Podcast di formazione della Delegazione di Roma e Città del Vaticano: Sì se è sì. No se è no! Il resto… (Cfr. Mt 5,37)

La Delegazione di Roma e Città del Vaticano del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, nell’obiettivo di fornire una formazione continua ai propri Cavalieri, Dame e Postulanti, pubblica dal 29 settembre 2023 con cadenza bisettimanale sul proprio canale YouTube [QUI] dei podcast su vari temi, a cura dal Referente per la Formazione, Prof. Enzo Cantarano, Cavaliere di Merito con Placca d'Argento.
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Domenica 28 aprile 2024, è stato pubblicato il Podcast Sì se è sì. No se è no! Il resto… (Cfr. Mt 5,37) [QUI].

Tutti noi, uomini e donne, che facciamo affidamento sulla verità che ci sta davanti e ci chiama al lavoro ed al servizio, non sopportiamo situazioni confuse perché in esse vengono cancellati i sicuri e pacifici confini tra il bene ed il male come pure tra il vero ed il falso. Si tratta della sconcertante esperienza del relativismo morale.

Questo genera uno sconvolgente momento di indecidibilità che paralizza l’agire umano e lo “incarta” in una spirale senza fine. Se tutto è relativo, nel caos che ne risulta, non si sa cosa pensare né come operare. Di conseguenza è più facile che il pensiero e l’azione si pieghino, consciamente o inconsciamente, ai dettami delle circostanze determinate da mode passeggere o “voglie” estemporanee proprie o, più spesso ancora, di altri. Può venire a mancare il coraggio di esistere come domanda di senso circa la verità ed il bene, che poi eticamente coincidono, del proprio essere persona e del mondo in cui si vive. Non si sa dove andare quando davanti a noi non sembra esistere altro che il nulla, il vuoto o, al contrario, un immenso spazio senza direzioni perché senza senso.

Come confusi corriamo il rischio di affaticarci di qua e di là per paura di restare indietro rispetto al progresso perché, si sa, il mondo va avanti comunque…, ma, così, rischiamo anche di non andare da nessuna parte. Il rischio più grosso, in simili frangenti, è che l’uomo, alla ricerca di senso, pensi di trovare soluzioni più pragmatiche o più tecniche in campi come la politica o l’economia. A questo uomo si è rivolto Giovanni Paolo II, rendendo una testimonianza alla verità, per difenderlo dalla politicizzazione e dall’economicizzazione del suo essere. Il Santo Padre contempla la vita dell’uomo da un punto di vista infinitamente più alto: quello della verità. Per lui la verità dell’essere uomo non consiste nel possesso di beni, ma, secondo le parole di Sant’Agostino, nell’essere “vir qui ad-est”, uomo sempre presente. Al Cristo, l’unico Uomo veramente “sempre presente”, nella Sua morte e resurrezione, A ed Ω, vanno i suoi pensieri. È il Cristo Redentore, il centro della storia e dell’universo, la verità viva che ama e difende gli uomini che non ha mai abbandonato e mai abbandonerà. Ciò non significa che la verità garantisca il successo materiale a coloro che camminano verso di essa: la verità promette solo la vittoria finale e, nel fare ciò, risveglia nell’uomo la speranza.

La grandezza di tale testimonianza sta proprio nel coraggio di dire “no!” ai tentativi dei sofisti moderni e postmoderni di rendere quasi immune l’uomo da e addirittura contro la verità. La forza della negazione deriva da quella della affermazione, del “si!”, altrettanto perentorio, la cui forza è la fede, il “si!” detto a Dio ogni giorno. Del resto se Dio non ci fosse, tutto potrebbe essere ritenuto verità perché nulla lo sarebbe.

È in virtù della fede e della speranza che è possibile difendere la ragione e la volontà dell’uomo. Conducendo l’uomo e la sua società al Cristo Redentore, il centro della storia e dell’universo, insegnando a tutti che l’umano è tale solo nel sovrumano e che solo in quest’ultima dimensione l’umano è comprensibile, Giovanni Paolo II ridesta nell’uomo e nella società, la memoria dell’ordine primigenio. Li estrae, educandoli, dal caos del mondo sognato dalla “ragione calcolante” e li introduce là dove si trovano gli esseri reali che sanno resistere alle voglie, esigendo di essere più rispettati che calcolati. La sua testimonianza resa al Dio incarnato difende la dignità e la sovranità della persona umana, e, di conseguenza, difende tutto il mondo. Distruggeranno, infatti, il mondo, quelle masse di individui, non-persone, inceppate nel loro pensiero ridotto a voglie e nelle loro voglie ritenute pensiero.

