseppe Costabile, Cavaliere di Merito. Al termine della Concelebrazione Eucaristica, il Delegato per Napoli e Campania ha letto la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.
Nella sua omelia, il Vescovo Lino Fumagalli ha esorto di farsi guidare dalla Parola, secondo l’immagine dell’Apocalisse: «Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Il Tempo di Quaresima è invito al cambiamento, di ascoltare chi bussa e aprirgli la porta. Per la fede ebraica e cristiana la conversione è essenzialmente conversione “a Dio”, quando una persona o persino un popolo, prende coscienza di quanto sia rovinosa una vita impostata ignorando Dio e la Sua volontà rivelata, da essa si ravvede e ritorna a Lui. Quindi, la conversione a cui siamo chiamati è ritornare da Dio, aprirgli la porta per assorbire il Suo modo di vedere, di pensare, di amare.
Rivolgendosi ai “cari Costantiniani”, Mons. Fumagalli ha chiesto: «A quale punto sta la mia conversione teologale?», in riferimento alle virtà per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e che la Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità.
Entrando con Gesù nel Tempio di Gerusalemme, attraverso i suoi gesti, Gesù ci fa capire che entrare nel vero tempio significa aprire la porta a colui che bussa, e entrare in lui, nella sua persona, nel suo modo di essere in relazione con il Padre. Il Vangelo ci dice che i Giudei aspettavano un Messia liberatore per combattere i Romani, ma che Gesù è venuto per farci incontrare Dio, per fare esperienza di Dio, per cambiare prospettiva. Anche gli Apostoli fanno fatica a comprendere il significato della pulizia nel Tempio. La violenza è sempre sbagliata, anche come risposta alla violenza. Se vogliamo un mondo migliore – ha concluso Mons. Fumagalli -, dobbiamo fare un mondo di amore e di pace, iniziando a cercare la pace nel cuore, per esse pacificatori.
L’animazione musicale è stata curata dal gruppo strumentale e corale parrocchiale, composto dalla Prof.ssa Elisabetta Scerrato (organo e voce), dal Dott. Luigi Cialone, medico (chitarra e voce), e dal Prof. Maurizio Cianfrocca, Sindaco di Alatri (tromba).
Al termine della Concelebrazione Eucaristia, si è svolta sotto la guida di Marco Di Donato, Cavaliere di Ufficio, la programmata visita a diversi luoghi della Civitas, iniziando con il Duomo, che si trova sulla sommità della Acropoli. Ivi sono custoditi: la statua di San Sisto Papa, patrono di Alatri, contenenti le sue reliquie, che ha operato numerosi miracoli in favore della Città; le spoglie terrene – incredibilmente rimaste intatte – della Beata Suor Maria Raffaella Cimatti, morta nel 1945; nonché la cappella con il miracolo eucaristico dell’Ostia incarnata – avvenuto ad Alatri nel 1227 – riconosciuto dalla Chiesa Cattolica – con la Bolla di Papa Gregorio IX – come uno dei principali miracoli eucaristici in Italia.
Poi, è seguita una visita al complesso delle possenti “mura megalitiche” di Alatri, datate tra il IV e il VI sec., che costituiscono una delle creazioni più suggestive e meglio conservate dell’architettura preromana in Italia. Un vero e proprio capolavoro di ingegneria costruito secondo gli attuali principi di archeo-astronomia in quanto rappresentano sul suolo dell’Acropoli la costellazione dei gemelli, e appunto legate al culto dei Dioscuri, cosa che trova la sua medesima raffigurazione, anche per la stessa costellazione e per altre similari, solo in pochissime altre città antiche.
Oltre al paramento murario, già di per sé sorprendente per la grandezza dei massi impiegati e per l’elevazione raggiunta, degno di ammirazione sono le due porte di accesso di grande fascino ed interesse: Porta Maggiore ubicata sul lato meridionale, alta circa 5 metri ed è sormontata da un architrave monolitico di straordinarie dimensioni, dal peso stimato di 27 tonnellate, secondo in Europa soltanto alla Porta dei Leoni di Micene.
