La visita al complesso di San Girolamo della Carità, che si trova nel cuore di Roma, posto all’inizio di via di Monserrato, nel rione Regola, non lontana da piazza Farnese, si articolerà in due parti, con la guida dell’Avv. Fabio Costa, Cavaliere di Merito. Nella prima parte verrà illustrata la storia della chiesa e delle sue principali cappelle, nonché la vita di San Filippo Neri, dei grandiosi miracoli da lui compiuti, e della Confraternita di San Girolamo della Carità. Nella seconda parte verranno visitati, all’interno del complesso, i luoghi dove visse San Filippo.
La visita, aperta anche a parenti ed amici del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, durerà all’incirca un’ora e mezza.
Nel 382 Papa Damaso chiamò a Roma Girolamo per affidargli la traduzione, l’interpretazione ed il commento della Bibbia e per averne l’aiuto, insieme con quello del Vescovo di Milano Ambrogio, per combattere ed eliminare l’Arianesimo, eresia che minacciava seriamente il Cattolicesimo che in quel tempo andava diffondendosi e rafforzandosi. Girolamo, giunto dall’oriente, andò quasi sicuramente ad abitare nella casa della matrona Paola che si dice sorgesse sull’area dell’attuale complesso.
Dal XVI secolo in poi, le vicissitudini della chiesa sono strettamente legate a quelle dell’Arciconfraternita di San Girolamo della Carità, nei cui documenti d’archivio è scritta la storia di una benemerita istituzione e con essa quella degli interventi sulla chiesa. Inoltre, il complesso edilizio di San Girolamo è da quell’epoca anche strettamente legato alla vicenda umana e spirituale in Roma del grande santo Filippo Neri. Oggi, la chiesa funge da cappella del Centro di Ricerca e Biblioteca della Pontificia Università della Santa Croce.
Filippo Neri (Firenze, 21 luglio 1515 – Roma, 26 maggio 1595), sacerdote ed educatore, è stato beatificato nel 1615 e proclamato santo da Papa Gregorio XV nel 1622. Fiorentino d’origine, si trasferì, ancora molto giovane, a Roma, dove si dedicò alla missione evangelica in una città corrotta e pericolosa, tanto da ricevere l’appellativo di «secondo apostolo di Roma». Radunò attorno a sé un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto l’Oratorio, proclamato come congregazione da Papa Gregorio XIII nel 1575. Per il suo carattere burlone, fu anche chiamato il «santo della gioia» o il «giullare di Dio».