È pericoloso esigere dagli uomini trattenuti dall’umano, allontanati dal divino, la conversione al sovrumano in cui l’umano viene raggiunto dalla sua totalità e verità. Nel caos del puro umano, i testimoni del sovrumano sono beffeggiati, ridicolizzati, accusati di presunte colpe infamanti, uccisi. Socrate e tanti altri, uomini e donne, ricercatori della verità dell’umano, ne sono testimone ed accusatori in eterno. E l’umano è bello, bello è l’umano se il sovrumano lo abbraccia, lo comprende, lo integra. Il bello dell’umano si esprime nell’amore e viceversa. Si tratta di quella bellezza nella quale si avvera l’epifania della Trascendenza. Questa bellezza, questo amore, è roccia e baluardo: intimidisce quelli che lo guardano come oggetto di voglie spensierate.

La corruzione dell’amore e, quindi, dell’uomo, che ne è il depositario vero, e della società, conseguentemente, si attua nei matrimoni e nelle famiglie nella misura in cui essi sono fondati su estetiche ed ontologie prive di verità, solo apparenti, depravate, abominevoli. Ridotti a meccanismi, i matrimoni e le famiglie inciampano in funzioni tecniche. Erette a principio della vita l’efficacia, l’efficienza e l’economicità del funzionare aprono la via all’aborto, all’eutanasia, alla clonazione, agli esperimenti condotti sull’uomo, su quello di un centimetro come su quello di due metri di altezza.

Il Papa, sapendo che la società civile e quella religiosa nascono nelle famiglie, ha voluto orientare il suo lavoro pastorale alla cura di queste cellule primordiali dell’amore. È in esse che l’uomo viene giustificato dall’amore e nell’amore; l’uomo è da amare nella totalità del suo essere e non in qualcuna delle sue parti. Chi agisce diversamente umilia il corpo e chi non ama nell’umano anche il suo proprio sovrumano umilia l’umano stesso. E questo non è amore, Il corpo sessuato dell’uomo e della donna è il testo che deve essere letto e interpretato “in toto” per comprendere l’uomo e la donna nella loro verità essenziale. La differenza sessuale orienta le persone umane l’uno all’altro. È in essa che inizia il protendersi dell’uomo al di fuori di sé verso l’altro, diverso da sé, a sé simile. È in essa che l’uno arricchisce l’altro. È nel corpo sessuato che l’uomo e la donna esistono come persona ex-stasiata, capace di uscire fuori di se per porsi di fronte, ex-stare, all’altra persona, seguendo il desiderio di essere sempre più se stesso.

La verità della persona umana avviene nel dialogo e traluce per il maschio nella bellezza desiderabile del corpo femminile e per la femmina in quello maschile. Questo vuol dire che la verità della persona è comunione, non individualità, è donazione, non egoismo, è compartecipazione, non isolamento. Per poter conoscere l’uomo come maschio, occorre vederlo alla luce dell’uomo come femmina e viceversa. Le parole del libro della Genesi (2, 24) “i due saranno una sola carne” non cessano di ispirare pensieri che tendono alla verità dell’uomo e parole che rispecchiano questi pensieri.

L’estetica del corpo non è fine a se stessa è, anche, quella del suo protendersi al di fuori di sé e introduce nel processo di fondazione della società.  Essa nasce nella relazione tra le persone, nel loro uscire da sé e protendersi nell’altro, nel rispecchiarsi tra di loro e riconoscersi ontologicamente simili e fenomenicamente diverse. Da questo tipo di estetica del corpo nasce anche l’estetica dello spirito. Non ci possiamo meravigliare se l’atteggiamento verso il corpo ed il suo carattere sessuale è stata, è, e sarà sempre misura dell’umanità dei sistemi politici ed economici e della religiosità.

