Podcast 2 giugno 2024 – Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: Io sono con voi tutti giorni [QUI]
L’attuale solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo nacque nel 1246 nel Principato vescovile di Liegi (attualmente territorio del Belgio), grazie alla visione mistica di una monaca di Liegi, la Beata Giuliana di Cornillon. Inizialmente veniva celebrata solo presso le locali comunità monastiche. Fu il Papa Urbano IV ad estenderla a tutta la Chiesa nel 1264, soprattutto in seguito al grande clamore sollevato dal miracolo eucaristico di Bolsena, la cui preziosissima reliquia è oggi venerato ad Orvieto.
I miracoli eucaristici si sono poi susseguiti nei secoli fino a tempi recentissimi e la loro documentazione, commovente, esauriente e sconvolgente è stata raccolta dal Beato Carlo Acutis, di imminente canonizzazione, in una Mostra Interazione.
Perché istituire una nuova solennità, quando il Giovedì Santo si ricorda già l’istituzione della Eucaristia e questa è poi celebrata ogni giorno dell’anno? Effettivamente, la solennità del Corpus Domini ci riporta indietro nel tempo ed esattamente al tempo di Pasqua, specialmente al Giovedì Santo. Il racconto del Vangelo ci dice esattamente quello che successe in quel giorno quando il Signore entrò nella città santa con i suoi, per consumare insieme a loro la cena pasquale, secondo la tradizione ebraica. La solennità del Corpus Domini si rifà a questo momento, al di là dell’istituzione della festività, venuta successivamente.
Non a caso Gesù ha scelto il pane azzimo e il vino per essere perennemente presente nelle specie eucaristiche per assicurarci che ci sta sempre vicino ed è il nostro alimento e sostegno nel difficile cammino della vita. L’Eucaristia, memoriale della Pasqua del Signore, è quindi soprattutto sacrificio di lode e redenzione. D’altra parte, anche nella Prima Lettura di questa solennità (Es 24, 3-8) si fa riferimento alla Pasqua ebraica, con il rito dell’offerta al Signore fatta dallo stesso Mosè a nome e per conto del popolo eletto.
Nella lettera agli Ebrei, testo della Seconda Lettura di oggi (Eb 9, 11-15), si evidenzia la missione di Cristo, che è “venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione” (Eb 9,11). E facendo accenno al mistero della croce di Gesù, come sacerdote della nuova ed eterna alleanza, afferma che Egli “entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna” (Eb 9,12). “Per questo motivo Egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la Sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa” (Eb 9.15).
L’Eucaristia ci immette dunque quotidianamente nel mistero della grazia dello stesso sacramento, che certifica la presenza reale, in corpo, sangue, anima e divinità di nostro Signore Gesù Cristo. Paolo, parlando dell’Eucaristia, nella sua prima lettera ai Corinzi, scrive: “Ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (Cor 11,23-26).
La Sequenza della Solennità del Corpus Domini ci invita alla lode della gloria del Salvatore, guida e pastore, con inni e cantici, una lode al pane vivo, il pane degli angeli, che dona il vero nutrimento, che dà la vita e infonde gioia piena e risonante, nobile e serena che sgorga dallo Spirito. E ci conferma che cede al nuovo il rito antico, la realtà disperde l’ombra e la luce le tenebre. È una certezza per noi che si trasformi il pane in carne e si fa sangue il vino e sotto questi mistici veli Cristo lascia in sua memoria. E solo la fede, che va oltre la natura, ce lo conferma. “Mangi carne, bevi sangue; ma rimane Cristo intero in ciascuna specie. (…) Cristo è tanto in ogni parte, quanto nell’intero. È diviso solo il segno non si tocca la sostanza; nulla è diminuito della sua persona” (San Tommaso d’Aquino, Lauda Sion). Nutriti in terra di siffatto cibo, colui che tutto sa e tutto può, ci condurrà alla tavola del cielo nella gioia dei santi.
Certo il Corpus Domini è la prima festa che non rievoca e ricorda o fa memoria soltanto di un evento accaduto una volta nella vita di Cristo, ma ci propone direttamente una permanente verità di fede: la reale presenza di Gesù nell’Eucaristia. In tempi in cui la pietà popolare sapeva ancora esprimere in modo corale e collettivo la propria fede e devozione, l’importanza della solennità del Corpus Domini veniva sottolineata mediante l’unica solenne processione in uso in tutta la cristianità. In tempi come i nostri, in cui sembra essersi inaridita e svilita ogni manifestazione esterna di fede e in cui è caduta la coreografia esterna che accompagnava e sottolineava la partecipazione del popolo di Dio ai misteri divini, rimane comunque intatto il senso profondo della solennità e il motivo che l’ha ispirata: tenere desto lo stupore di fronte al più grande e più bello dei misteri della fede. Ed è questo stupore di fronte all’inaudita presenza, “sotto i mistici veli”, che la liturgia odierna riflette fedelmente e tutte le letture di oggi sono pervase da un senso di meraviglia.