Completando il giro delle Mura, si incontra Porta Minore, assai meno imponente, ma di eguale suggestione per la presenza all’interno di un angusto corridoio ascendente perfettamente conservato. È denominata anche “Porta dei falli” o “Porta della fertilità”, avente all’epoca una vera e propria funzione propiziatoria per la presenza sull’architrave di tre falli che nel tempo sono stati cancellati in quanto ritenuti scabrosi.
Al termine della passeggiata lungo il paramento murario dell’Acropoli, i partecipanti hanno raggiunto il RoSe Flower Bistrot, per l’agape fraterna organizzata da Raffaele Renzullo, Cavaliere di Ufficio. Dopo la degustazione dei piatti tipici della cultura ciociara, abbinati a pregiati vini, ha fatto bella mostra di sé anche una deliziosa torta finemente decorata con un disegno raffigurante l’Imperatore Costantino, che prima della battaglia di Ponte Milvio vide nei cieli di Roma il Crismon, oggi simbolo del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Terminato il pranzo, la visita guidata è proseguita al Chiostro di San Francesco, dove è stato ammirato il celebre affresco del “Cristo nel labirinto”, datato alla fine del XIII secolo. Il Cristo Pantocratore al centro di un labirinto. La figura del Cristo barbuto con l’aureola, la tunica e il mantello dorato, con la mano sinistra sostiene il libro delle Sacre Scritture e con la destra, in atteggiamento benedicente, indica l’ingresso e l’uscita del labirinto. L’affresco ha un diametro di 140 cm ed è stato datato alla fine del XIII secolo. Rappresenta un unicum nel panorama mondiale dell’arte figurativa, rimasto per secoli misteriosamente nascosto sotto uno strato di intonaco. Ignoti sono noti i committenti dell’opera. Venne casualmente scoperto nel 1996 da 3 Alatrensi e fu restaurato nel 2012. La sala che ospita l’affresco presenta anche una serie di simboli dal profondo significato simbolico, come il fiore della vita e un particolare velario.
All’uscita dal Chiostro di San Francesco, la visita guidata è proseguita nell’attigua chiesa di San Francesco ove è custodito la preziosa reliquia del mantello di San Francesco, donato dal Santo di Assisi nel 1222 ai confratelli del monastero di Sant’Arcangelo, ora scomparso. Studi eseguiti sul mantello hanno datato il medesimo al XIII secolo, quindi coevo con l’epoca di San Francesco. La chiesa fu eretta, insieme al vicino convento, dall’ordine francescano nella seconda metà del duecento, e conserva ancora oggi, sostanzialmente inalterata, la sola alta fronte con portale archiacuto e rosone a colonnine radiali.
Infine, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, si è ammirato il Trittico del Redentore realizzato da Antonio d’Alatri nel XV secolo e il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli del XII secolo, con la Vergine Maria che ha tra le dita un uovo, simbolo di rinascita a nuova vita, mentre il Bambino Gesù con la mano sinistra mantiene un rotolo che evoca l’autorità divina.
Cappellano di Merito, Referente per l’Abbazia di Casamari della Delegazione della Tuscia e Sabina; Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, Delegato per la Tuscia e Sabina.
Al termine della giornata, i Delegati hanno espresso il loro sincero apprezzamento per l’organizzazione impeccabile del Pellegrinaggio, a cura di Marco Di Donato e Raffaele Renzullo, Cavalieri di Ufficio, della Delegazione di Napoli e Campania, e di Angelo Musa, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, della Rappresentanza presso l’Abbazia di Casamari della Delegazione della Tuscia e Sabina, che hanno reso possibile una giornata così riuscita e memorabile per tutti i partecipanti delle due Delegazioni. I ringraziamenti da parte dei Delegati sono proseguiti rivolti a tutti i partecipanti al Pellegrinaggio di entrambe le delegazioni, con l’augurio di un arrivederci ad un prossimo Pellegrinaggio.
Le foto sono dei Cavv. Alessandro Franchi, Carlo Iavazzo, Gennaro Vernillo e Vik van Brantegem.