Il “no” detto da Papa al disprezzo del corpo e della sessualità risuona perentorio dentro un vuoto spirituale in cui la libertà viene intesa come capacità di realizzare le cose fattibili. In esso si riflette il “sì” al corpo ed alla sua sessualità gridato, nudo, davanti a tutti, dall’Amore che rigenera il Creato nell’Incarnazione, nella Morte e nella Resurrezione. E nell’amore nasce il pensiero libero, quello legato solo alla verità, che è dignità della persona, sempre più grande del pensiero stesso e della stessa libertà. L’umiliazione della persona si nasconde dentro pensieri che sembrano liberi, ma sono in realtà epifenomeni di voglie ed opinioni. Dal pensiero libero nasce anche la parola libera e vera. Da quello “libertino” la parola dissoluta/dissolutrice della verità, della libertà e, alla fine, dello stesso pensiero, non solo filosofico, ma, anche, religioso.

Proprio la coscienza intima della “dissolutezza”, (etimologicamente: liberazione, che, a causa del prefisso qualificante negativo –dis, assume connotazioni negative) suscita nell’uomo un recondito timore di pensare. Ancora una volta l’esortazione evangelica richiama gli uomini ad osare, a non avere paura di amare la verità che li rende liberi veramente e che costituisce la bellezza del loro pensiero. Proprio alla luce della conversione estatica della persona alla persona, bisogna leggere anche la dottrina sociale proposta da Giovanni Paolo II.

La giustizia sociale nasce non dalle relazioni formali, sulle quali si fonda l’amministrazione, ma su quelle personali che esigono di essere governate. Capaci di governare la società di persone sono solo gli uomini che sono capaci di governare se stessi. Quelli capaci solo di amministrare gli altri, trasformano la società in massa perché non sanno o non vogliono difendere la soggettività dei cittadini, anzi, la distruggono. Gli uomini che si fidano della verità e “fanno” verità incidono nella politica anche senza “farla”. Testimoni di tutti i tempi della verità, lo sono stati, al tempo stesso, della libertà e della dignità della persona umana pur non essendo, in genere, uomini politici.

La testimonianza umana di Giovanni Paolo II ha guidato i credenti in un cammino sociale verso la verità, ha esortato tutti ad una vita eroica ispirata ad un amore che supera se stessi per donarsi agli altri nel quotidiano, qui ed ora. Questo è fattibile anche nel lavoro per il bene comune che è e non può non essere il bene della persona e delle persone. Certo l’uomo è debole e fragile di fronte a una richiesta radicale di dono all’altro. Qui deve entrare in gioco la Grazia. Solo chi vive l’esperienza della tensione tra la Grazia divina e la debolezza umana comprende e mette in pratica la virtù eroica. Del resto, nel momento in cui la Creatura si mette a disposizione del Creatore per collaborare con Lui nel ricapitolare tutto in Cristo, cosa può dare la Creatura di suo se non la sua totale disponibilità? Dio, la sua Grazia, opera efficacemente tutto in tutti.

Così Creatore e Creatura riscrivono la storia dell’Umanità redenta, ricostruiscono il “Giardino delle delizie” dove Dio e l’Uomo parlavano tra loro passeggiando nel fresco della sera (Cfr. Genesi). Ma si relaziona con il Creatore anche dimostrando il suo apprezzamento per il Creato. Però solo l’uomo nella sua verità ontologica e personale, dunque anche libero, può ripristinare la somiglianza e l’immagine.

Chi è quest’uomo? È il testimone, l’eroe della verità. Colui che “coltiva” la Terra e la prepara a diventare ciò che essa è o dovrebbe essere: casa comune nella quale tutti gli uomini creati da Dio sperimenteranno la sua misericordia e saranno giustificati da lui. Bisogna ogni giorno gettare nel profondo della verità dell’uomo le fondamenta di questo orbis terrarum, perché esse sono dinamiche. Non statiche. Non è possibile gettarle una volta per tutte. Solo dove l’eroismo non è sconosciuto, la dignità dell’uomo non è calpestata, perché solo chi ama in Dio non tratterà l’uomo, la sua nascita e la sua morte, il suo lavoro, le sue relazioni, la sua famiglia e il matrimonio che la fonda secondo le regole della domanda e dell’offerta.

Indice dei podcast trasmessi [QUI]

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