La Santa Messa mensile della Delegazione della Lombardia è stata officiata da Mons. Marco Maria Navoni, Cappellano de Jure Sanguinis, Prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, alla presenza del Delegato, Dott. Ing. Gilberto Spinardi, Cavaliere Gran Croce di Merito, e del Referente per Pavia, Dott. Gianfranco Cicala, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.
Le Letture sono state lette dai Cavalieri di Merito, Dott. Ing. Domenico Distefano, Dott. Alex Chiesa e Giuseppe Fringuelli, Responsabile Curatore del Complesso della Veneranda Biblioteca Ambrosiana.
Nella sua omelia per la Solennità dell’Ascensione del Signore, 40 giorni dopo la Santa Pasqua, Mons. Navoni ha evidenziato uno dei molteplici significati di questo mistero: il fine della nostra vita e dell’umanità. Ha messo in guardia sul rischio sempre più radicato nell’epoca post-moderna, di considerare la vita terrena l’unica realtà di questo mondo, negando il trascendente, facendo perdere così il senso della vita, in un materialismo immanentista. La fede dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo al Cielo annuncia l’esistenza di una meta oltre l’esistenza terrena.
Anche la vita in Cielo, ha fatto notare Mons. Navoni, avrebbe poco senso senza la vita in terra. Ecco come prende significato ancor di più la nostra esistenza e il nostro impegno quotidiano, in una esistenza da Cristiani, con lo sguardo sempre rivolto al Cielo, dove il Signore ci ha preceduto.
Dopo la Celebrazioni Eucaristica, si è svolta la consueta conferenza culturale – uno degli obbiettivi dell’Ordine Costantiniano – organizzata e curata dal Promotore delle Attività Culturali della Delegazione, il Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, Cavaliere Gran Croce di Merito, riproponendo il tema della cosiddetta “svolta costantiniana”.
Nell’introdurre questa importante conferenza, tenuta da Mons. Marco Maria Navoni, il Prof. Brioschi, ha ricordato che la “svolta Costantiniana” è stata negli ultimi anni il tema ricorrente di una conferenza nel primo trimestre dell’anno, stante il suo diretto collegamento con la stessa denominazione dell’Ordine Costantiniano. La conferenza è stata pertanto l’occasione per approfondire ulteriormente questo tema complesso, alla luce dell’insegnamento di Sant’Ambrogio.
Quindi, Mons. Navoni ha proseguito il delicato dibattito, ampiamente sviluppato con le conferenze passate su la “svolta costantiniana”, tenute da S.E.R. Mons. Enrico dal Covolo, SDB, Vescovo titolare di Eraclea, Cappellano Gran Croce de Jure Sanguinis, già Magnifico Rettore della Pontificia Università Lateranense, Assessore del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, Presidente del Comitato Scientifico dell’Accademia Bonifaciana, Cattedratico dell’Accademia Ambrosiana:
- 28 marzo 2019 – Discussione sulla cosiddetta “svolta costantiniana”: cause ed effetti [QUI]
- 16 gennaio 2020 – Cristiani e pagani dinanzi alla svolta costantiniana [QUI]
- 12 gennaio 2022 – Pagani e Cristiani: conflitto, confronto, dialogo [QUI]
- 11 gennaio 2024 – Approfondimenti conclusivi sulla cosiddetta “svolta costantiniana” [QUI]
In questa occasione, Mons. Marco Navoni ha analizzato la cosiddetta “svolta costantiniana” attraverso la visione di Sant’Ambrogio, il quale esalta il ruolo fondamentale della madre dell’Imperatore Costantino, Sant’Elena.
Sant’Ambrogio nel suo lunghissimo discorso a Milano in occasione della morte dell’Imperatore Teodosio, inserisce la narrazione della scoperta della Croce e dei Chiodi a Gerusalemme sul Golgota da parte di Sant’Elena, spiegando il significato che Ella ha voluto attribuire nel trasformarli in due insegne imperiali: la corona e il morso del cavallo dell’Imperatore.
Il Sacro Chiodo nella corona sulla testa dell’Imperatore fa in modo che i sudditi, inginocchiandosi davanti al Re, adorino la Croce richiamata dal chiodo, e quindi Cristo, compiendo un atto di fede Cristiana. Ecco la saggezza di Elena.
Sant’Ambrogio gioca sul doppio significato della parola “clavus”, il chiodo della Croce di Cristo, che è diventato il Timone dell’Impero Romano, regge tutto il mondo e riveste la fronte degli Imperatori, che diventano i ministri di Cristo: questo è il “clavus romani imperii, qui totum regit orbem et vestit frontem principum”. Chi regge il mondo intero è il chiodo, il timone, cioè la Croce, Cristo stesso.
Il secondo chiodo, posto come morso del cavallo, ha una funzione moderatrice nei confronti degli Imperatori – non più la funzione negativa consueta di dominare i sudditi – affinché siano repressi e compressi nell’arroganza e nella dissolutezza, per guidarli verso uno stile di governo moderato. Comprime il delirio di onnipotenza, quando il potere diventa pericolosamente dispotico.
Ecco la svolta: tutto questo è avvenuto, dice Sant’Ambrogio, perché gli Imperatori, che prima erano persecutori, ora sono diventati “predicatores”. Una nuova concezione del potere dell’Impero, che riceve dal Vangelo un principio direttivo (la corona) e un principio frenante (il morso).
Il ruolo di Costantino, sottolineato da Sant’Ambrogio in questa cosiddetta “svolta costantiniana”, è proprio quello di essere il primo Imperatore a professare la fede – “primus imperatorum crediti” – ed ha il merito di aver lasciato agli Imperatori successivi la dinastia di fede, non tanto quella di sangue (la mancata successione di sangue tra Costantino e Teodosio) – “ereditate fidei principibus dereliquit”. Un modo diverso di concepire il potere: un potere coronato e un potere frenato.
Significativo il parallelismo con Maria, che Sant’Ambrogio in questo discorso attribuisce ad Elena: entrambe sono state visitate da Dio, entrambe sono state riempite dallo Spirito Santo. Maria affinché partorisse il Figlio di Dio, Elena affinché gli Imperatori venissero redenti, riscattati, salvati.
Sant’Ambrogio inserisce Elena in un piano provvidenziale voluto da Dio, parlando anche di Maria, agganciando le gesta di Elena alla storia evangelica con una finalità: la redenzione degli Imperatori – “ut redimerentur imperatores” -, riscattando questi due simboli del potere, fatti con i chiodi di Cristo, e quindi con la Croce.
È stata Sant’Elena a fare la svolta. Ed ecco come Sant’Ambrogio termina il proprio discorso: “Beatus Constantinus, tali parente”. Costantino è beato ma grazie ad una tale Madre.
In conclusione, Mons. Navoni ha fatto una riflessione, riportando il discorso di Sant’Ambrogio ai giorni nostri. L’autorità politica deve sempre avere punti di riferimento imprescindibili, come ad esempio la Costituzione (il senso della corona, ispirandosi al Vangelo), ed avere un potere frenato da altri che lo bilanciano (il senso del morso, l’autorità dei vescovi), impedendo l’instaurarsi di una dittatura.