I Cavalieri, le Dame e i Postulanti sono stati accolti in una visita guidata dalla Prof.ssa Arch. Maddalena Colli, che sta curando il restauro della Certosa di Garegnano.
A seguire, come abbiamo annunciato [QUI], nella chiesa di Santa Maria Assunta in Certosa, il Cappellano di Delegazione, Mons. Federico Gallo, Cappellano de Jure Sanguinis ha tenuto la riflessione. Proseguendo nel cammino del ritiro spirituale dello scorso anno ad Abbadia Cerreto [QUI], ha preso le mosse dalle letture della Settimana Santa della liturgia Ambrosiana, ossia il Libro di Giobbe ed il libro di Tobia. I protagonisti, Giobbe e Tobia, sono accomunati dall’essere uomini di fede, che vengono provati e saggiati proprio nella dimensione del loro credere. Soffermandosi su Giobbe, Mons. Gallo ha sottolineato come le vicissitudini a cui è sottoposto vanno a toccare la totalità della sua vita: dalla perdita del patrimonio, alla perdita dei figli fino alla perdita della salute. Ma questo non basta, perché anche la donna che gli sta accanto lo invita – per non dire sprona – a ribellarsi a Dio che sembra averlo dimenticato. Ecco il senso del peccato: vivere, come la moglie di Giobbe, una fede che si limita alla retribuzione, ribellandosi qualora non via diretta – o apparente – ricompensa per quanto vissuto. Giobbe, però, supera la moglie, non si ribella a Dio, anzi arriva con la sua saggezza e fedeltà a riconoscere che così come si nasce privi di tutto e tutto è dono del Signore, anche qualora qualcosa che ci appare necessario venga meno, Dio permane sempre vicino a noi. È questa fedeltà che gli permette di superare il dolore e di vedersi poi ricompensato, così da affermare: “Prima ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono”.
Al termine della mattinata i Cappellani Costantiniani si sono resi disponibili alle Confessioni, prima della celebrazione della Santa Messa, che è stata presieduta da Mons. Federico Gallo, concelebrante Don Mauro Viganò, Cappellano di Merito, alla presenza del Cappellano Capo per il Nord Italia, Don Fabio Fantoni, Cappellano Gran Croce di Merito; Don Maurizio Ormas, Cappellano di Merito con Placca d’Argento; il Delegato Ing. Gilberto Spinardi, Cavaliere Gran Croce di Merito; ed i referenti delle Sezioni di Brescia e Pavia, Avv. Lorenzo Da Pra Galanti e Dott. Gianfranco Cicala, Cavalieri di Merito.
È seguita un’agape fraterna presso il ristorante dal Re con cucina tipica milanese, che ha permesso ai partecipanti di gustare le prelibatezze locali, molto apprezzate. Al termine, i partecipanti sono tornati in chiesa per la celebrazione della Santa Messa vespertina della Domenica delle Palme, aperta con la processione dei partecipanti con nelle mani dei ramoscelli di ulivo, poi benedetti nella celebrazione.
Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Delegato ha ringraziato il referente parrocchiale di Santa Maria Assunta in Certosa, Don Stefano Pessina, per la cortese ospitalità, e tutti i sacerdoti che si sono resi disponibili per la giornata, in particolar modo Don Maurizio Ormas e Mons. Federico Gallo. Infine, ha trasmesso i saluti e gli auguri pasquali del Presidente della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Principe Don Flavio Borghese, dei Principi di Sulmona e di Montecompatri, Cavaliere Gran Croce di Giustizia.
In origine, la Certosa dedicata alla Madonna Assunto sorgeva a soli quattro chilometri a ovest dalle mura cittadine di Milano nell’allora borgo rurale di Garegnano e venne realizzata – spiega l’atto di fondazione – col preciso intento di consentire ai monaci che l’amministravano di vivere in ritiro solitario e pregare anche per l’arcivescovo il quale, divenuto anche signore temporale, non poteva badare adeguatamente agli aspetti ecclesiastici che il suo ruolo gli imponeva. A tale scopo il Visconti la dotò di ampie proprietà terriere e immobiliari, campi, vigne e boschi siti nella Pieve di Trenno, le cui rendite potevano garantire il sostentamento dei monaci, e la esentò da ogni tassa e dazio, essendo l’ordine certosino un ordine dedito esclusivamente alla preghiera e alla contemplazione. Il complesso era inserito all’interno del Bosco della Merlata, una zona molto frequentata da briganti e banditi i quali, nella notte del 23 aprile 1449 penetrarono nella certosa e compirono razzie impadronendosi di oro e preziosi.
I lavori per la costruzione del monastero vennero in gran parte completati dal 1352, anche se la chiesa venne ufficialmente consacrata solo nel 1367. Nel corso del Trecento, Luchino Visconti fece cospicue donazioni alla fabbrica della certosa perché venisse ampliata e vi venissero costruiti nuovi altari. Della struttura antica risalente al Trecento e Quattrocento si conserva poco, in particolare il chiostro piccolo, o Claustro Parvo, sul lato destro della chiesa, e l’abside quadrangolare di questa con il tiburio ottagonale.
In tempi successivi la Certosa ospitò personaggi illustri della vita politica e religiosa del tempo come San Bernardino da Siena, San Carlo Borromeo e Re Filippo IV di Spagna. La Certosa rimase in auge sino alla soppressione degli ordini contemplativi nel 1779 voluta da Giuseppe II. Utilizzata come caserma durante l’occupazione napoleonica, venne ripristinata al culto con la restaurazione austriaca. Con la trasformazione in parrocchia del borgo di Garegnano, fu eliminato il tramezzo che suddivideva in due la chiesa, rimossi gli stalli e negli anni trenta del Novecento fu costruito l’altare maggiore. Pur mutilata del chiostro grande (distrutto all’epoca della secolarizzazione napoleonica) e lambita dal cavalcavia che collega alle autostrade dei Laghi e alla Torino Venezia, resta un monumento di notevole interesse.