Quando la muta adorazione, lo stupore, la meraviglia, il mistero erano i sentimenti che ispirava ai Christifideles la contemplazione del sacro, essa manteneva intatta la sua dimensione di eccezionalità, totale alterità, unicità, essenzialità. Oggi, snaturato il senso del sacro dal timore nei confronti di ogni metafisica e spiritualità, divenute incomprensibili, inutili, ingombranti, si assiste ad un atteggiamento dicotomico nei confronti anche della massima espressione della misteriosa continua presenza di Gesù in mezzo a noi sotto le Sacre Specie: da una parte la si banalizza, dall’altra la si trasforma in un atto di magia. In altri tempi, l’Eucarestia non la si riceveva così spesso e la Comunione doveva essere preceduta da una opportuna preparazione spirituale e materiale con la Confessione sacramentale ed il digiuno eucaristico. Oggi, in sostanza, questo non avviene più o quasi. Molti sembrano accostarsi alla Comunione con una certa noncuranza, per abitudine, con superficialità, senza alcuna preparazione, senza alcun senso. Altri, invece, la affrontano come un “giudizio divino”, una sorta di “ordalia”, un “premio per i perfetti”, una brama di impossessarsi del magico potere di Dio.
Certo, partecipare alla “Cena del Signore” senza mangiare, è quasi un non senso. Chi risponde all’invito di un ospite senza fare onore alla sua mensa? Ma, d’altra parte, chi risponde all’invito di un ospite e si reca a casa sua in ritardo, sporco, in disordine, senza recare alcun presente per ringraziare? Apparentemente, il fatto che la frequenza alla Comunione di quanti partecipano alle celebrazioni liturgiche non sia sostanzialmente diminuita, anzi, può sembrare un dato confortante, ma occorre fare attenzione. San Paolo a tal proposito scrive: “Chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (Cfr. 1Cor 11, 27-29).
Certamente non è più il tempo in cui, prima di accostarsi alla Comunione, i Christifideles provano quasi paura, erano turbati da profondi ed ingestibili scrupoli, ritenendosi comunque indegni perché imperfetti, e questi sentimenti venivano gabellati come santo timore di Dio. Nessuno può accostarsi per merito proprio al mistero eucaristico senza ripetere, come Giovanni Battista: “Tu vieni da me?” (Cfr. Mt 3, 14).
Quanto si legge nella lettera agli Ebrei deve essere, beninteso, tenuto presente, ma non deve essere un ostacolo insormontabile alla Grazia ed alla sovrana Misericordia di Dio che agisce nel Figlio per mezzo dello Spirito Santo. “Voi non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Voi invece vi siete accostati al Dio giudice di tutti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele” (Cfr. Eb 12, 18-19; 22-24).
Ma non deve essere tanto la grandezza e la maestà di Dio la causa del nostro stupore di fronte al mistero eucaristico, quanto piuttosto la sua condiscendenza e il suo amore. L’Eucaristia è soprattutto questo, memoriale dell’amore di cui non esiste uno maggiore: dare la vita per i propri amici. Anche noi ascoltiamo queste parole ogni volta che partecipiamo alla Celebrazione Eucaristica; ma che effetto ci fanno? Riusciamo ad essere consapevoli che Cristo ha donato a noi il suo Corpo e il suo Sangue? Cirillo di Gerusalemme dice che “noi partecipiamo, in qualche modo, al Corpo e al Sangue di Cristo. Perché sotto il segno del pane ci è donato il corpo e sotto il segno del vino ci è donato il sangue di Cristo, perché diventi un solo corpo e un solo sangue con il Cristo. Così diventiamo portatori di Cristo, perché il suo Corpo e il suo Sangue si diffondono nelle nostre membra”.
Il nostro “Amen” può riassumere tutta la nostra fede, tutto il nostro condividere i piani di Dio su di noi e sull’umanità. Lasciamoci anche noi stupire dalla presenza del Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, che è presente in mezzo a noi in quelle cose così comuni ed ordinarie: il pane ed il vino. Ricordiamoci, che Gesù c’è ed è sempre con noi. Il Risorto infatti ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Cfr. Mt 28, 20). E a Gesù Eucaristia oggi diciamo: “Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi; nutrici, difendici, portaci ai beni eterni, nella terra dei viventi” (Cfr. Sequenza). Amen.
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