Riflessioni sulle letture festive della Delegazione di Roma e Città del Vaticano – Giovedì Santo: «Anche le mani e il capo»

La Delegazione di Roma e Città del Vaticano del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, nell’obiettivo di fornire una formazione continua ai propri Cavalieri, Dame e Postulanti, con la Domenica delle Palme 2024 ha iniziato la pubblicazione sul proprio canale YouTube dei podcast con delle riflessioni sulle letture festive, a cura dal Referente per la Formazione, Prof. Enzo Cantarano, Cavaliere di Merito con Placca d'Argento. Il 28 marzo 2024 è stata pubblicata la Meditazione per il Giovedì Santo: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!».
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Podcast XV – 28 marzo 2024 – Giovedì Santo: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!» [QUI]

Il Vangelo di Giovanni ci introduce, insieme agli apostoli, nella cena pasquale di Gesù, l’ultima prima del suo arresto. Luca ci dice che Gesù si mette a tavola per l’ultima volta coi suoi discepoli dicendo queste parole: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,14). Il suo ardore si trasmette anche a noi nelle brucianti questioni che ci poniamo oggi mentre celebriamo la Missa in coena Domini.

Chi ha vissuto intensamente questa Quaresima dell’Anno del Signore 2024 sa quanto è pervasivo il dolore che lo attanaglia per le guerre, la fame, le migrazioni forzate, le ferite inferte agli innocenti. Non si intravede nessun barlume di luce per il futuro nostro e dei nostri figli e questa riscoperta fragilità ci forza, in qualche modo, a cercare un abbraccio di misericordia e di speranza. Questa luce, misericordia e speranza la possiamo ritrovare, anche oggi, nel cenacolo con Gesù ed in Gesù.

Sapendo che aveva ricevuto tutto dal Padre al quale ritornava, nel mezzo della cena e non, come da tradizione, all’inizio, Gesù si alzò dalla tavola e fece un gesto scandaloso per un Ebreo e per di più un Rabbì, che lasciò esterrefatti i suoi discepoli: si spogliò e, come uno schiavo, cintosi con un asciugamano, lavò loro i piedi.

Il gesto è volutamente scioccante perché vuole indicare ai discepoli il modo nuovo, impensabile, coraggioso di amare che il Maestro vuole da loro. Spogliandosi, senza perdere la propria dignità, anzi sublimandola nel servizio agli altri, Gesù vuole richiamare a loro, ma oggi anche a noi, quanto già espresso in Marco 10, 42-45 a proposito del potere umano: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Amare come Gesù ci insegna significa estromettere tutte quelle “carità pelose”, inquinate dal potere e dal privilegio e ispirate dal Maligno. Perché chi si fa servitore agisce con perfetta carità che è, come ci ricorda Paolo, paziente, è benigna, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità; tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta, fugge l’invidia, la gelosia, il giudizio. I piedi, sporchi della polvere della strada, dicono senza finzione la fatica di camminare e, insieme, il benessere dopo essere stati curati, accuditi, lavati.

Ma Pietro si scandalizza, perché ragiona secondo criteri umani, di l’orgoglio, di potere e non accetta che il Signore gli lavi i piedi. Quell’orgoglio lo abbiamo tutti dentro, la vergogna di dover accettare il nostro bisogno come se il Signore non conoscesse tutto di noi. Gesù legge nell’animo di Pietro, come pure nel nostro, il timore di essere coinvolti in quest’amore che non si vergogna di abbassarsi.

Un amore più grande che è poi quello che ci può portare lontano dal “nostro orticello” privato per lavorare alla messe del Signore. È forse questo timore che emerge nella replica di Pietro: Non mi laverai i piedi in eterno, in cui emerge una accettazione quasi forzata di un gesto unico, emblematico, ma da non ripetere, da non far durare in eterno. Invece Gesù, con tutta la sua vita e non solo con quel gesto, spiega ciò che è la sua esistenza e potrà essere la nostra: guardare gli altri sempre, ogni giorno, senza scandalizzarci, amando la loro debolezza, ravvivando in gesti di tenerezza, amore audace, la loro dignità. Anche il nostro futuro può iniziare da qui se si oppone alla violenza del potere di questo mondo che opprime, uccide, affama, deporta, sfrutta, schiavizza.

Continuiamo a proporre al mondo l’amore di Gesù, trovando in esso, anche nei nostri giorni così difficili, la forza interiore e la vittoria sulle paure che ci paralizzano. Le donne di Gesù non ebbero timore nel manifestare il loro amore al Maestro, anche la dove gli uomini dimostrarono tutta la loro miseria e codardia, ai piedi della croce!

Fidiamoci ed affidiamoci, come Pietro, a Gesù. Non arrendiamoci, come ha fatto tragicamente Giuda, all’orgoglio, al male credendo di non poter essere salvato. Eppure Gesù ha lavato i piedi anche a lui e la preghiera sulla croce: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno, forse sana addirittura l’insanabile, il suo tradimento, il suo rifiuto, il suo orgoglio dettato dal Maligno.

Gesù ci lava i piedi, perché lavandoci ci consegna un senso, una missione e sa che in questa Pasqua, anche noi capiremo. «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Fare quello che ha fatto Gesù, conoscendone le conseguenze, certo, ci spaventa, ma fare quello che ha fatto Gesù, cominciando dai piedi degli altri e lasciandoci perdonare, amare e accudire da Gesù e dai fratelli, è l’inizio della salvezza.

È un esercizio che, a partire dal Giovedì Santo, possiamo compiere ogni giorno. Sono gesti sacri, anche se umili, come sacro è il corpo vivo del Signore, che venereremo nel silenzio in questa notte. Un corpo totalmente offerto che nutrirà il desiderio del regno di Dio e gli farà spazio se ci troverà, a partire dalla cena con il Signore, disponibili a imitarlo e a fare come lui. E non saremo più servi, ma amici! Chiediamo al Signore che la nostra vita, che la vita delle nostre Comunità, che la vita del mondo rinasca da qui e da questo mistero grande di amore, di morte, ma anche di resurrezione. Amen.

Indice dei podcast trasmessi [QUI].

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